Oggi Piero con la sua morte ci ha convocati, ci mette insieme. Lo aveva fatto tante altre volte, nel 1962 chiamando alla costituzione del Movimento, nel 1963 e 1964 con il Gruppo di Azione Nonviolenta e la diffusione di Azione nonviolenta, dal 1968 al 1975 con le marce antimilitariste, nel 1978 annunciando la seconda marcia Perugia-Assisi, nel 1983 con la marcia Catania-Comiso e ancora nel 2000 con la Marcia specifica nonviolenta per aggregare tutti coloro che credono nella nonviolenza come scelta di alternativa politica. Tutti noi siamo stati attraversati dal suo incontro, che in qualche modo ci ha cambiati.
Ci si aspetta che i maestri non muoiano mai, perché sentiamo di avere ancora bisogno della loro parola, del loro esempio, della loro semplice presenza rassicurante. Oggi ci sentiamo come bambini orfani.
Sei stato tante cose per ognuno di noi: amico e punto di riferimento non solo politico, e poi soprattutto educatore di nonviolenza per tanti giovani che trovavano in te finalmente qualche parola di verità, e avvertivano la coerenza tra il tuo dire e il tuo fare. Hai sempre spronato i ragazzi che venivano a trovarti (prima nella sede di Perugia e poi nella tua casa di Firenze) ad approfondire il pensiero, a studiare la nonviolenza, per poi agire con il suo metodo (sembra ancora di sentirti: il pensiero senza azione è monco, l’azione senza pensiero è cieca … costituite un piccolo gruppetto, e fate i banchetti … chissà quante spillette del fucile spezzato hai contato e diffuso nella tua vita).
Hai molto seminato e tanto raccoglierai. Molte generazioni ti sono debitrici: con la tua obiezione pioniera al servizio militare hai aperto la strada al servizio civile universale di cui si parla oggi.
Tra le innumerevoli testimonianze giunte in questi giorni, ne ho scelto una divertente, che sarebbe certamente piaciuta al tuo raffinato umorismo ironico: “mi piace pensarti a parlare di Resistenza Nonviolenta in Paradiso; per come ti conosco, potresti anche convincere Santa Barbara a non proteggere più gli arsenali e diventare protettrice del disarmo unilaterale”.
Hai tenuto fermo e dritto il timone del Movimento, che non ha mai ceduto alle lusinghe di un pacifismo generico tenendo fede alle radici della storia nonviolenta da Gandhi a Capitini.
Citavi spesso Gandhi che riteneva che la noncollaborazione al male (a partire da quello assoluto, la guerra) fosse un dovere anche più grande di quello vòlto all’effettuazione del bene.
E poi Capitini che ripeteva “dobbiamo dire No alla guerra ed essere duri come pietre”. Oggi poteremmo dire, ed essere duri come Piero …
Essenzialità, tenacia, semplicità, frugalità, coerenza, fermezza, tenuta, costanza, umiltà, gentilezza … sono i valori che hai saputo incarnare per tutta la tua vita. Eri refrattario ai formalismi, all’ipocrisia, all’esteriorità, alla visibilità, che tanto vanno di moda nella politica di oggi….
Ma sarebbe ingiusto relegare Piero solo al suo ruolo pubblico. È stato un uomo con una vita intensa e sofferta, che ha affrontato con uno spirito mai piegato. Dalle umilissime radici della famiglia sarda cui è rimasto legatissimo, alla giovinezza formativa ferrarese, fino all’incontro decisivo con Aldo Capitini.
Poi c’è stata la sua di famiglia: marito dell’amata Birgitta e padre di Anna e Peer. Ci fermiamo sulla soglia della perdita tragica dei due figli. Proprio per dedicarsi ad alleviare le loro sofferenze interiori Piero aveva prima allentato e poi interrotto il lavoro politico con il Movimento, sapendosi anche ritirare al momento giusto senza imporre la sua presenza, ma seguendolo sempre con attenzione e non facendo mai mancare i suoi consigli, avendo così a cuore le sorti del Movimento (da curare come una creatura, dicevi). E l’hai fatto fino agli ultimissimi giorni, senza sbandierarlo, anzi chiedendo l’anonimato.
Hai avuto anche una intensa vita intellettuale e culturale: amante dell’arte, della letteratura, della musica classica, della poesia, con la tua predilezione per le opere di Giacomo Leopardi.
Gli ultimi anni hai sofferto parecchio i dolori del corpo, ma non l’hai mai fatto pesare. Come va, Piero? Al solito, un po’ peggio… ma non mi lamento, faccio come non mi riguardasse. Ma la tua senectute è stata anche allietata dall’amore grande per il nipote Michel, sei stato un nonno orgoglioso e quando ne parlavi gli occhi brillavano, e dalle cure amorevoli della tua amica Giovanna, che ti ha accompagnato fino agli ultimi istanti prima che tu chiudessi definitivamente il tuo sguardo, bello e intenso, sul mondo.