• 3 Luglio 2024 9:51

Le feste sono finite – II parte

DiDaniele Lugli

Gen 8, 2024

di Daniele Lugli per “Pollicino”, Legambiente Ferrara, novembre-dicembre 2002

Nel post precedente Daniele Lugli introduceva il tema della festa guardandolo a ritroso, dall’Epifania (che le feste porta via) fino ad arrivare al Natale, ma anche a ritroso nel racconto biblico della creazione e nella tradizione ebraica. Indicava la facile trappola del consumismo e riprendeva, con Aldo Capitini, un diverso concetto di “festa”, che ci introduce nel silenzio e nell’apertura al vivente, incominciando dai bambini. Primi elementi della festa erano appunto il silenzio e i bambini. E da qui riprendiamo ad ascoltarlo.

 La bontà

Terzo elemento: la bontà, che è prendere su di sé tutto il male, non giudicando gli altri e dando il bene (il che è qualche cosa di più dell’atto morale, cioè di fare ciò che è giusto e doveroso).

L’ho visto fare, da ultimo, da due sacerdoti (è duro per un vecchio mangiapreti): un amico ritrovato, Giuseppe Stoppiglia, e un amico nuovo, Sandro Spinelli. Tutti e due hanno un’importante e continua esperienza in Brasile, che ha infiniti problemi, ma sembra avere, in Lula, un Presidente come si deve. Don Sandro mi ha lasciato un libro, I rami dell’arcobaleno – Solidarietà in festa.

 Dopo un’immersione di anni e anni nella vita,

nel dolore, nella fatica, nelle speranze, nelle lotte,

nelle povertà di quel mondo,

che chiamano Terzo…

si risale,

si rivede,

si intravede e

forse ci si innamora,

ci si appassiona soprattutto della loro bellezza,

festa, arte, colori, luce.

Così! Proprio così!

È tempo di godere del ritorno della solidarietà!

Così scrive don Sandro. Che i suoi occhi limpidi non l’ingannino.

E anche Capitini: Ci vergogneremo del mondo, del fare, dei beni, che credevamo solamente nostri.

La bellezza

Quarto elemento: l’atto della bellezza artistica, che è qualcosa di più dell’atto conoscitivo…

Il libro curato da Spinelli, raccoglie illustrazioni, fotografie, poesie preziose. La parola poetica ed esatta (direbbe Dolci) di Rita Montanari, nella filastrocca Sulla porta del mondo, partecipa di questa bellezza che è aggiunta alla conoscenza. Scritta per i suoi figli quando erano piccoli è ora perfetta per mia nipote. Accompagnano il testo illustrazioni, belle, di Franco Patruno.

Perfino la conoscenza della loro nascita, la più semplice registrazione è invece negata ai bimbi poveri. Ricavo, da un Sole 24 Ore della domenica, questa notizia: l’Unicef stima, nel 2000, oltre 50 milioni di neonati non registrati (41% delle nascite). In particolare nell’Africa sub sahariana si arriva al 71% ed in Asia meridionale al 56%. Anche a loro pensava Capitini: Inviterò in ogni mattino di festa tutti coloro che vivono/ Sorriderò come per un’intesa là verso i colpiti dal mondo.

Si comprende che il custode dei bimbi non nati, nella filastrocca di Rita, non volesse farli venire al mondo.

Un tempo vicino vicino vicino

Oltre le nubi del cielo turchino

C’era un omone chiamato Erode

Che di tutti i bambini era custode.

La festa e una corporeità nuova

L’idea della festa è importante, anche privata dei contenuti culturali e mitologici primitivi. Sulle cose che si vedono giornalmente scende una luce diversa, le attività più grossolane vengono sospese, il lavoro che è la trasformazione della natura ma è anche la fonte del guadagno per continuare la vita, si arresta: non si tratta più di continuare, ma di aprirsi a una presenza eccezionale che discende, si mostra. Nella festa si trova una ragione più profonda della vita, una solidarietà più salda, un anticipo della liberazione, un’atmosfera in cui ci si purifica, ci si eleva, ci si abbandona. La festa è come l’immagine di una realtà liberata in cui la compresenza si dia una sua corporeità nuova, non quella che si dissolve nella morte.

A chi mi è morto penso meglio nella festa e mi pare di incontrarlo. La festa è propizia a tutti gli incontri.

È una festa, il giorno, la notte, ascoltando, pensando, e incontri persone, E ognuno si ricorderà dei lutti e attraverso la loro porta cercherà care persone.

Non ci rassegniamo alla scomparsa delle persone che amiamo e che ci amano. Vorremmo ritrovarle, con il loro corpo più bello, con il loro vestito della festa. Anche ora non mi spiacerebbe una corporeità altra da quella che mi porto, colpevolmente addosso. Ripeto perché dimagrire? Si pagano forse a peso i funerali? ma mi sento assalire dai sensi di polpa. Non ho rinunciato però alla tavola delle feste. Appunta in un quaderno Simone Weil La gioia e il significato spirituale della festa è nella leccornia speciale della festa. E se lo dice Simone…

(Nella foto, Daniele è accanto a Giuseppe Stoppiglia)

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2923), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948