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SMALL ACTIONS – BIG MOVEMENTS: il resoconto dell’incontro di luglio della WRI

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Set 1, 2014

La Conferenza, che si e’ tenuta per la prima volta in Africa, e’ stata preceduta e seguita da almeno 6 altri incontri di organismi associati alla WRI, tra cui: ‘Pan-African Nonviolence/Peacebuilding Network’ e ‘Women Peacemakers Program/Gender & Militarism Consultation’. La stessa WRI ha tenuto la sua assemblea statutaria coi delegati di sezioni e organizzazioni associate, nonche’ le riunioni del suo consiglio (quello uscente all’inizio e il nuovo alla fine) – quest’ultimo eletto dall’assemblea composto da 12 membri (scelti tra i 17 candidati proposti dale sezioni) provenienti dai seguenti paesi: Corea, Israele, Nepal, Regno Unito, Serbia/Messico, Spagna, Sud Sudan, Svezia, Turchia, Venezuela, Zimbabwe/Svezia.

Il tutto si e’ svolto dall’1 al 12 luglio presso il famoso Centro civico della citta’. La Conferenza propriamente detta ha avuto inizio il venerdi’ sera, 4 luglio, con una seduta pubblica di benvenuto (oltre 500 persone) e con la partecipazione, tra altre personalita’, dell’arcivescovo emerito anglicano Desmond Tutu. Fu proprio da questo luogo che Tutu lancio’ la famosa marcia di liberazione dall’Apartheid, e dove Nelson Mandela pronunzio’ il suo primo discorso pubblico’ nel 1990, dopo 27 anni di prigione.

I partecipanti/delegati alla Conferenza, in maggioranza africani, sono stati circa 200, tanti giovani, da oltre 50 paesi di tutti I continenti. Il tema generale: Piccole azioni – grandi movimenti/la nonviolenza in progresso, e’ stato trattato in 4 sedute plenarie, al mattino, e con l’aiuto di 17 referenti provenienti da: Gana, India, Isola Maurizio, Malawi, Paraguay, Regno Unito, Sri Lanka, Sud Africa, Sud Corea, Sud Sudan, Uganda, USA, Venezuela e Zimbabwe. Ogni seduta plenaria e’ stata poi seguita da gruppi tematici, 13 in tutto, tra cui: alleanze/interventi militari, violenza domestica/sicurezza urbana, potere del popolo, militarizzazione della gioventu’, costruzione della pace, crisi economica e militarismo, formazione nonviolenta, salvaguardia del creato e solidarieta’ transnazionale.

I primi 3 pomeriggi sono stati occupati da ben 45 laboratori, impossibile qui elencarli, ma che variavano, per esempio, da conversione di spade in aratri alla prostituzione, passando da alternative nonviolente in Siria; da spiritualita’ nonviolenta alla sfida della primavera araba; da antiche radici di solidarieta’ alla crescita del nazionalismo moderno. In totale questi laboratory sono stati coordinati/facilitati da circa 100 partecipanti provenienti da altre 20 paesi diversi. Vi sono stati anche incontri musicali, esposizioni artistiche, non solo dal mondo africano, ma anche dall’America latina e altri posti. Abbiamo, inoltre, partecipato ad una seduta speciale per celebrare la vita di Howard Clark, ex coordinatore/presidente della WRI, deceduto prematuramente alla fine di novembre 2013, poco prima della scomparsa di Nelson Mandela. Era il sogno di Howard coordinare questo grande evento, avendo proprio lui lanciato l’idea di tenerlo qui in Africa.

Le serate, infine, sono state impiegate per concerti, proiezioni di filmati significativi, tra cui: ‘Miners Shot Down’ (il masacro di Marikana/Sud Africa, agosto 2012) e un’intervista ad un disertore tedesco della II guerra mondiale insieme ad un obiettore americano dell’era attuale. Inoltre le pareti di alcune grandi sale del centro civico erano state coperte da espozioni varie inerenti alla tematica della conferenzai. Un evento veramente straordinario finanziato degli stessi partecipanti, dalle sezioni/organizzazioni associate della WRI e da circa una 20na di enti, anche internazionali, non governativi vicini all’area della pace, la nonviolenza e i diritti umani. Nonostante cio’ il consiglio della WRI ha indicato che ci sara’ un debito di ben oltre 20.000 Euro.

Fin qui la presentazione generale sintetica dell’acaduto. Ci sarebbe tant’altro da dire, ma non e’ facile. Certo, si protrebbero consultare alcuni organi di stampa che hanno seguito la cosa, siti delle varie organizzazioni partecipanti (una 60na tra piccole e grandi). Purtroppo io mi devo limitare a qualche impressione personale e forse anche qualche critica, spero costrutiva. La prima cosa che desidero dire e’ che sono stato positivamente impressionato dalla scoperta di tantissimi gruppi, soprattutto africani, impegnati in un rinnovamento sociale/culturale/comunitario nei rispettivi paesi, cominciando dal basso, a livello locale. In Sud Sudan, per esempio, un piccolo gruppo, parte di una rete di 75 organizzazioni non governative, opera per promuovere nonviolenza e sviluppo sociale. Il gruppo pubblica, anche per conto della rete, un’interesante rivista mensile, ‘ONAD Newsletter’ (Organizzazioni per la nonviolenza e lo sviluppo).

