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12 precisazioni sulla giustizia minorile

DiElena Buccoliero

Dic 9, 2014

Alcuni dei punti salienti generalmente ripetuti sono:

  • i bambini vengono allontanati dalla famiglia con troppa facilità;
  • i giudici che decidono l’allontanamento hanno interessi economici, così come gli operatori sociali e delle comunità;
  • le famiglie povere si vedono allontanare i bambini, se i soldi delle comunità si dessero a loro i bambini crescerebbero felici insieme ai genitori.

Bene, io non credo che tutte queste cose siano vere.
Lavoro in questo campo da diversi anni e ho delle cose da dire.

  1. I bambini non sono proprietà dei genitori. I bambini sono persone, e soggetti di diritto;
  2. Il dolore delle persone va rispettato, sempre. Vale per gli adulti ed anche per i bambini.
  3. Chi decide l’allontanamento di un minore non è più crudele di un chirurgo che affonda il bisturi per curare un paziente.
  4. Gli allontanamenti sono l’extrema ratio, quando la situazione è gravissima e/o quando gli interventi di aiuto – economico, psicologico, abitativo, educativo, scolastico… – non hanno dato frutto.
  5. I genitori che si vedono allontanare i bambini non sono (sempre) persone cattive, ma sono sempre genitori con problemi tali da non poter seguire i figli. L’allontanamento è nella stragrande maggioranza dei casi temporaneo e si risolve con il rientro in famiglia quando è accertato che ce ne sono le condizioni, occorre però che i genitori si impegnino per migliorare. Se i bimbi non rientrano è perché i problemi non sono risolti o sono insolubili. Qualche esempio? Tossicodipendenza, malattia psichiatrica, devianza del genitore, e poi grave incuria verso il bambino, maltrattamento, abuso, abbandono, violenza…
  6. Psicologi, assistenti sociali, neuropsichiatri infantili… sono indispensabili per valutare la situazione, per riconoscere la sofferenza dei bambini, per prestare aiuto in un percorso di cambiamento. Sono molto, abbastanza, poco bravi come tutti i cantanti, gli insegnanti, i medici, gli idraulici ecc.. i giudici onorari sono la garanzia che le decisioni su un minore si basino SIA sul diritto SIA su conoscenze psicopedagogiche ecc. Ad un genitore non serve cercare un nemico, serve prendersi la propria parte di responsabilità e cercare di cambiare;
  7. Qualche volta genitori concentrati sulla proprietà del bambino si rivolgono ai giornalisti e dicono di sé quello che vogliono o quel che gli conviene; sugli stessi casi, operatori e giudici devono tacere per rispetto della privacy. Risultato: informazione manipolata e gravemente distorta, a scopi personali e/o politici, che costruisce opinione pubblica e rischia di orientare scelte legislative;
  8. Secondo la mia esperienza il Tribunale per i minorenni decide che si allontani un bambino, non in quale comunità o famiglia affidataria quel bambino deve andare: dov’è il conflitto di interessi tra chi decide e chi accoglie? E tutti i giudici, onorari e togati e non solo nella materia minorile, quando si trovano a decidere casi in cui sono coinvolti, si astengono e si fanno sostituire da colleghi. Sbagliano se non lo fanno.
  9. In altri anni esisteva una rete familiare e di vicinato per cui un bambino era seguito dai genitori ma anche da altri adulti che gli erano vicini e questo era normale. Era lo stesso per i vecchi, o per i malati. Se un genitore non ce la faceva da solo, veniva aiutato da chi gli stava intorno. Questa rete non esiste più per i vecchi e i malati e neanche per i bambini. Quando i genitori non ce la fanno ci sono le famiglie affidatarie e i ci sono i luoghi di accoglienza: per fortuna.
  10. La questione economica è più complessa di quel che si dice: ci sono allontanamenti di minori decisi dai tribunali, in seguito a maltrattamenti ecc., che non si fanno perché i Comuni non hanno soldi per pagare le strutture di accoglienza; ci sono comunità che lavorano da mesi prendendosi cura dei bambini in modo volontario, perché i Comuni non le stanno pagando; e gli affidatari, spendono ben più di ciò che ricevono per il loro impegno e spesso tengono il minore con sé e con i propri figli gratuitamente quando l’affidato arriva alla maggiore età, se il ragazzo non ha altri appoggi su cui contare;
  11. Se qualcuno sa di giudici o operatori che hanno incassato denaro per allontanare un minore, lo denunci alla procura della repubblica. Altrimenti stia zitto.
  12. Alcuni dei personaggi che parlano pubblicamente di questi argomenti sono di dubbia affidabilità; i giornalisti e chi gli dà risonanza non dovrebbe fidarsi di tutto ciò che viene detto senza prima verificare le fonti.

Una scheda con dati ufficiali sugli allontanamenti dei minori può essere reperita qui

Di Elena Buccoliero

Faccio parte del Movimento Nonviolento dalla fine degli anni Novanta e collaboro con la rivista Azione nonviolenta. La mia formazione sta tra la sociologia e la psicologia. Mi occupo da molti anni di bullismo scolastico, di violenza intrafamiliare e più in generale di diritti e tutela dei minori. Su questi temi svolgo attività di formazione, ricerca, divulgazione. Passione e professione sono strettamente intrecciate nell'ascoltare e raccontare storie. Sui temi che frequento maggiormente preparo racconti, fumetti o video didattici per i ragazzi, laboratori narrativi e letture teatrali per gli adulti. Ho prestato servizio come giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna dal 2008 al 2019 e come direttrice della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati dal 2014 al 2021. Svolgo una borsa di ricerca presso l’Università di Ferrara sulla storia del Movimento Nonviolento e collaboro come docente a contratto con l’Università di Parma, sulla violenza di genere e sulla gestione nonviolenta dei conflitti.

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