La scuola liberata tra pifferi e mucche
idee ed esperienze nonviolente
Chissà quali tratti comuni ci possono essere tra Carlo Collodi e Lorenzo Milani, oltre al fatto che erano entrambi toscani, nati a Firenze, seppur ad un secolo di distanza. È certo che la scuola era al centro della loro attenzione, tanto da averne costruito attorno ad essa due capolavori della letteratura: Pinocchio e Lettera a una professoressa.
La scuola, come luogo dove si studia e si apprende, contrapposto ai luoghi dove ci si diverte, si fa sport o si fa musica. È quanto emerge da due brani che metto in relazione tra loro.
Smesso che fu di nevicare, Pinocchio, col suo bravo Abbecedario nuovo sotto il braccio, prese la strada che menava alla scuola: e strada facendo, fantasticava nel suo cervellino mille ragionamenti e mille castelli in aria uno più bello dell’altro. E discorrendo da sé solo, diceva: «Oggi, alla scuola, voglio subito imparare a leggere: domani poi imparerò a scrivere, e domani l’altro imparerò a fare i numeri. Poi, colla mia abilità, guadagnerò molti quattrini e coi primi quattrini che mi verranno in tasca, voglio subito fare al mio babbo una bella casacca di panno. Ma che dico di panno? Gliela voglio fare tutta d’argento e d’oro, e coi bottoni di brillanti. E quel pover’uomo se la merita davvero: perché, insomma, per comprarmi i libri e per farmi istruire, è rimasto in maniche di camicia… a questi freddi! Non ci sono che i babbi che sieno capaci di certi sacrifizi!…». Mentre tutto commosso diceva così, gli parve di sentire in lontananza una musica di pifferi e di colpi di gran cassa: pì-pì-pì, pì-pì-pì, zum, zum, zum, zum. Si fermò e stette in ascolto. Quei suoni venivano di fondo a una lunghissima strada traversa, che conduceva a un piccolo paesetto fabbricato sulla spiaggia del mare. «Che cosa sia questa musica? Peccato che io debba andare a scuola, se no…». E rimase lì perplesso. A ogni modo, bisognava prendere una risoluzione: o a scuola, o a sentire i pifferi. «Oggi anderò a sentire i pifferi, e domani a scuola: per andare a scuola c’è sempre tempo» disse finalmente quel monello, facendo una spallucciata.
(Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio, storia di un burattino, testo tratto dall’Edizione Critica edita dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi in occasione del Centenario di Pinocchio, 1983)
Non c’era ricreazione. Non era vacanza nemmeno la domenica. Nessuno di noi se ne dava gran pensiero perchè il lavoro è peggio. Ma ogni borghese che capitava a visitarci faceva una polemica su questo punto. Un professorone disse: «Lei reverendo non ha studiato pedagogia. Polianski dice che lo sport è per il ragazzo una necessità fisiopsico…». Parlava senza guardarci. Chi insegna pedagogia all’Università, i ragazzi non ha bisogno di guardarli. Li sa tutti a mente come noi si sa le tabelline. Finalmente andò via e Lucio che aveva 36 mucche nella stalla disse: «La scuola sarà sempre meglio della merda». Questa frase va scolpita sulla porta delle vostre scuole. Milioni di ragazzi contadini son pronti a sottoscriverla. Che i ragazzi odiano la scuola e amano il gioco lo dite voi. Noi contadini non ci avete interrogati. Ma siamo un miliardo e novecento milioni. Sei ragazzi su dieci la pensano esattamente come Lucio. Degli altri quattro non si sa. Tutta la vostra cultura è costruita così. Come se il mondo foste voi.
(Scuola di Barbiana, Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, 1967, pag. 168)
La scuola di cui parliamo in questo numero monografico di Azione nonviolenta è quella che il pensiero pedagogico nonviolento, da Tolstoj alla Montessori, ha sempre immaginato e sperimentato, la scuola della vita, dove libri e giochi, maestri e amici, colori e alberi, si mescolano insieme. La scuola dello studio e della merda di mucca, la scuola dell’abbecedario e dei pifferi. È il ritorno all’antico, la scholè greca, o la schola latina, il luogo del tempo liberato.
Azione nonviolenta, 4 – 2019 (Anno 56, n. 634 – luglio-agosto)
Numero monografico sulla “Scuola”
In questo numero:
Editoriale di Mao Valpiana: La scuola liberata, tra pifferi e mucche
A scuola si studia, ma non si impara, di Gabriella Falcicchio; Il silenzio e la montagna per cambiare il mondo, di Giuseppe Barbiero, Alice Venturella, Nicola Maculan; Educare alla felicità, per allenarsi alla vita, di Lucia Suriano; Orto, bosco, mare, sono aule didattiche, di Maria De Biase; Il sapere è dialogo ed esperienze di relazioni, di Antonio Vigilante; Sull’auto-aiuto nei conflitti, modello educativo maieutico, di Giovanni Scotto; I compiti per casa fanno male alla scuola, di Maurizio Parodi; Educare alla nonviolenza attiva per imparare ad essere umani, di Annabella Coiro; Homeschooling, un’esperienza di istruzione biologica e parentale, di Mariella Dipaola e Matteo Della Torre; Fare la rivoluzione descolarizzando. La proposta radicale di Ivan Illich; La formazione degli insegnanti nella pedagogia aperta. La proposta educativa di Aldo Capitini; Un Maestro a Barbiana senza cattedra né banchi. Il miracolo di don Lorenzo Milani;
Rubrica
Lettere dal futuro/4
Esame di maturità: in commissione c’è un fiancheggiatore, di Alexander Langer, 1978
Minima personalia. Studente e insegnante, di Alexander Langer, 1986
In copertina: La scuola che cambia la scuola
In seconda di copertina: Sommario
In settima: Biani alla settima. Diritto allo studio
In quarta di copertina: Foto dipinta di Andrea Samaritani
Didascalie
pag. 18
Rete ED.UMA.NA – L’insegnante sperimenta l’Ubuntu con la classe – Istituto Comprensivo Cardarelli-Massaua Milano
pag.22
Rete ED.UMA.NA – Formazione Educatori tra pari EDUMANA – Istituto professionale Vespucci di Milano
pag. 32
Rete ED.UMA.NA – Il simbolo del disagio nella 2C – Istituto Comprensivo Cardarelli-Massaua di Milano
foto di Valeria Sinesi
pag. 34
Rete ED.UMA.NA – Un momento di meditazione a scuola – Istituto Comprensivo Stoppani di Milano
foto di Valeria Sinesi
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