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Non ho partecipato alla marcia Perugia-Assisi (ma la pace ha bisogno dell’impegno di chi ha marciato)

DiPasquale Pugliese

Ott 27, 2014

Eppure negli anni passati, ho fatto anche lunghi viaggi per potervi prendere parte, sia a quelle “ordinarie” che a quelle “straordinarie” che a quelle “specifiche”. Per esempio, ricordo la Marcia del 1990, per partecipare alla quale ero partito in pullman la sera prima da Messina, città nella quale studiavo filosofia all’università. Avevo anche appuntamento, il giorno dopo la Marcia, a Perugia nella casa di Aldo Capitini in via dei Filosofi, con Pietro Pinna – il primo obiettore di coscienza politico all’obbligo militare e fondatore con Capitini del Movimento Nonviolento – per un incontro sul filosofo della nonviolenza, ideatore della Marcia, sul quale stavo cercando materiali per fare la tesi di laurea. Un incontro, con Pietro e con Aldo, che ha segnato il seguito della mia vita.

Ricordo, dieci anni dopo – anche in risposta all’insofferenza rispetto ad una “Marcia della pace” sempre più “generica” nei contenuti di promozione, al punto da far sentire a suo agio tra i marciatori anche chi usava (e usa) i bombardamenti come via alla pace – la costruzione della marcia “specifica” promossa congiuntamente dal Movimento Nonviolento e dal MIR per il 24 settembre del 2000 sul tema “Mai più eserciti e guerre”. Si trattava di una marcia per ribadire che non si possono sdradicare le guerre se non se ne eradicano “i mezzi e gli strumenti” (come è scritto nell’art. 11 della Costituzione) che la preparano e la rendono possibile, ossia gli eserciti. Il rischio – dicevamo già allora e ribadisco ora – è di fare solo retorica della pace. Ossia – di fatto – un servizio alla guerra ed alla sua preparazione.

Ho partecipato alla Marcia del 50° anniversario della prima – ed anche alla sua preparazione – nel 2011, quella promossa congiuntamente dalla Tavola della Pace e dal Movimento Nonviolento. Una marcia importante, capitiniana fin dal tema “Marcia della pace per la fratellanza tra i popoli” che richiamava quello del 1961, dalla quale era emersa la soggettività politica del “popolo della pace” evocato da Aldo Capitini dalla Rocca di Assisi. E poiché, come scriveva Capitini, “una marcia non è fine a se stessa, produce onde che vanno lontano”, dalla marcia del 2011, nella quale – tra le altre cose – era stato messo al centro il tema del disarmo e della lotta ai cacciabombardieri f35, è partita l’onda di costruzione delle condizioni che hanno portato oggi il più ampio movimento per la pace a ritrovarsi, prima nella grande assemblea dell’”Arena di pace e disarmo” – a Verona, il 25 aprile di quest’anno – per affermare che di fronte alle enormi spese militari, nazionali e internazionali, oggi “la liberazione si chiama disarmo” e poi nell’impegno nella Campagna politica “Un’altra difesa è possibile”, per il disarmo e la costruzione in Italia della difesa civile, non armata e nonviolenta.

Nei giorni scorsi centomila persone hanno camminato ancora da Perugia ad Assisi, vi sono state chiamate da un appello che elenca molti generici propositi, ma non assume ne’ propone ai marciatori nessun impegno specifico per la pace, il disarmo, la nonviolenza. Non avvia alcuna onda oltre il marciare fine a se stesso. E’ come se – difronte alla degenerazione bellica internazionale – centomila persone fossero state rassicurate che il solo generoso cammino da Perugia ad Assisi possa essere un talismano. Un affidarsi al fato, un placare la coscienza, tornando alle proprie case, convinti di aver fatto qualcosa per la pace. Eppure il vero impegno comincia adesso, nella capacità di portare il tema del disarmo e della costruzione delle alternative alla guerra nella propria quotidianità lavorativa, associativa, politica, amicale, familiare. Nelle proprie città e nei propri paesi. Di questo oggi c’è urgentemente bisogno.

Che fare, dunque? Le sei Reti che promuovono la campagna Un’altra difesa è possibile hanno inviato alle moltissime associazioni aderenti ai rispettivi network la lettera per la costituzione dei “Comitati promotori locali” per la raccolta delle almeno cinquantamila firme necessarie a presentare una proposta di legge di iniziativa popolare per l’istituzione della difesa civile, non armata e nonviolenta. E’ assolutamente necessario che siano costituiti i Comitati, formati da tutte le associazioni, gruppi informali, movimenti, circoli e singoli che aderiscono all’iniziativa in un determinato territorio. Se ciascun marciatore, reduce dalla Perugia Assisi, si attivasse adesso personalmente, collegandosi ai nascenti comitati locali – o ne costituisse di nuovi laddove non ci fossero – potrebbe dare un formidabile contributo al buon esito della Campagna, ed un senso concreto al proprio marciare. Un impegno specifico personale del quale la costruzione della pace ha davvero bisogno.

Di Pasquale Pugliese

Pasquale Pugliese, nato a Tropea, vive e lavora a Reggio Emilia. Di formazione filosofica, si occupa di educazione, formazione e politiche giovanili. Impegnato per il disarmo, militare e culturale, è stato segretario nazionale del Movimento Nonviolento fino al 2019. Cura diversi blog ed è autore di “Introduzione alla filosofia della nonviolenza di Aldo Capitini” e "Disarmare il virus della violenza" (entrambi per le edizioni goWare, ordinabili in libreria oppure acquistabili sulle piattaforme on line).

