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E vabbè… Eh ma sai…

DiElena Buccoliero

Gen 23, 2020

Il riferimento culturale non è dei più colti, lo so. Ma neppure quello che vedo in giro lo è. Ci muoviamo nello spazio che sta tra E vabbè e Eh ma sai…, due modi simili e diversi per fermarsi sulla soglia. Non sono sicura che risalti la differenza. La propongo così come la sento io.

E vabbè… serve per ignorare a priori, per far scivolare, per fregarsene. Anche Eh ma sai… giustifica l’ingiusto ma in altro modo, pretende ci siano delle ragioni, allude a un occulto mai esplicitato eppure potente che autorizza un comportamento o un’omissione.

Qualche esempio.

Sono morte nel Mediterraneo altre quindici persone. E vabbè… vuol dire: chi se ne frega?, è già successo, sono cose già viste e se ne vedranno ancora, forza è tardi mettiamoci a tavola.

Nessuno è intervenuto per soccorrerle. Eh ma sai… sta a significare: c’erano senz’altro delle ragioni vitali per lasciarle crepare, io le so e m’immagino che anche tu le conosca, anzi guarda le sappiamo talmente bene tutti e due che non c’è nemmeno bisogno che io te le dica, sono valide di sicuro, Facciamo finta di saperle che va bene così, forza è tardi mettiamoci a tavola.

Ogni mese in questa città le forze dell’ordine intervengono su almeno dieci casi di violenza domestica. E vabbè… Sono cose che succedono, si sa, ci sono cose più importanti di cui occuparsi, siamo nell’ordinaria amministrazione, passiamo oltre, mettiamoci a tavola.

L’uomo è stato messo ai domiciliari in casa con sua moglie (giuro, l’ho visto accadere!). Eh ma sai… certo sembra un’assurdità ma non puoi giudicare, e poi lo diceva anche Gesù Cristo che la mano destra non sa cosa fa la sinistra, vuoi che un giudice con la sua giustizia non abbia calcolato i pericoli?, forse anche lei è stata ambigua o provocatrice, chi può dirlo?, anzi io lo so e non sto neanche a dirlo, do per scontato che lo sappia anche tu, passiamo oltre, mettiamoci a tavola.

C’è una regione italiana dove vogliono azzerare tutti gli allontanamenti dei bambini distribuendo quattro spiccioli alle famiglie, quando chiunque se ne occupa sa bene che i bambini si proteggono non dalla povertà ma dalla violenza, dalla dipendenza, dalla follia, dall’incuria. E vabbè… non stare tanto lì a sottilizzare, lo vedi che periodo stiamo vivendo, cosa vuoi che importi?, mettiamoci a tavola.

Però guarda che ogni anno muoiono decine di bambini ammazzati dai genitori in Italia, perché non sono stati protetti. Eh ma sai… non puoi permetterti di giudicare o di ficcare il naso, c’erano altre ragioni per non intervenire, non chiedermi quali sono, le so benissimo e le sai anche tu, non stiamo tanto a sottilizzare, cosa vuoi che importi?, mettiamoci a tavola.

A due anni in pizzeria coi genitori passano la serata col cellulare in mano, di mamma o di papà. E vabbè… chi se ne frega?, è il ciuccio tecnologico, è un modo come un altro per tenerli tranquilli, si sa che i genitori fanno tutti così, è giunta l’ora mettiamoci a tavola.

Però poi crescono che nessuno gli ha raccontato delle storie e nessuno ha ascoltato le loro storie, e da adolescenti non sanno ascoltare, non stanno attenti, pretendono che ci sia sempre un clic per risolvere la situazione, non mettono in fila più di 160 caratteri sensati alla volta. Eh ma sai… i genitori poveretti il sabato sera sono stanchi, non vogliono sfigurare nel locale davanti a tutti, dovranno pur chattare anche loro, è giunta l’ora mettiamoci a tavola.

Ha chiesto per mesi un appuntamento al nuovo assessore per parlare di quello che stava facendo e valutarlo, cambiarlo se necessario, ma non gliel’hanno mai dato: E vabbè… Cos’è tutta questa fretta, bisogna anche capirli, si erano appena insediati, avevano bisogno di conoscere la situazione, lo sai i politici come sono fatti, e poi chissà quante cose più urgenti aveva da fare, non c’è niente di buono ma mettiamoci a tavola.

Quello che pensavano a lei non l’hanno detto in faccia, in compenso l’hanno fatto scrivere umiliandola su un orrido giornale che per fortuna non legge quasi nessuno. Eh ma sai… Sono politici, hanno le loro ragioni, si sa che le cose funzionano in questo modo e dovresti saperlo anche tu, tra la minestra e la finestra ingoiamo quello che c’è sulla tavola, a destra.

 

Di Elena Buccoliero

Faccio parte del Movimento Nonviolento dalla fine degli anni Novanta e collaboro con la rivista Azione nonviolenta. La mia formazione sta tra la sociologia e la psicologia. Mi occupo da molti anni di bullismo scolastico, di violenza intrafamiliare e più in generale di diritti e tutela dei minori. Su questi temi svolgo attività di formazione, ricerca, divulgazione. Passione e professione sono strettamente intrecciate nell'ascoltare e raccontare storie. Sui temi che frequento maggiormente preparo racconti, fumetti o video didattici per i ragazzi, laboratori narrativi e letture teatrali per gli adulti. Ho prestato servizio come giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna dal 2008 al 2019 e come direttrice della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati dal 2014 al 2021. Svolgo una borsa di ricerca presso l’Università di Ferrara sulla storia del Movimento Nonviolento e collaboro come docente a contratto con l’Università di Parma, sulla violenza di genere e sulla gestione nonviolenta dei conflitti.

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