È tristissima e molto dolorosa la notizia, che ho appreso nel pomeriggio, della scomparsa del professor Andrea Canevaro.
È molto faticoso per me commentarla ma sento che, nel mio piccolo, ho bisogno di trasformare queste lacrime in parole…anche se non è facile scrivere di qualcuno che, come lui, ha influito immensamente sulla nostra scuola per le sue idee innovative di inclusione e di accoglienza e sulla mia formazione professionale ed umana.
Si può dire senza ombra di dubbio che la scuola pubblica italiana non sarebbe la stessa senza l’enorme contributo sull’integrazione scolastica degli alunni e delle alunne con disabilità dato dal professor Andrea Canevaro.
Grazie a lui, molti Paesi nel mondo hanno guardato e guardano e hanno studiato e studiano con interesse le nostre esperienze di integrazione.
Ho conosciuto Andrea almeno 40 anni fa a Bologna partecipando ad uno dei tanti gruppi che coordinava: il gruppo Canada.
Già conoscevo ed apprezzavo quello che scriveva perché offriva una prospettiva nuova centrata su ogni bambino e sulle sue potenzialità piuttosto che sulle sue difficoltà.
Nel tempo, ci siamo rivisti in diverse occasioni formative e di studio e qualche volta ci scrivevamo.
È diventato un lettore ed abbonato sostenitore della nostra Gazzetta del Cocomero, il giornale dei bambini e delle bambine della scuola “Bruno Ciari” che curo dal 1992.
Abbiamo lavorato insieme per alcuni progetti dedicati a Bambini che sopravvivono alla guerra. (Percorsi didattici e di incontro con i bambini di Uganda, Ruanda e Bosnia)
In tutte queste occasioni, Andrea mi ha insegnato (a me e a tutti quelli che, come me, credevano in un’altra scuola e in un’altra società) a guardare e a sentire in un modo diverso.
Ci ha regalato un altro punto di vista, un’altra didattica, un’altra pedagogia, un altro modo di essere insegnanti, un altro modo di stare a scuola.
In un qualche modo, Andrea non solo ci ha formati, ma ci ha cambiati come persone.
“Ciascuno di noi è originale. Dovremmo ricavarne un modo di formare che eviti la standardizzazione”. Forse sta proprio in questa frase di una semplicità rivoluzionaria, uno dei suoi insegnamenti principali. [1]
Sono sicuro che l’immensa energia della sua umiltà, del suo impegno sempre coerente, della sua incredibile cultura non possa andare persa.
Sta a ciascuno di noi, maestri e maestre, mantenerla viva.
Sta a ciascuno di noi, educatori, testimoniarla in modo convincente e credibile.
Sta a ciascuno di noi, insegnanti, cambiare la scuola, nel nostro piccolo, a partire dalla originalità di ciascuno dei nostri alunni e delle nostre alunne.
Grazie Andrea, insegnante di inclusione.
Grazie Andrea, professore di gentilezza.
Grazie Andrea, maestro di vita.
Grazie Andrea!
[1] Sono le parole con le quali Andrea iniziava a rispondere ad una domanda di Elena Malaguti nel dialogo che conclude il suo ottimo libro: “Educarsi in tempi di crisi” (Elena Malaguti, ed Aras 2020).