Egregio Signor Sindaco,
la città di Verona fu duramente colpita dalle tragiche vicende della prima guerra mondiale, che Benedetto XV definì “l’inutile strage” e il “suicidio dell’Europa civile”: il 14 novembre 1915 un’incursione aerea austriaca colpì infatti il cuore della città, piazza Erbe. In pieno giorno, con il mercato affollato, le vittime furono 37, 48 i feriti. Anche Verona era ora toccata direttamente dal conflitto. Testimonianze della guerra sono naturalmente presenti anche nella toponomastica veronese, da Ponte della Vittoria a via Diaz, da piazza Vittorio Veneto a via 4 Novembre. In particolare vorremmo soffermarci sul piazzale dedicato a Luigi Cadorna.
La figura del generale Luigi Cadorna è, da sempre, molto discussa.
Comandante supremo dell’esercito italiano fino alla disfatta di Caporetto, fin da subito si distinse per la scarsa o nulla considerazione della vita dei poveri soldati che mandava all’assalto senza nessuna protezione (e speranza) o per quelli che decimava senza alcuna pietà.
“Cadornismo” fu il termine utilizzato da Antonio Gramsci proprio per definire quella lucida follia, quel trattare gli essere umani come “carne da macello”.
Francesco Rosi, nel film “Uomini contro”, tratto dal libro di Emilio Lussu “Un anno sull’Altipiano”, mostra gli ufficiali austriaci che, dall’alto delle loro postazioni gridano “Basta, valorosi soldati italiani, non fatevi uccidere così”….
Nel centenario dell’inizio delle ostilità, sembra diradarsi la retorica patriottarda che ha sempre caratterizzato il dibattito sulla prima guerra mondiale: già nel 2009 Ferdinando Camon scrisse un significativo articolo chiedendo fosse cambiato il nome alla via Cadorna. A Udine il sindaco ha accolto la proposta dell’intellettuale veneto modificando il nome in Piazza dell’Unità d’Italia.
Ecco perché, signor Sindaco, ci permettiamo di sottoporre la questione alla Sua attenzione. Sostituisca l’intitolazione a Luigi Cadorna, perché come ha scritto Ferdinando Camon “Aver dato il nome di Cadorna è stato, ieri, un errore. Mantenerlo ancora diventa, ormai, una colpa”.
Dedichiamola ai molti giovani, spesso contadini analfabeti, disertori, renitenti, obiettori, restituendo così dignità a coloro che rifiutarono il massacro cercando di salvare la vita *.
Da Piazzale Cadorna e piazzale Disertori della prima guerra mondiale.
Comitato veronese per le iniziative di pace
via Spagna 8 – Verona
* Furono celebrati 470.000 processi per renitenza e oltre un milione per diserzione e per altri gravi reati (procurata infermità, disobbedienza aggravata, ammutinamento) e ciò ci fa capire quanto vasta e di massa sia stata l’opposizione alla guerra. La repressione si intensificò dopo la rotta di Caporetto che produsse un vero e proprio “sciopero militare”, come lo definì il gen. Cadorna, con le decimazioni a livello di reparto. La protesta contro la guerra investì anche la popolazione civile. Il malcontento popolare culminò nella rivolta di Torino dell’agosto 1917. E’ doveroso specificare che dei quattrocentosettantamila processi per renitenza alla leva trecentosettantamila furono contro emigrati che non erano rientrati. Comunque i disertori della guerra 1915-18 furono così numerosi che fu necessaria un’amnistia, promulgata nel 1919 dal Presidente del Consiglio Francesco Saverio Nitti. (dal libro “Il coraggio di dire no” dello storico Sergio Albesano)