Anche in Italia è uscita allo scoperto la volontà da parte di ambienti governativi di ripristinare la leva obbligatoria (al momento solo sospesa, ma non abolita).
Siamo in tempo di guerra, e dunque di corsa alla mobilitazione militare.
Ha iniziato il Capo di Stato Maggiore, generale Masiello, chiedendo che l’Esercito abbia “più uomini” a disposizione. Si è subito accodato il vice presidente del Consiglio, ministro Salvini, annunciando un disegno di legge per un servizio obbligatorio di 6 mesi per ragazzi e ragazze, e ci ha messo la ciliegina sulla torta l’Assessore regionale veneta Donazzan: “la leva obbligatoria va reintrodotta per educare i giovani al servizio della Patria”.
Il desiderio, da parte di militari e politici di governo, di far mettere l’elmetto a tutti, e rispedire i giovani in caserma, è evidente.
Ma forse costoro non sanno bene di cosa stanno parlando.
Sentenze della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato, che fanno giurisprudenza, hanno chiarito che la “difesa della Patria”, messa in Costituzione all’articolo 52, e collegata al “ripudio della guerra” messo in Costituzione all’articolo 11, è ottemperata anche dalle forme di difesa civile e nonviolenta, come è ad esempio il servizio civile, e dunque non può essere resa obbligatoria solo la forma del servizio militare armato. Inoltre, e questa è una questione politica di grande rilievo, fino ad ora il governo non è riuscito nemmeno a garantire il servizio civile universale volontario a coloro che vorrebbero svolgerlo (su circa centomila domande all’anno, meno della metà vengono accolte, a causa della ristrettezza dei fondi messi a disposizione: cioè uno su due dei giovani che vorrebbero “servire la Patria” con un servizio civile non armato e nonviolento, viene lasciato a casa). Con che coraggio, chi non sa nemmeno garantire il servizio volontario ad una minoranza, vorrebbe imporre il servizio obbligatorio a tutti? Dove pensano di trovare i soldi per ripristinare la leva obbligatoria, come pensano di riaprire le caserme dismesse? Siamo di fonte a proposte cialtrone, ma pericolose.
Tra i grandi paesi del mondo, sono 40 gli stati dove il servizio militare è ancora obbligatorio. Sono oltre 60 gli stati dove è stato reso volontario. Sono 5 (tra cui l’Italia) quelli dove il servizio può tornare obbligatorio su decisione governativa. E sono 16 gli stati (piccoli) senza forze armate.
L’obiezione di coscienza al servizio militare e all’uso delle armi, è un principio fondamentale riconosciuto nella Carta dei Diritti umani. L’obiezione di coscienza al servizio militare è un vero e proprio diritto soggettivo, riconosciuto dalla Commissione per i diritti dell’uomo delle Nazioni Unite e intimamente connesso all’esercizio delle libertà individuali; l’Unione Europea ritiene che per “obiettore di coscienza” debba intendersi colui che dovendo assolvere l’obbligo del servizio militare opponga un rifiuto per motivi religiosi, etici, filosofici o di coscienza e invita tutti gli Stati membri a far propria tale definizione.
Nella giornata internazionale dell’Obiezione di coscienza, il Movimento Nonviolento rilancia la Campagna di Obiezione alla guerra a sostegno degli obiettori di coscienza russi, bielorussi, ucraini, israeliani e palestinesi, per i quali chiediamo che l’Europa apra loro le porte e li accolga con il riconoscimento dello status di rifugiati politici. Chiediamo anche a tutti gli italiani, uomini e donne, giovani e adulti, di sottoscrivere la Dichiarazione di Obiezione di coscienza, per dire no alla chiamata alle armi e ottenere l’istituzione dell’Albo degli obiettori di coscienza che non possono essere richiamati per la guerra, ma che vogliono difendere i principi costituzionali con la difesa civile non armata e nonviolenta.
Il modulo da compilare si trova sul sito azionenonviolenta.it
Movimento Nonviolento