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Cosa vogliamo curare

DiCarlo Bellisai

Nov 24, 2020
società della cura

Sono intervenuto, a nome del Movimento Nonviolento, liberamente, sulla traccia di quanto scrivo.

Curare non significa solo prescrivere delle terapie o dei farmaci. Curare vuol dire anche e soprattutto prevenire. Ma curare significa prima di tutto prendersi cura: I care, lo slogan antinazista e antifascista, significa il contrario di “Got mit uns!”, così come del “me ne frego!” e indica la strada del preoccuparsi per quanto non va bene, di assumersi la propria parte di responsabilità, di prendersi cura della vita, dentro e fuori di sé.

Sappiamo bene che il pianeta Terra, quello dove abitiamo, ha urgente bisogno di cure. E’ una Terra malata da un eccesso diffuso di anidride carbonica nell’aria e di chimici inquinanti e plastiche nei fiumi, nei campi e nei mari. Si continua a bruciare carbone, a produrre petrolio, ad estrarre gas, a bruciare uranio nelle centrali nucleari, producendo scorie di tale durata geologica, da poterle tramandare ai futuri dinosauri e mammuth.  Dovrebbero essere potenziate le Fonti Energetiche Rinnovabili, riconducibili agli elementi naturali di aria, acqua, luce e calore del sole. In Sardegna abbiamo sole, luce e vento, ma ancora non riusciamo ad uscire dalle energie fossili per la rete elettrica! Mentre il mondo inizia a cuocere a fuoco lento… si sciolgono i grandi ghiacciai e si alzano i livelli degli oceani, sempre più frequenti sono i fenomeni climatici estremi, con uragani e alluvioni, frane e valanghe.

La guerra e il ricorso alle armi nelle dispute economiche e territoriali non è cosa nuova sulla Terra, ma da Hiroshima in poi ci siamo chiesti sempre di più se sia possibile arrivare ad un tale livello di violenza in un solo attimo. Eppure il mondo è ancora pieno di ordigni nucleari. Vedremo se l’entrata in vigore del trattato TPAN per la messa al bando delle armi nucleari avrà la forza di indicare con forza al mondo la strada della sopravvivenza.

Le diseguaglianze economiche e sociali, insieme alla crescente disoccupazione sono dei fattori basilari che, in assenza di risposte politiche e civili adeguate, possono portare a problematiche sociali diffuse. Dobbiamo domandarci: possono coesistere la dignità del lavoro e la crescente automazione e robotizzazione del mondo? Crescita economica e aumento dei consumi significano anche più ben/essere e felicità? E se anche fosse, benessere per quanti?

Oggi occorre lottare per avere diritto di essere curati, in un sistema sanitario pieno di crepe, che sopravvive, anche con alcune eccellenze, finché non si presenta l’emergenza. Allora scopriamo che in Germania hanno il triplo e quasi il quadruplo di posti in terapia intensiva. Ma soprattutto scopriamo l’acqua calda che già conoscevamo: l’inadeguatezza della medicina territoriale, gestita attraverso lo strumento del medico di famiglia, basato più sul quantitativo (numero dei pazienti) che sul qualitativo (visita accurata e attenzione al paziente).

Oggi c’è la necessità di ridurre le spese militari in armamenti, per poterle riversare su una difesa civile non armata e nonviolenta, una difesa sanitaria territoriale, una difesa partecipata del patrimonio ambientale. Semplicemente per aver cura, non per esercitarsi a bombardare per uccidere e distruggere e quindi sperperare denari pubblici senza cura alcuna.

Per aver cura della natura, dell’altra, dell’altro, della società, avremo bisogno della forza della passione, perché ci sarà da lottare; dell’equilibrio della ragione, per tener conto di tutte le parti di sistemi complessi; della forza della nonviolenza, che ci porti sempre ad agire senza odio, violenza e disprezzo.

 

 

Per il Movimento Nonviolento Sardegna.

Carlo Bellisai,21 novembre 2020

Di Carlo Bellisai

Sono nato e vivo in Sardegna. Mi occupo dai primi anni Novanta di nonviolenza, insegno alla scuola primaria, scrivo poesie e racconti per bambini e raccolgo storie d’anziani. Sono fra i promotori delle attività della Casa per la pace di Ghilarza e del Movimento Nonviolento Sardegna.

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