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Obiezione di coscienza in Europa: tra arretramento e mancanza di interesse politico

DiMartina Lucia Lanza

Feb 21, 2020
obiezione di coscienza

 

 

Traduciamo e pubblichiamo il comunicato stampa del Bureau Europeo per l’obiezione di coscienza al servizio militare (BEOC) in cui si fa il punto su quanto successo nell’ultimo anno tra violazioni e negligenza politica.

 

 

Arretramento e mancanza di interesse politico: EBCO pone delle critiche al fallimento delle istituzioni europee nell’implementazione del diritto all’obiezione di coscienza

 

Bruxelles 14, febbraio 2020

Nel proprio rapporto annuale sull’obiezione di coscienza al servizio militare in Europa 2019, il Bureau Europeo per l’obiezione di coscienza (BEOC) segnala le diverse violazioni che l’obiezione di coscienza al servizio militare continua a subire in Europa. In un contesto politico di crescente importanza attribuita alla cooperazione europea in materia di difesa, a progetti di armamenti e operazioni militari congiunte, il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare rischia di essere emarginato anziché essere costantemente percepito come un diritto umano da monitorare e garantire.
“Per i numerosi obiettori di coscienza in Europa, il 2019 è stato un anno prevalentemente caratterizzato da arretramento e mancanza di interesse politico nell’implementazione del diritto all’obiezione di coscienza in conformità con gli standard europei sui diritti umani”, ha dichiarato oggi il presidente dell’EBCO Friedhelm Schneider.

La Turchia ha continuato a perseguire gli obiettori di coscienza senza dare attuazione alle sentenze della Corte europea dei diritti umani (CtEDU) pronunciate dal 2006 a favore degli obiettori turchi. L’Azerbaijian non ha adottato una legge sul servizio alternativo promessa in occasione della sua adesione al Consiglio d’Europa nel 2001. Nell’ottobre 2019 la CtEDU ha deciso che l’Azerbaijian ha violato la Convenzione europea sui diritti umani a causa dell’assenza di servizio civile alternativo al servizio militare (Sentenza sul caso Mushfig Mammadov e altri v. Azerbaigian del 17 Ottobre 2019).

Le discriminazioni nei confronti degli obiettori di coscienza nelle attuali normative persistono, tra gli altri, in Ucraina, Russia e Grecia. A settembre e dicembre 2019 la Camera svizzera dei cantoni e l’Assemblea federale Svizzera hanno discusso una modifica della legge sul servizio civile alternativo che rende più difficile l’accesso al servizio alternativo a causa di rilevanti limitazioni.

Sfortunatamente, a seguito di cambi di governo in Grecia e nell’autoproclamatasi Repubblica Turca di Cipro del Nord, i possibili sviluppi positivi che erano in corso sono stati schiacciati dagli avvicendamenti politici. A giugno 2019, dopo un lungo periodo di pressione internazionale, il precedente governo greco sotto la guida di Syriza aveva ridotto la durata discriminatoria del servizio alternativo dagli usuali 15 ai 12 mesi. Ad ottobre 2019, tale decreto è stato revocato dal neoeletto governo Nea Demokratia, in modo che il servizio alternativo per gli obiettori di coscienza continua ad essere 6 mesi più lungo del servizio militare svolto dalla maggior parte dei coscritti.

Nel gennaio 2019, è stata diffusa la sensazionale notizia che il Consiglio dei Ministri dell’autoproclamatasi Repubblica Turca di Cipro del Nord avesse presentato al Parlamento una proposta di legge che includeva il diritto all’obiezione di coscienza. La Commissione parlamentare su diritto, affari politici e relazioni internazionali ha iniziato a discutere il progetto di legge e ha tenuto diverse sedute. Sfortunatamente, dopo un cambio di governo, nell’autunno 2019 la proposta di legge è stata ritirata e non vi sono ulteriori discussioni in merito.

Oltre alle generali difficoltà legate all’obiezione di coscienza dei coscritti, persistono particolari problemi quando l’obiezione di coscienza riguarda situazioni di reclutamento di minorenni, soldati professionisti e rifugiati.

Complessivamente, rimane un grave problema il fatto che – pur dovendo attenersi alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e/o alla Convenzione europea dei diritti umani – gli Stati possano tranquillamente violare il diritto all’obiezione di coscienza impunemente. L’impressione comune è che il mancato rispetto di questo diritto sia ritenuto una violazione perdonabile da parte degli organismi europei intergovernativi; indebolendo in toto la credibilità della politica europea in materia di diritti umani. La panoramica fornita nel Rapporto annuale 2019 dell’EBCO dimostra ancora una volta che il diritto umano all’obiezione di coscienza ha bisogno di implementazione e non di disinteresse.

“A maggio 2019 EBCO ha firmato come una delle 110 organizzazioni l’appello: Save the European Peace Project.* Questo appello, indirizzato ai membri del Parlamento europeo in arrivo, incarna una valutazione critica della militarizzazione in corso in Europa e promuove un’Unione europea che sostiene la pace e i diritti umani – all’interno e oltre i propri confini “, ha concluso il presidente dell’EBCO Friedhelm Schneider.

NOTA: è possibile trovare ulteriori informazioni nel rapporto annuale dell’EBCO sull’obiezione di coscienza al servizio militare in Europa 2019 (disponibile qui www.ebco-beoc.org/)

PER MAGGIORI INFORMAZIONI E INTERVISTE si prega di contattare:

INGLESE: Derek Brett, coautore del rapporto (derek.brett@ifor.org)

TEDESCO, FRANCESE, INGLESE: Friedhelm Schneider, Presidente EBCO (friedhelm.schneider@gmx.de)

FRANCESE, OLANDESE, ITALIANO, INGLESE: Sam Biesemans, vicepresidente EBCO

(+32 477268893; sambiesemans@skynet.be)

Fine

*di questo appello se n’è parlato anche qui su Azione nonviolenta online

Comunicato stampa originale

 

Di Martina Lucia Lanza

Esperta in diritto internazionale dei diritti umani. Rappresentante del Movimento nonviolento presso l’European Bureau for Conscientious Objection (Ebco) e board member di quest'ultimo.

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