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Amaro, più amaro

DiEnrico Peyretti

Lug 21, 2014

Sono giorni amari, di guerre, di popoli che annegano nel dolore, e di poveri che annegano nel mare che speravano li portasse a vivere meglio.

Ora viene notizia (Primapagina del 20 luglio) di qualcosa di più amaro, dentro l’amarezza. I migranti soffocati nel vano motore del barcone, infilati in stive senz’aria, sono le vittime di altre vittime. I siriani in fuga dalla guerra nel loro paese, non vogliono contatti e vicinanza, sulle barche strapiene in ogni centimetro, con i neri dell’Africa profonda. Gli scafisti, a chi paga meno, non concedono posto in coperta, ma soltanto sotto, a inzeppare il barcone, in ogni spazio possibile, anche dove non si respira.

Anche l’umanità più disperata sa essere egoista, ingiusta, razzista. C’è da disperare. Ma disperare non si deve mai, non ci è permesso. La disperazione è rinuncia, è defezione. Allora consideriamo, senza giudicare, che se due naufraghi hanno una sola tavola, chi l’afferra e la toglie all’altro, lasciandolo affondare, non sarà un santo, ma neppure possiamo condannarlo come criminale. Non possiamo, perché non sappiamo (oppure sappiamo bene) cosa avremmo fatto noi.

E poi consideriamo, come dice Alex Zanotelli, che Dio ama e predilige i poveri non perché sono buoni, ma perché sono poveri. Dice il vangelo, contro le religioni moralistiche e leguleie, che Dio manda il sole e la pioggia, i suoi benefici, tanto sui giusti come sugli ingiusti, sui buoni come sui cattivi. Siamo noi che diamo ad alcuni togliendo ad altri.

Dalla evidenza di questa guerra tra poveri (non è la prima), condanneremo i poveri cattivi, dato che non siamo buoni come Dio? E li ricacceremo nell’inferno da cui vogliono uscire? Oppure, quando i fuggitivi si affogano tra loro – come i gladiatori nel circo si uccidevano come spettacolo per il popolo, come i soldati sui campi di battaglia uccidevano e morivano sotto comando (oggi vanno volontari) per le conquiste dei re e delle repubbliche, per le politiche di potenza – capiremo che le cause risalgono ad un mondo di ingiustizie, di prime classi e ultime classi, di umanità spaccata in privilegiati ed esclusi? Ci chiederemo quale parte abbiamo nella tragedia, e che cosa facciamo davvero per una umanità di uguali nel diritto di vivere?

Enrico Peyretti, 20 luglio 2014

Di Enrico Peyretti

Enrico Peyretti (1935). Ha insegnato nei licei storia e filosofia. Membro del Centro Studi per la pace e la nonviolenza "Sereno Regis" di Torino, del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Università piemontesi, dell'IPRI (Italian Peace Research Institute). Fondatore de il foglio, mensile di “alcuni cristiani torinesi” (www.ilfoglio.info). Collabora a diverse riviste di cultura. Gli ultimi di vari libri (di spiritualità, riflessione politica, storia della pace) sono: Dialoghi con Norberto Bobbio su politica, fede, nonviolenza, (Claudiana, 2011); Il bene della pace. La via della nonviolenza (Cittadella, 2012). (peacelink.it/peyretti)

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