Altra scoperta importante e’ stata quella di una campagna popolare nonviolenta a Gangjeong/Sud Corea per impedire la costruzione di una base navale militare sull’isola di Jeju, denominata isola di pace, dove da oltre 400 anni gli abitanti vivono in perfetta armonia con la natura. Essi vorrebbero lasciare l’isola intatta ai loro discendenti. Per questo incoraggiano altri amanti della natura e artisti da tutte le parti del mondo a visitare Jeju e, eventualmente, stabilirsi li’.

Questi sono solo 2 esempi, ma molte altre iniziative in altri paesi/continenti potrebbero essere descritti qui. Infatti un’importante pubblicazione dell’Universita’ per la pace/Programma per la’Africa – Addis Abeba, Etiopia (‘Only Young Once – An Introduction to Nonviolent Struggle for Youths by Christopher A. Miller), distribuita al centro civico, indica molti paesi dove sono in corso ‘lotte’ nonviolente importanti, tra cui: Belarus, Botswana, Burma, Iran, Nigeria, Sahara Occidentale, Venezuela e Zimbabwe.

Alla conclusione della Conferenza varie proposte sono sate presentate, alcune delle quali poi discusse e approvate dall’assemblea e dal consiglio della WRI. Tra queste una mozione sull’Ucraina e un’altra su Israele/Palestina (ambedue visibili sul sito). Grazie alla presenza di un noto palestinese, Omar Barghouti (Campagna per il boicottaggio accademico e culturale d’Israele), un incontro ad alto livello e molto partecipato si e’ tenuto all’Universita’ del Capo. Inoltre, durante la giornata del 9 luglio, dedicata a visite significative in zona, connesse alla tematica della nostra conferenza, alcuni partecipanti si sono uniti a residenti locali davanti al Parlamento sud africano per chiedere l’espulsione dell’ambasciatore israeliano e il ritiro di quello sud africano da Israele, visti I comportamenti politici/militari d’Israele verso la Palestina in questo tragico periodo.

Durante questi giorni di intense discussion a tutti i livelli sono emersi anche alcuni ‘antichi’ argomenti, come l’obiezione di coscienza al servizio militare che, nonostante tante risoluzioni di organi dell’UNO, di varie corti per i diritti umani e politici, in molti paesi extra europei, ma non solo, il problema persiste e molti giovani finiscono in prigione. Altra questione emersa e’ stata quella delle spese militari che tendono sempre a crescere, nonostante la crisi economico-finanziaria, soprattutto per mantenere le missioni militari all’estero, euforicamente chiamate missioni umanitarie di pace. Tantissimi giovani oggi, e’ stato inoltre sottolineato, sarebbero disposti a svolgere un servizio alternativo o volontario e migliorare cosi’ le condizioni sociali delle rispettive comunita’ locali, ma i governi continuano a dire che mancano i fondi necessari.

Molta preoccupazione e’ stata espressa circa le interferenze politico-militari, specialmente da parte americana, ma non solo, in vari paesi africani e medio-orientali. L’opera dell’ex-premier britannico, Tony Blair, gia’ consigliere del Kazakhstan, degli Emirati arabi e ora di Al Sisi in Egitto, con un profitto anche economico personale di milioni di Eruro, non e’ certo da apprezzare; Blair e’ stato, infatti, molto criticato perfino dal suo stesso partito laburista. Su questa scia si potrebbe continuare, ma temo dilungarmi troppo, cosi’ mi accingo a concludere per non annoiare ulteriormente il lettore. Desidero solo aggiungere che questo grande evento si e’ svolto senza la presenza di noti personaggi politico-culturali, salvo Desmond Tutu e Nozizwe Madlala-Routledge, ex-vice ministro della difesa e in seguito della salute del Sud Africa, all’apertura. Il clima generale dei vari incontri e’ stato marcato dal fatto che nessuno e’ indispensabile, ma tutti sono importanti, quindi un-atmosfera molto democratica.

Molti di noi avrebbero preferito il tema generale della conferenza al contrario, cioe’ Grandi azioni – piccoli movimenti… Io ho fatto l’esempio della situazione in Italia: tanti piccoli gruppi sono riusciti a riempire l’Arena di Verona per promuovere la pace a la nonviolenza. Ho potuto arricchire l’informazione con foto e articoli pubblicati sui giornali e riviste, p.e. Nigrizia a Azione nonviolenta. Quelli che mi hanno ascoltato hanno fatto cenno che, in fondo, quella dell’Arena e’ stata una grande azione per la pace. Idem per il 50mo anniversario di An a Modena, e cosi’ di seguito. Certo, I movimenti sono importanti, ma le loro iniziative pratiche per coinvolgere tanta gente lo sono ancora di piu’.

Altra cosa gradita da molti sarebbe stata una breve presentazione all’inizio della Conferenza WRI dei tanti gruppi rappresentati e le loro provenienze. Cio’ sarebbe stato utile anche per I giornalisti. L’unica cosa visibile su ciascuno di noi era il proprio nome. Non e’ stato deciso dove e quando si terra’ la prossima conferenza, ma varie voci si sono levate per dire che il centenario della WRI dovrebbe aver luogo nei Paesi Bassi dove fu fondata, nel 1921. E’ stato anche sottolineato che certi incontri regionali, come quelli che si terranno in Tunisia, febbraio 2015, e in Sierra Leone, fra 2 anni, potranno contribuire a ingrandire e rinforzare la rete delle organizzazioni associate alla WRI.

Franco Perna

Citta’ del Capo/Sud Africa, 14 luglio 2014

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