4 commenti su “Non ho partecipato alla marcia Perugia-Assisi (ma la pace ha bisogno dell’impegno di chi ha marciato)”
  1. Per Pasquale Pugliese.
    Leggiamo quanto esprimi sulla tua non partecipazione alla Marcia Perugia-Assisi sul contributo apparso ieri sulla rubrica on line “Disarmato” di “Azione nonviolenta in rete”.
    Porti il tuo vissuto e il tuo operato nell’ambito del Movimento Nonviolento fin dai primi avvicinamenti con gli incontri con Pinna e il pensiero e l’azione di Capitini per la tua tesi di laurea nel 1990. In questi anni, nell’ambito del Movimento Nonviolento con te , ci siamo incontrati e confrontati in varie occasioni . Per quanto riguarda me, come Alberto, anche nell’ambito del Coordinamento Nazionale.
    Claudia ed io non riusciamo a riconoscerci in nessuna maniera, nei “giudizi” che ti senti di dare sui 100.000 marciatori dell’ultima Marcia Perugia – Assisi dello scorso 19 ottobre.
    Come fai ad affermare che ““E’ come se – difronte alla degenerazione bellica internazionale – centomila persone fossero state rassicurate che il solo generoso cammino da Perugia ad Assisi possa essere un talismano. Un affidarsi al fato, un placare la coscienza, tornando alle proprie case, convinti di aver fatto qualcosa per la pace”.
    Si possono avere posizioni diverse, si possono fare analisi politiche con punti di vista opposti, non essere d’accordo con gli organizzatori ma a, nostro parere, non si può, affermare che chi e’ stato alla Marcia, lo ha fatto per “un placare la propria coscienza”. Ci sembra una forma di mancanza di rispetto nei confronti di persone che hanno dimostrato un loro impegno concreto. Ci troviamo a conoscere tante storie di persone e di gruppi che partono da lontano e che sono proiettate nel futuro per un mondo senza guerre.
    E’ come se si fosse detto che chi ha assistito all’Assemblea per l’Arena di Pace e Disarmo del 25 aprile di quest’anno, lo avesse fatto, non per convinzione, ma per ritrovarsi semplicemente insieme ad ascoltare buona musica, belle testimonianze e incisive proposte politiche per il disarmo come “…un talismano. Un affidarsi al fato, un placare la coscienza, tornando alle proprie case, convinti di aver fatto qualcosa per la pace.. ..“.
    Ne’ la Marcia per la Pace Perugia-Assisi ne’ l’”Arena di Pace e Disarmo” sono state ovviamente un “talismano” e un “affidarsi al fato”. Noi ci eravamo ad entrambe le iniziative e possiamo dire che il clima che si respirava era di autentica voglia di pace contro ogni tipo di guerra.
    Per quanto riguarda la Marcia, noi ci siamo stati con un gruppo di persone partite dal nostro comune di Rubano (PD) con un pulman organizzato dall’Amministrazione Comunale con la partecipazione dell’assessore delegato dal Sindaco. Come cittadini abbiamo partecipato con gioia nella convinzione di non essere ad una“marcia fine a se’ stessa” ma consapevoli di essere alla marcia come continuazione di un impegno sul nostro territorio che si sviluppa da anni e che la nuova amministrazione ha voluto proseguire coinvolgendo in prima persona i giovani partendo da quelli eletti nel Consiglio Comunale. Questo non ci sembra poco anche considerando quanto e’ accaduto nel territorio padovano con l’insediamento di nuovi Consigli Comunali (es. Padova) che ritengono di non dover aderire ad iniziative contro le guerre come le amministrazioni comunali di un tempo hanno fatto. Questo solo per fare un piccolo esempio.
    Come il nostro gruppo di cittadini, tanti altri gruppi, associazioni e realtà istituzionali, hanno voluto testimoniare il loro impegno legato alla quotidianità contro tutte le guerre di ieri e di oggi.
    Concludi il tuo intervento on line con l’auspicio che “Se ciascun marciatore, reduce dalla Perugia Assisi, si attivasse adesso personalmente, collegandosi ai nascenti comitati locali – o ne costituisse di nuovi laddove non ci fossero – potrebbe dare un formidabile contributo al buon esito della Campagna, ed un senso concreto al proprio marciare. Un impegno specifico personale del quale la costruzione della pace ha davvero bisogno”.
    E’ quello che ti auguriamo e ci auguriamo che avvenga per dare una continuità allo sforzo organizzativo che ha comportato la realizzazione dell’assemblea per l’”Arena di pace e disarmo” del 25 aprile scorso. Ovviamente tutto dipenderà anche dal lavoro che verrà fatto per divulgare la campagna e per rendere operativi tutti gli aspetti organizzativi perché la campagna possa rendersi visibile fin dal suo imminente inizio.
    Saluti sinceri .
    Claudia e Alberto (iscritto al Movimento Nonviolento) Trevisan, 28 ottobre 2014

  2. Concordo in pieno con la precisa puntualizzazione di Claudia e Alberto.
    Personalmente sono un po’ rattristato da una sorta di deriva spocchiosa che emerge da alcune nostre dichiarazioni ed interventi.
    Diamoci un momento di riflessione. Non siamo l’ ombelico del mondo ed infinite sono le strade che portano alla pace e da credente non cattolico ricordo che non tocca a noi giudicare per non essere giudicati. Pregiudizio (presunzione) ed orgoglio non credo sino attributi della pace. Io poi non amo le chiese, ma gli eretici che rispondono al primato della loro coscienza senza primogeniture. A presto
    Adriano Moratto 29 ottobre

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