Al check-point di Kalandia il giovane soldato israeliano che ci controlla i documenti ci saluta con un‘Enjoy in Israel’ che ci lascia ammutoliti. Abbiamo infatti ancora nelle orecchie le concitate telefonate in vivavoce che abuna Raed, direttore di Caritas Jerusalem, continuava a ricevere dalla Striscia di Gaza nella sua casa di Ramallah. Altro che guerra: E’ un massacro! E’ una tragedia che si ripete, ed ogni volta sempre più grave. Questa volta anche peggio.
Per noi poi, essere qui a pochi chilometri da Gaza, è una situazione che non riusciamo a spiegare, a dire con le parole. Il numero dei morti a Gaza aumenta. Soprattutto aumenta lo sgomento per tanta atrocità sui corpi di bambini, donne e tanti tanti civili. Lo vediamo anche noi come voi in Italia, guandando internet. Ma qui è come se ne sentissimo le voci. E se la sconcertante notizia è che il totale solo di questa giornata ne assomma 100, allora quelle voci sono qui pianto e grido che non ci faranno addormentare.
Ci si sente impotenti, con tante domande e poche risposte. Ci viene da piangere quando sentiamo i testimoni di ciò che accade su questa terra -”perché se guardi meglio Ramallah vedi anche Gaza”-osserva il melchita abuna Julio. Li ascoltiamo e vorremmo gridare, scrivere, dire, far vedere, raccontare.
Chiediamo alle persone che incontriamo: “cosa possiamo fare?” Ci dicono: “grazie che siete venuti!”
E qualcuno ci ha anche chiesto: “Ma Dio ci ha lasciati soli?”
Con il Patriarca emerito Michel Sabbah, gia presidente internazionale di Pax Christi, più che ad una chiacchierata partecipiamo ad una sofferta confessione di amore per la sua terra ferita e umiliata.
E nella chiesa di Ramallah celebriamo l’Eucarestia con la comunita cristiana che eleva una forte supplica a Dio.
Abbiamo trovato strade bloccate che ci hanno impedito il passaggio. Solo il piccolo assaggio di una fatica di vivere sotto occupazione che dura da troppi anni.
Se ancora ce n’era bisogno qui vedi e tocchi con mano che la violenza genera solo violenza. Che le armi uccidono, distruggono e fanno aumentare la paura e l’insicurezza. Ma non portano a nulla. Se non morte e distruzione, paura e vendetta. Ma cosi non si arriva da nessuna parte.
Le notizie dei morti, dei feriti, delle case distrutte non sono notizie come tutte le altre, da commentare magari in modo equilibrato e distaccato, ma sono una storia di ingiustizia che continua da troppo tempo.
“Ormai siamo abituati, ci dice il Patriarca Sabbah. Ogni due anni invadono, uccidono… e non cambia nulla. Il frutto velenoso di tutto questo è solo altro odio”.
Per questo forse, come Delegazione di Pax Christi, siamo qui. Proprio ora.
Perchè la pace ora sembra proprio impossibile. Ma necessaria. Ed è proprio quando e impossibile che diventa ancora piu urgente necessaria.
La Delegazione di Pax Christi Italia in Palestina
20 luglio 2014
foto tratta da paxchristi.it
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