• 21 Novembre 2024 10:46

1994-2024: il Movimento Nonviolento di nuovo in piazza a Milano, il 25 aprile 30 anni dopo

Diadmin

Apr 21, 2024

L’adesione del Movimento Nonviolento alla manifestazione per la Festa della Liberazione indetta da Anpi e Il Manifesto

Nel 1994 il Movimento Nonviolento era in piazza a Milano con il segretario Davide Melodia per dire che l’antifascismo deve essere nonviolento, o non è antifascismo. Non si può esimere oggi ad essere di nuovo in piazza quando questa strada è ancora più evidente e condivisa.

Il 25 aprile è la festa della Liberazione dalla guerra e dalla dittatura fascista, è la festa nazionale della Repubblica Italiana, è il compleanno della nostra democrazia, la nascita della pacificazione nazionale. Per questo oggi, che sono tornati a farsi sentire sempre più forti i rumori di guerra, c’è assoluto bisogno di rendere manifesto il programma costruttivo della nonviolenza.

Ripartiamo da Milano, dove fu diffuso l’annuncio: “Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione, contro la guerra, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine”, così diceva la voce di Sandro Pertini che proclamava alla radio la fine del fascismo; la stessa voce che decenni dopo, il giorno dell’elezione al Quirinale, diceva: “Si vuotino gli arsenali, sorgente di morte, si riempiano i granai, sorgente di vita”. Annunci e parole che fanno eco allo strenuo impegno antifascista e contro la guerra di Giacomo Matteotti di cui quest’anno ricorre il Centenario e che il nostro presidente emerito Daniele Lugli ha felicemente qualificato “obiettore di coscienza”.

Questa è per noi la continuità indissolubile tra l’antifascismo, il 25 aprile del 1945, la manifestazione del 1994 e il ripudio della guerra del 2024. Il movimento per la nonviolenza organizzata e gli obiettori alla guerra, c’erano allora e ci saranno domani.

Se oggi la nonviolenza ha piena cittadinanza politica in Italia, lo dobbiamo principalmente all’antifascista Aldo Capitini, filosofo e fondatore del Movimento Nonviolento. Già negli anni Trenta Capitini scopre la dimensione politica di Gandhi e intravede nella non-collaborazione la forza capace di sconfiggere l’oppressione del regime fascista e la via della resistenza nonviolenta all’ormai vicino secondo conflitto mondiale.

Dieci anni fa, all’Arena di pace e disarmo, a Verona, proprio il 25 aprile avevamo issato un enorme striscione che diceva “La Liberazione oggi si chiama disarmo, La Resistenza oggi si chiama nonviolenza”. Proprio questa settimana abbiamo lanciato la nuova fase della Campagna di Obiezione alla Guerra con cui diciamo no alla chiamata alle armi, alla mobilitazione militare, all’ipotesi di ritorno della leva obbligatoria. Ci dichiariamo da subito obiettori di coscienza anche in solidarietà agli obiettori e disertori russi, bielorussi e ucraini che rifiutano di partecipare a quella guerra, e ai giovani israeliani e palestinesi che non vogliono arrendersi alla logica del conflitto armato, dell’odio, della violenza.

I movimenti nonviolenti non pretendono di esaurire in sé stessi la proposta della nonviolenza che, come diceva Gandhi, è “antica come le colline”, ma la via italiana alla nonviolenza non può che passare da questa storia.

Oggi come ieri il fascismo cammina su due gambe: violenza e militarismo. Dunque l’antidoto è costituito da nonviolenza e antimilitarismo. Con questa aggiunta saremo in piazza ancora una volta a Milano 30 anni dopo per la Festa della Liberazione.

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