Propongo un piccolo riassunto, assaggio di testi usuali ai mei tempi. Una lettura integrale sarebbe, credo, istruttiva.
Dal cuore di De Amicis, le guerre risorgimentali.
Il tamburino sardo
A Custoza una pattuglia italiana asseragliata in una casa fa un fuoco fitto sopra gli assalitori. Un tamburino esce da un finestrino sul retro, perché il fuoco non batte che la facciata e i due fianchi della casa. Ma è un fuoco d’inferno, una grandine di palle di piombo che di fuori screpola i muri e sbriciola i tegoli, e dentro fracassa soffitti, mobili, imposte, battenti, buttando per aria schegge di legno e nuvoli di calcinacci e frantumi di stoviglie e di vetri, sibilando, rimbalzando, schiantando ogni cosa con un fragore da fendere il cranio. I nemici per intimare la resa sventolano un panno bianco, senza interrompere il fuoco. A questa ambigua intimazione il fuoco della difesa infiacchisce. Ma all’esplicito Arrendetevi! ed al No! urlato dal capitano il fuoco ricomincia più fitto e più rabbioso dalle due parti. Poi arrivano al soccorso i nostri, allertati dal tamburino.
Il tamburino è sgattaiolato dal finestrino perché è piccolo e magro: ha quattordici anni e ne dimostra dodici scarsi. Gli amputano la gamba sinistra, ferita, che ha sforzato per compiere la sua missione. Il capitano, che è un rozzo soldato, si leva il chepì: Io non sono che un capitano; tu sei un eroe, e lo bacia tre volte sul cuore.
De Amicis aveva una passione per i bimbi soldato. A me, quando mi arrampicavo, tremando, sull’albero più alto delle scuole di Roncobonoldo, veniva sempre in mente la piccola vedetta lombarda.
La piccola vedetta lombarda
C’è poi il coetaneo lombardo: un bel ragazzo, di viso ardito, con gli occhi grandi e celesti, coi capelli biondi e lunghi, che incontra un drappello di cavalleria italiana. Su invito dell’ uffiziale sale su un alto frassino per avvistare gli austriaci: due uomini a cavallo a mezzo miglio, baionette vicino al cimitero in un campo di grano. Due colpi gli fischiano vicini. Scendi, ma guarda, guarda, ma scendi – gli dice l’uffiziale. Dove c’è una cappella, mi par di veder… Un terzo fischio rabbioso e il ragazzo precipita a capo fitto colle braccia aperte. Poche ore dopo il piccolo morto, coperto da bandiera tricolore, ha onori di guerra. I primi ufficiali del battaglione lo salutano con la sciabola e uno strappa due fiori e glieli getta. Tutti i bersaglieri strappano fiori e li gettano al morto, che in pochi minuti è coperto. Tutti lo salutano. Un ufficiale gli getta la sua medaglia al valore, un altro gli bacia la fronte. Ed egli se ne dormiva là nell’erba, ravvolto nella sua bandiera, col viso bianco e quasi sorridente, povero ragazzo, come se sentisse quei saluti, e fosse contento d’aver dato la vita per la sua Lombardia.
La prima guerra mondiale. ho letto e riletto alle elementari anche Il piccolo alpino del fascista Savator Gotta, da lui dedicato al figlio. “Al mio Massimiliano perché impari a non avere paura della guerra”.
Il piccolo alpino
Questo ha nome cognome. Giacomino Rasi. E’ anche più giovane: di anni ne ha dieci. Crede morti i genitori in un incidente di montagna e si mette cogli alpini. Si sente alpino. E’ con lui il fedele cane Pin. E’ un perfetto tiratore. Va al fronte: bello, bello, bello! Una gara di fuochi artificiali. Muore u n soldato italiano. E’ dolce la morte degli eroi e Giacomino vuole vendicarlo e intanto cattura un austriaco. Si sa: la guerra è la più meravigliosa delle avventure, offre le novità più tragiche ed appassionanti. Catturato non sopporta le offese agli alpini e spara in faccia all’ufficiale austriaco. I suoi compagni lo liberano. Divertente è il cannoneggiamento di un convoglio nemico: Che frittata! guardate! Si vedono benissimo i carri fracassati. Ecco gente che scappa. Sembrano burattini. Il piccolo alpino si fa anche piccolo aviatore, perché non si può, in coscienza, dire di aver fatto tutta la guerra, se non si è almeno una volta volato sul nemico. Alla prima uscita abbatte un aereo nemico. Di nuovo fatto prigioniero si libera, riprende la guerra con un coetaneo Nane, incontrato a Fiera di Primiero, figlio di un cieco picchiato a morte dagli austriaci. Nane muore eroicamente, per lui ci sono onori militari e per Giacomino la medaglia d’ora consegnata dal re. Non manca in questo caso il lieto fine con i genitori ritrovati.
Immagini tratte da affaritalia.it e da afrofocus.com