CERCASI TERRENO per guerre simulate e attività di tiro, possibilmente in zona a bassa densità di popolazione, preferibilmente con popolazione divisa e sotto ricatto lavorativo ed amministrazioni locali accondiscendenti e remissive.
Senza bisogno di mettere annunci la NATO ha reperito non uno, ma più terreni ad hoc in Sardegna, dove esercitazioni armate e bombardamenti si susseguono ormai da decenni.
Tuttavia negli ultimi anni e, in particolare, dallo scoppio della guerra in Ucraina, l’Alleanza Atlantica ha moltiplicato date ed intensità di queste operazioni, facendole uscire dal ristretto territorio dei poligoni ed allargandole anche a luoghi normalmente senza restrizioni e aperti al pubblico. Così in questi giorni, in preparazione della “Noble Jumpe 2023”, porti, aeroporti, infrastrutture stradali vengono invasi da truppe e colonne di mezzi blindati. E’ solo la prima di due grandi esercitazioni che, dal 27 aprile alla fine di maggio, martorieranno il suolo e il mare dell’isola, con un ingente impiego di uomini e di mezzi, appartenenti ai corpi armati di Germania, Olanda, Lettonia, Grecia, Repubblica Ceca, Norvegia, Lussemburgo e Italia, sotto supervisione USA. E’solo l’inizio. Subito dopo ci sarà spazio per “Mare aperto 2023”, continuazione della maxi-esercitazione già svolta nella tarda primavera di un anno fa, con il dispiegamento di mezzi di ben ventitré eserciti, tra cui 12 di paesi NATO e undici di paesi “partner”.
Per gli abitanti dell’isola non c’è solo l’imbarazzo di ritrovarsi in coda sulle strade, bloccati dalle file di mezzi militari, o di vedere il porto di Cagliari sfigurato dalla presenza di ben cinque navi da guerra, o di sentire e risentire l’ossessivo rombo degli aerei da combattimento: sappiamo che l’ingiuria più pesante verrà ancora una volta inflitta alla natura della nostra terra e alla salute dei sardi. Perché si inquina e si contamina sempre più il territorio delle basi militari, i fondali marini, perfino l’aria che respiriamo. Oltretutto con uno spreco colossale di risorse economiche che, se meglio indirizzate, avrebbero potuto lenire molti mali. E tutto questo lo si fa allo scopo di allenarsi a distruggere e uccidere altri esseri umani.
I generali in capo e le loro spalle politiche hanno un gran dire sui presunti guadagni economici per le popolazioni locali, per il commercio, i ristoranti e perfino le lavanderie. Eh già: ci sarà da lavare le mimetiche, sudate ed intrise, di circa seimila tra soldati e ufficiali. Un affarone!
Colpo di scena. Come ci fa sapere il giornalista Mauro Pili sulle colonne dell’Unione Sarda del 22/04/2023, “Il servizio di lavanderia a quantità indeterminata a favore delle forze armate appartenenti al Trattato Nordatlantico impiegate nelle esercitazioni “Noble Jumpe 2023 in Sardegna è andato deserto”. Che non abbiano voglia di lavorare? Molto più probabile che abbiano semplicemente paura. Chi ha visto il film-documentario “The wash”, del nitido e coraggioso regista Tomaso Mannoni (che consiglio vivamente), ha già capito che intendo. Vi si parla della storia vera di una famiglia che gestiva una lavanderia ed aveva tra i suoi principali clienti i militari di stanza al poligono di Capo Teulada. Si parla delle malattie oncologiche che colpirono tutti coloro che avevano lavorato in lavanderia, alcuni dei quali morirono. Quelle uniformi erano impregnate di uranio impoverito, di torio e di cesio, sostanze radioattive e cancerogene. Oggi non c’è quindi molto da stupirsi che non ci siano state lavanderie interessate al bando.
La retorica militaresca da una parte, dall’altra la cieca sudditanza alla NATO da parte di quasi tutti gli schieramenti politici, in Italia e in Europa. Per non parlare del Consiglio Regionale della Sardegna, che ignora il problema delle servitù militari e non prende in considerazione le conseguenze che questo porta sulla devastazione dell’ambiente e sulla salute di tutti. Le stesse minoranze che si oppongono alla guerra e lavorano per la pace, non riescono a trovare una vera unità, lanciando iniziative diversificate e corrodendosi a volte in conflitti interni. Il momento sembra molto difficile, ma ciò non vuol dire che dobbiamo abbatterci. Forse è ancora più importante oggi l’apporto che la nonviolenza può dare, davanti all’esasperazione delle guerre. Per questo parteciperò al corteo del 28 aprile, con partenza alle 14, da Villasor all’aeroporto militare di Decimomannu, promosso da Sardinnia Aresti, prima iniziativa indetta contro le esercitazioni militari nell’isola.
Una testimonianza dovuta, ma non basterà. Occorrerà ritrovare una strada unitaria dei movimenti per la pace ed il disarmo, se vorremo davvero andare oltre la semplice testimonianza di dissenso e incidere sull’opinione pubblica e sulle scelte politiche.
Carlo Bellisai