• 22 Novembre 2024 2:49

Dentrofuorisottosopra

DiElena Buccoliero

Dic 8, 2021

Nasce intorno alla condizione femminile, allo spazio e al farsi spazio delle donne, e ha 8 autrici, 4+4 come diciamo noi: 4 che dipingono e sono Paola Bonora, Rosangela Giovannini, Valentina Lapierre e Claudia Spisani; 4 che scrivono e sono Francesca Boari, Elisa Galeati, Monica Pavani, io stessa.

Il primo invito mi è giunto da Paola Bonora con cui già ho avuto occasione di collaborare. La prima risposta è sempre sì, perché si tratta di Paola e della scrittura, e non me ne sono certo pentita, ma non è stato facile. Che cos’ho da dire io sulle donne? Non quelle che incontro e ascolto, non quelle con cui condivido la strada, ma le donne in genere? E come si fa, in 2.000 caratteri, a scrivere sulle donne qualcosa che valga in genere?

Non lo so se gli stessi pensieri hanno sfiorato le altre compagne di strada. Abbiamo lavorato con penna e pennello con pochi momenti in comune frequentati soprattutto dalle pittrici, che forse hanno una maggiore consuetudine a dipingere insieme e a mostrarsi le opere, meno la scrittura è un atto tendenzialmente solitario e ognuna di noi è andata avanti da sé.

L’insieme è stato confezionato al traguardo. Cornice del percorso è uno scritto prezioso di Monica Farnetti, studiosa, docente di Letteratura italiana all’Università di Sassari. Scrive Monica nella sua introduzione: «Come una donna intende, vede e vive lo spazio, che cosa ne fa, che cosa faccia quando “si fa spazio” e lo (e si) racconta e dipinge, rapportandosi creativamente ad esso e prestandogli i propri sensi e la propria intelligenza sono le domande dalle quali muovono e alle quali, di fatto, splendidamente rispondono, invitando noi spettatrici e spettatori, lettrici e lettori a ripensare da capo la questione e a darle un contorno che le renda giustizia. Poiché è un fatto che nelle attività di misurazione, espansione e controllo degli spazi terrestri, così come nel miraggio della percorribilità e del dominio di quelli celesti, in cui la ragione e la forza umane sono da sempre impegnate, ci sia poca passione femminile. Talmente poca da suscitare il sospetto che per una donna, da tempi immemori incline (quando non forzata) a vivere avventurosamente il proprio quotidiano, e divenuta capace di fare della propria casa, stanza o finestra la propria leggenda, altro sia il senso dello stare nello spazio, il che è come dire nel mondo e nella vita che vi è ospite».

Per me leggere per la prima volta i testi e ammirare i quadri di noi tutte è stato sorprendente. Non una traccia degli argomenti tirati in ballo comunemente per parlare delle donne. Niente superlavoro, multitasking, rivendicazioni, disuguaglianze; niente vittimizzazione, costrizione, uomini dominatori; niente abnegazione in soccorso ai deboli, maternità e arrendevolezza. Nelle immagini ci sono esseri danzanti – pesci, farfalle – e sorprendenti, come i cipressi nella zuppiera. Esseri in ricerca o in relazione come una sfera in un labirinto, la trama di un tappeto, un ponte, una gradinata. Nei testi, a voler cercare un filo conduttore a posteriori, lo ritrovo nella solitudine. Una condizione che a tratti è di pienezza (Esplose in una grande risata. Dimenticò la sua vita precedente in un attimo, in Francesca Boari), un momento dopo dolente (All’improvviso una donna sola / trema / versando lacrime di pane, in Monica Pavani) ma sempre racchiude un fare i conti con se stessa.

La mostra è allestita nella piccola galleria d’arte di Paola Bonora, a Ferrara in Via Terranuova 30/a, e sarà visitabile dall’11 al 19 dicembre. L’inaugurazione è sabato 11 alle 17. Di seguito, per mia memoria, il brano che ho scritto.

L’appuntamento

Sapeva di avere un appuntamento. Da tanto lo rinviava.

In agenda non lo aveva mai segnato. Eppure in quel guazzabuglio ciancicato s’indovinava di tutto: relazioni da consegnare, impegni da organizzare, e poi visite mediche, spese settimanali, pranzi o cene di lavoro e di allegria, e ogni tanto un viaggio, uno spettacolo, mille ragioni per correre e affannarsi intorno a sé e agli altri. Soprattutto agli altri.

L’appuntamento, in agenda, non c’era. Era occorso del tempo anche solo per accorgersi di averlo. All’inizio era stato un vago sentore, un sussurro flebile e discontinuo. Percepiva appena una vibrazione diversa. Non che proprio la disturbasse, ma la intralciava. Correva sul posto per prepararsi ad andare, doveva guardare avanti.

Nel tempo la vibrazione era diventata un odore. Capiamoci: niente a che fare con l’infanzia. Se un movimento lo suggeriva non era all’indietro e neppure in avanti o da qualche altra parte. Assomigliava a uno stare dentro a un aroma intenso, di scoperta. Non dipendeva da lei sentirlo, accadeva. Le piaceva e qualche volta sognava di tuffarcisi dentro ma qualcosa spingeva dintorno e fuori, qualcosa la afferrava affiorando dal guazzabuglio e la riconsegnava alle urgenze. Lei assennata ubbidiva per non scontentare nessuno. Quanto era importante corrispondere le attese!

C’era stato poi un periodo in cui l’aroma si era tramutato in una presenza ben riconoscibile che pretendeva di mettersi in dialogo con lei. Era desiderio! Reciproco, s’intende. E irrealizzabile –bastava uno sguardo per rendersi conto che lei sì avrebbe risposto all’invito ma dopo, rispettata alla bell’e meglio quella scadenza imponente ci sarebbe andata sì ma dopo, dopo aver assolto tutti quei compiti indifferibili e urgenti all’appuntamento sarebbe andata, però dopo…

E infine si era ritrovata in una stanza chiusa. Fioca la luce, rarefatto l’ossigeno. Spogliata di tanto era riuscita a dirsi che l’appuntamento era in fondo l’unica cosa resistente all’usura ed era proprio lì che voleva presentarsi. Chissà se le sarebbe bastato il fiato.

Di Elena Buccoliero

Faccio parte del Movimento Nonviolento dalla fine degli anni Novanta e collaboro con la rivista Azione nonviolenta. La mia formazione sta tra la sociologia e la psicologia. Mi occupo da molti anni di bullismo scolastico, di violenza intrafamiliare e più in generale di diritti e tutela dei minori. Su questi temi svolgo attività di formazione, ricerca, divulgazione. Passione e professione sono strettamente intrecciate nell'ascoltare e raccontare storie. Sui temi che frequento maggiormente preparo racconti, fumetti o video didattici per i ragazzi, laboratori narrativi e letture teatrali per gli adulti. Ho prestato servizio come giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna dal 2008 al 2019 e come direttrice della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati dal 2014 al 2021. Svolgo una borsa di ricerca presso l’Università di Ferrara sulla storia del Movimento Nonviolento e collaboro come docente a contratto con l’Università di Parma, sulla violenza di genere e sulla gestione nonviolenta dei conflitti.

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