• 22 Luglio 2024 17:08

Energia pulita a Napoli Est

DiElena Buccoliero

Set 8, 2021

L’ho appreso pochi giorni fa da Paola Fagioli, direttore di Legambiente Emilia-Romagna (calma: è lei a definirsi così), intervenuta alla presentazione del monografico di Azione nonviolenta “Fare pace con la natura”. L’incontro si è svolto a Ferrara il 3 settembre scorso, ospitato dall’Istituto di Storia Contemporanea in un bellissimo chiostro, e altri momenti come questo seguiranno, con la diffusione della rivista. La mia curiosità si è accesa con le parole di Paola, ed è stato facile reperire notizie su questa bella realtà.

La comunità energetica si trova a San Giovanni a Teduccio, quartiere della periferia orientale di Napoli, che compone la Municipalità n. 6 insieme ai quartieri Ponticelli e Barra. Contano in tutto quasi 120mila abitanti, moltissimi i bambini e i giovani, con punte di disagio socio-economico rilevanti su cui prospera la criminalità organizzata. Rispetto alla media cittadina, che già è più alta di quella regionale e a sua volta di quella nazionale ed europea, sono più frequenti le mamme minorenni, gli abbandoni scolastici, le famiglie composte da sole donne e bambini perché gli uomini lavorano lontano oppure sono in carcere. Google notizie riporta titoli che parlano di spaccio, roghi dolosi per estorcere il pizzo, paragoni con il Bronx, casermoni abbelliti dall’artista di strada Jorit con gli enormi murales del Che e di Maradona ma ancora malsani e fatiscenti.

Proprio in condizioni di così grave disagio si sprigionano le energie per una resistenza dal basso. Leggo ad esempio di un comitato di abitanti che lotta per il risanamento delle case popolari, presieduto – non sarà un caso – da una donna. C’è una donna pure a presiedere la sede della comunità energetica, vale a dire la Fondazione Famiglia di Maria, nata nel 1800 come orfanotrofio e fedele al proprio nome, ma rinnovata negli scopi e nelle attività, come documenta il profilo Facebook.

Da quanto si può intuire, la Fondazione di energia pulita ne produce tanta, e non solo con il fotovoltaico. Il doposcuola raccoglie 120 bambini e adolescenti che qui trovano un pasto al giorno e una presenza educativa attenta e piena di creatività. Le arti sono in dialogo con questa realtà dove, qualche anno fa, i ragazzi hanno messo in scena Otello in lingua napoletana, e dove insieme diventano sceneggiatori, registi, interpreti e comunque sempre protagonisti delle loro produzioni. Tutto questo è possibile grazie alla fitta rete di collaborazioni con Libera, Legambiente, Fondazione Con il sud, Fondazione Banco di Napoli, Teatro Nest e molti, moltissimi altri attori della realtà locale.

Nel periodo di emergenza covid l’impegno degli educatori è stato fortissimo per assicurare tamponi, tracciamento, mascherine gratuite per i ragazzi che hanno così potuto continuare a incontrarsi, e appena è stato possibile è stata organizzata una squadra per la vaccinazione in sede di donne e bambini. La Fondazione cura uno sportello scolastico sul bullismo, e con un finanziamento del Dipartimento Pari Opportunità ha sviluppato un progetto contro la violenza di genere intitolato “Una carezza in un pugno” nel quale forte è stato l’impegno sia a sostenere le donne che vivevano situazioni di maltrattamento, sia a sensibilizzare gli adulti e soprattutto i bambini del quartiere.

Con le donne, spesso sole a sorreggere il carico familiare, sono stati sviluppati laboratori artigianali che diventano mestiere, come Assembramento Femminile Plurale che produce confetture con le albicocche del Vesuvio, ma c’è anche un coro, o la cura dell’anfiteatro poco distante. Riconoscersi in un progetto comune aiuta a riprendere in mano la propria storia, ed è con giusto orgoglio che la presidente Anna Riccardi parla delle donne che le chiedono un orientamento per riprendere gli studi e magari raggiungere quella licenza media, o quel diploma, a cui avevano rinunciato quando erano ragazzine.

In rete tanti video documentano le opportunità offerte dalla Fondazione. C’è il frutto dei laboratori teatrali, di danza o di cinema proposti ai ragazzi, ma sono documentate anche le attività di educazione alla legalità, contro la violenza di genere o per il rispetto dell’ambiente. Queste ultime sono state arricchite proprio dopo la nascita della comunità energetica.

Anna Riccardi racconta che il progetto è nato dalla sua amicizia con Maria Teresa Imparato, presidente di Legambiente Campania. I tetti della Fondazione sono stati ricoperti da 166 pannelli fotovoltaici. L’energia prodotta viene sfruttata in sede ed è distribuita a una quarantina di famiglie dei pressi. Per ciascuna equivale a un contributo di 280-300 Euro annui, ma è anche l’occasione molto concreta per interessarsi al rispetto dell’ambiente e farsene protagonista. L’educazione ambientale non è rimasta sulla carta, e accanto al monitoraggio dei consumi energetici ci sono esperienze di apprendimento a contatto con la natura proposte a bambini e adolescenti.

La comunità energetica solidale ha fatto molto parlare di sé a livello nazionale e internazionale e, nel corso del G20 che si è svolto a Napoli, l’amministratore dell’Agenzia Statunitense per la Protezione Ambientale (U.S. Environmental Protection Agency) ha voluto vederla con i propri occhi. Ha ritenuto il progetto “uno straordinario esempio di come l’energia pulita può aiutare le comunità meno avvantaggiate e migliorare la qualità della vita delle persone” e “di una comunità che si riunisce e intraprende un’azione collettiva per affrontare le sfide ambientali, e per supportarsi gli uni gli altri”.

Anna Riccardi nelle sue interviste (qui ad esempio) richiama spesso due temi per lei centrali: disseminare bellezza, e offrire pari opportunità a tutti i bambini e le bambine. Contrastare l’abbandono scolastico e investire sull’educazione è particolarmente importante in queste realtà, dove i giovanissimi sono circuiti dai clan che vorrebbero avviarli a un apprendistato precoce. Sarà forse per questo che un paio di anni fa la porta della Fondazione è stata trafitta da un proiettile. La notizia ha richiamato l’attenzione di molte istituzioni e, nonostante la paura, gli operatori hanno continuato con energia ancora maggiore. Energia pulita, certamente.

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Di Elena Buccoliero

Faccio parte del Movimento Nonviolento dalla fine degli anni Novanta e collaboro con la rivista Azione nonviolenta. La mia formazione sta tra la sociologia e la psicologia. Mi occupo da molti anni di bullismo scolastico, di violenza intrafamiliare e più in generale di diritti e tutela dei minori. Su questi temi svolgo attività di formazione, ricerca, divulgazione. Passione e professione sono strettamente intrecciate nell'ascoltare e raccontare storie. Sui temi che frequento maggiormente preparo racconti, fumetti o video didattici per i ragazzi, laboratori narrativi e letture teatrali per gli adulti. Ho prestato servizio come giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna dal 2008 al 2019 e come direttrice della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati dal 2014 al 2021. Svolgo una borsa di ricerca presso l’Università di Ferrara sulla storia del Movimento Nonviolento e collaboro come docente a contratto con l’Università di Parma, sulla violenza di genere e sulla gestione nonviolenta dei conflitti.

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