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4 giugno: Da Tienanmen a Hong Kong, prima che sia troppo tardi

Diadmin

Giu 4, 2020

Cercavano solo di dare un volto e un nome alle vittime ignorate. Jiang Peikun è nel frattempo deceduto e la voce di Ding Zilin si è fatta più fievole. (approfondisci qui)

Solo da Hong Kong ogni anno si è levata alta una voce di protesta pacifica per richiedere il diritto alla verità e alla memoria.
Quest’anno per la prima volta non si potranno commemorare al Parco Viktoria i morti di Tienanmen, prendendo a pretesto le misure per il contrasto al Covid19, nonostante l’autodisciplina esemplare che ne ha molto limitato gli effetti nella metropoli, con poco più di 1000 contagi e solo 4 morti. Si teme che questo sia il preludio ad un divieto permanente.

Venerdi 22 maggio Pechino ha annunciato di voler imporre a Hong Kong una legge sulla Sicurezza nazionale di una gravità che va oltre alle più funeste previsioni. La legge verrà imposta scavalcando anche il Parlamento semi-eletto, in modo da poterla rendere operativa senza dibattito. La nuova legge impone a Hong Kong le stesse leggi cinesi per quanto riguarda i contatti con “organizzazioni estere”, rendendo impossibile molte cooperazioni, anche con università internazionali, se non sono gradite a Pechino. Prevede anche che forze di sicurezza cinesi possano operare legalmente a Hong Kong. E questo in contrasto con gli accordi firmati tra la Repubblica Popolare cinese e la Gran Bretagna negli anni 80 e 90, con il sostegno dell’Onu, che prevedevano un’alta autonomia almeno fino al 2047.

Da Hong Kong vengono diffusi appelli con richiesta di aiuto e di prese di posizioni pubbliche che mettano in discussione le dichiarazioni di amicizia nei confronti della Cina, ignorando le politiche spietatamente repressive imposte nel paese: con più di un milione di uiguri in campi di lavoro obbligati a non rispettare le regole del Ramadan, l’incarcerazione di medici e giornalisti che hanno cercato di dare per tempo l’allarme sulla diffusione dell’epidemia, il controllo tecnologico sempre più invadente della popolazione, della stampa e del web.

Dopo le proteste pacifiche del 2014, che non hanno portato nemmeno all’apertura di un dialogo, dopo quelle più violente dello scorso anno (in cui la polizia si è macchiata di abusi scioccanti che hanno portato ad un inasprirsi della reazione di alcuni manifestanti) la società civile di Hong Kong, da decenni impegnata nel tentativo di far avanzare i principi di democrazia e tolleranza in Cina e Hong Kong, rischia ora di essere dichiarata illegale e perseguibile politicamente. E gli oltre 8.000 manifestanti arrestati, il più giovane di 11 anni, temono di subire processi sommari.

Perdendo Hong Kong il mondo perde l’ultimo territorio cinese con una libera stampa. L’ultima città internazionale dove il dibattito è ancora privo di quel terrore.
Per questo vogliamo unire la nostra voce a quelle che reclamano il diritto di onorare le vittime di Tienanmen, il rispetto dei diritti umani e degli accordi stipulati per una vera autonomia della città,
prima che sia troppo tardi.

Maurizio Scarpari
Giulia Pompili
Gianni Sofri
Adriano Prosperi
Anna Maria Gentili
Barbara Bertoncin
Bettina Foa
Edi Rabini
Edvige Ricci
Fabio Levi
Gad Lerner
Gianni Saporetti
Gianni Tamino
Luigi Manconi
Mao Valpiana
Marianella Sclavi
Paolo Bergamaschi
Umberto Cini

La petizione si può firmare scrivendo qui, grazie:
info@alexanderlanger.net

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Mao Valpiana – Verona

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