L’aveva proclamata nel ’64 Lyndon Johnson, investendo in sanità, pensioni, istruzione, edilizia pubblica, con buoni risultati. Se li è rimangiati la guerra del Vietnam. Un americano su quattro era povero. Dopo Johnson uno su cinque. Con Obama si giunge a uno su dieci. Ora Riotta ci dice della coda di automobili, 50 chilometri a Houston, in attesa di un pasto gratis: tacchino surgelato, verdure e tortina, per la tradizionale cena del Ringraziamento. Un americano su otto salta i pasti per miseria, 26 milioni ogni giorno. Le case dove vivono bambini hanno numeri peggiori, una su sei non ha abbastanza soldi per colazione, pranzo e cena. Sono i nuovi poveri che neppure “sanno comportarsi da poveri”, scrive Riotta.
Anche in Italia la stessa guerra la stiamo perdendo. Lo attesta la Caritas. Raffronta i dati da maggio a settembre di quest’anno con gli stessi mesi del 2019. I cosiddetti nuovi poveri passano da meno di un terzo a quasi la metà! Per la prima volta sperimentano condizioni di disagio e di deprivazione tali da chiedere aiuto. La pandemia ha aggravato le forti disuguaglianze, cresciute nel decennio precedente. Le prospettive restano cattive, nonostante interventi e “ristori”.
Nella parte più povera del mondo le cose vanno anche peggio. La tedesca DW – corrisponde alla nostra Rai – lo riprende da un recente rapporto, su 47 paesi “meno sviluppati”, della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo. È la peggior recessione degli ultimi 30 anni. 32 milioni di persone si vanno aggiungendo a quelli già viventi nella povertà estrema, cioè con meno di un euro e mezzo al giorno.
Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo è il primo obiettivo dell’Agenda 2030. Il secondo è Porre fine alla fame. L’ha adottata cinque anni fa l’Assemblea Generale dell’ONU. Ci sono altri 15 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. I 17 obiettivi dell’Agenda ereditano e sviluppano gli 8 Obiettivi di Sviluppo del Millennio, indicati dall’Assemblea dell’Onu venti anni fa. Allora il primo era Eliminare la povertà estrema e la fame. Nel 2010 già la percentuale di persone in povertà estrema era dimezzata. L’ambizioso obiettivo di eliminare a ogni forma di povertà è irraggiungibile se ai poveri di sempre ne aggiungiamo di nuovi.
È impossibile se non riconosciamo – non si stanca di dircelo Riccardo Petrella – che “la povertà non è un fatto naturale. Non cade dal cielo, come la pioggia. Nessuno nasce povero o ricco. Lo si diventa. È la società che produce i fenomeni d’impoverimento o di arricchimento, processi di disuguaglianza e di esclusione sociale tra gli esseri umani”. Nella Dichiarazione che formula gli obiettivi ci si sofferma lungamente sull’obiettivo 1. Si parte dall’affermazione che “sradicare la povertà in tutte le sue forme e dimensioni, inclusa la povertà estrema, è la più grande sfida globale ed un requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile”. Si giunge, attraverso una serie di considerazioni, a “Possiamo essere la prima generazione che riesce a porre fine alla povertà; così come potremmo essere l’ultima ad avere la possibilità di salvare il pianeta”. Meglio sarebbe dire salvarci. Il pianeta potrebbe stare bene anche senza di noi.
La povertà nega i diritti umani proclamati dall’Onu fin dal 1948. Per questo, è illegale. Non è la pandemia a produrla, ma la evidenzia. È una buona occasione per riconoscerla e porvi rimedio. In dodici punti è condensata la riflessione di Petrella. Eccoli: 1. Nessuno nasce povero né sceglie di essere povero 2. Poveri si diventa. La povertà è una costruzione sociale 3. Non è solo né principalmente la società povera che “produce” povertà 4. L’esclusione produce l’impoverimento
5. In quanto strutturale, l’impoverimento è collettivo 6. L’impoverimento è figlio di una società che non crede nei diritti di vita e di cittadinanza per tutti né nella responsabilità politica collettiva per garantire tali diritti a tutti gli abitanti della Terra 7. I processi d’impoverimento avvengono in società ingiuste 8. La lotta contro la povertà (l’impoverimento) è anzitutto la lotta contro la ricchezza inuguale, ingiusta e predatrice (l’arricchimento) 9. Il “pianeta degli impoveriti” è diventato sempre più popoloso a seguito dell’erosione e della mercificazione dei beni comuni
10. Le politiche di riduzione e di eliminazione della povertà perseguite negli ultimi quaranta anni sono fallite perché si sono attaccate ai sintomi (misure curative) non alle cause (misure risolutive)
11. La povertà è oggi una delle forme più avanzate di schiavitù perché basata su un “furto di umanità e di futuro” 12. Per liberare la società dall’impoverimento bisogna mettere “fuori legge” le leggi, le istituzioni e le pratiche sociali collettive che generano ed alimentano i processi d’impoverimento.
Tutte le guerre, a quanto pare, si perdono. Ma questa è speciale. Vale la pena combatterla.