• 3 Luglio 2024 7:44

Minori stranieri non accompagnati crescono – III parte

DiDaniele Lugli

Dic 18, 2023

Siamo arrivati alla terza parte, la migliore, dello scritto con cui Daniele Lugli ha partecipato alla pubblicazione “I minori stranieri non accompagnati diventano maggiorenni. Accoglienza, diritti umani, legalità”. In essa è raccolto il report conclusivo di un’indagine promossa proprio da Daniele, in quanto Difensore civico emiliano-romagnola, con l’Università di Ferrara.

Nella prima parte parlava di una accoglienza appropriata alle esigenze, nella seconda parte rifletteva sulle caratteristiche di questi ragazzi, sull’importanza della tutela volontaria e di un intervento che sappia vedere oltre il confine della maggiore età per non vanificare i primi sforzi. Si soffermava anche sul rimpatrio assistito e sul ricongiungimento familiare.

Quella che pubblichiamo oggi è la pagina più ricca di quel testo, la più appassionata e commovente, poiché fa riferimento ai principi costituzionali e a scritti di Aldo Capitini, Simone Weil e Alexander Langer, che continuano a parlarci.

Daniele Lugli amava dire che non dobbiamo chiederci cosa c’è di attuale negli scritti dei grandi autori rispetto al nostro tempo; semmai, dovremmo domandarci cosa c’è di attuale in noi rispetto ai loro scritti. È questo il miglior invito alla lettura.

La difesa dei diritti

Come Difensore civico considero mio dovere interessarmi della questione poiché sono chiamato a garantire e promuovere diritti e interessi dei cittadini nei confronti delle amministrazioni e dei servizi, con una particolare attenzione a chi si trovi in posizioni più deboli. Il contributo che posso dare è certamente limitatissimo, ma viene da una profonda convinzione. I cittadini sono persone con fondamentali diritti e doveri (inviolabili gli uni e inderogabili gli altri, dice la Costituzione). Sono sovrani responsabili. È bene che cittadini siano i giovani, italiani e no, che vivono nel nostro paese. È bene che questa consapevolezza sia diffusa e profonda. Abbiamo un gran bisogno di cittadini perché la nostra società civile si meriti l’aggettivo. L’estensione e l’approfondimento dei diritti e dei doveri non è un ostacolo al progresso individuale e collettivo. Ne è il cuore. Progredire, ce lo dice l’etimologia, è camminare avanti. E sappiamo tutti qual è il solo modo di camminare: muovere sempre la gamba che sta dietro. Non si riesce altrimenti. Muovere in avanti la condizione degli msna è un contributo al progresso della situazione degli immigrati e di tutti i giovani. Ce n’è bisogno.

Portatori di speranza

Le buone pratiche esistenti possono essere estese. Migliorare decisamente la situazione è alla nostra portata. Il successo di ragazzi costretti a essere molto presto, spesso troppo presto adulti può essere di incoraggiamento anche per i giovani italiani, che il demografo Massimo Livi Bacci invita alla riscossa: “In Italia si può essere apprendisti fino a trent’anni: appartengono ai giovani industriali persone di quarant’anni; sono troppo giovani per far parte di élite accademiche studiosi di cinquant’anni; si chiamano “ragazzo” o “ragazza” persone di età matura. I giovani italiani percorrono assai più lentamente che in passato – e rispetto ai coetanei europei – le tappe che portano all’autonomia dell’età adulta”.

Questi coetanei venuti da lontano le tappe le hanno bruciate e sovente portano i segni delle scottature. Occorre l’apertura appassionata (che per Capitini costituisce la nonviolenza) alla loro esistenza, alla loro libertà, al loro sviluppo. Bisogna saper vedere nel fanciullo la liberazione dell’uomo, per dirla ancora con Capitini. Esempi ne ho sotto gli occhi. E più ne avremmo se ci fossimo per tempo attrezzati. Aldo Capitini è morto nel 1968. Di MSNA non si parlava ma così scriveva: “il metodo non violento […] rende presenti moltitudini di donne, giovinetti, folle del terzo mondo, che entrano nel meglio della civiltà, che è l’apertura amorevole alla Liberazione di tutti. E allora perché essere così esclusivi (razzisti) verso altre genti? Ormai non è meglio insegnare, sì, l’affetto per la propria terra dove si nasce, ma anche tener pronte strutture e mezzi per accogliere fraternamente altri, se si presenta questo fatto? La non violenza è un’altra atmosfera per tutte le cose e un’altra attenzione per le persone e per ciò che possono diventare”.

È un bene comunque e per tutti che la nostra società non sia chiusa per loro. Quando questo succede il presente è pessimo e si profila un futuro orribile. La giovane Simone Weil, a 25 anni nel 1934, in Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale scriveva della disperante situazione determinatasi “dal momento in cui la società si è chiusa ai giovani. Proprio quella generazione per la quale l’attesa febbrile dell’avvenire costituisce la vita intera vegeta in tutto il mondo con la consapevolezza di non avere alcun avvenire, che per essa non c’è alcun posto nel nostro universo. Del resto questo male, al giorno d’oggi, se è più acuto per i giovani, è comune a tutta l’umanità viviamo in un’epoca priva di avvenire. L’attesa di ciò che avverrà non è più speranza, ma angoscia”.

I giovani, che nei loro Paesi animano coraggiosamente lotte per la libertà e la giustizia o che vengono da noi per costruire il loro avvenire, debbono trovare persone, in primo luogo altri giovani, che assicurino che per loro c’è posto e di loro c’è bisogno per la liberazione di tutti. Sono infatti, in sofferte esperienze, testimoni di resilienza e portatori di speranza, Hoffnungsträger direbbe Alex Langer, autore nel 1994 di uno straordinario e attualissimo Tentativo di decalogo per la convivenza Inter-etnica.

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2923), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948