• 3 Luglio 2024 3:31

Tempo della politica o politica del tempo?

DiDaniele Lugli

Giu 10, 2024

Marzo Aprile 2000. “Pollicino. Briciole di verde”, periodico del circolo ferrarese di Legambiente con un monografico sul tema del tempo, pubblica questo breve scritto di Daniele Lugli dedicato alla politica. Tempo della politica e politica del tempo, appunto. Stimolante rileggerlo in questi giorni di elezioni, europee per tutti noi e amministrative, per giunta, in alcune città. Daniele ci accompagna con la sua peculiare ironia, che rende più lieve il pessimismo e avvicina anche i riferimenti più colti, più elaborati. La dedica infine è per le donne, che di gestione del tempo hanno esperienza come pure di sacrificio personale nella politica. I richiami sono connessi al mese e all’anno di pubblicazione. Parlano anche a noi.

Il rapporto tra politica e tempo non è mai stato dei migliori. Il tempo, come condizioni atmosferiche, ha suggerito l’ormai classico “Piove, Governo ladro!”, che stabilisce una connessione sgradevole, quale che sia l’esatto significato da attribuirsi all’espressione. Non dirò della strumentalizzazione del detto che usa fare l’opposizione, né degli studi tesi a dimostrare nessi di causalità e di quelli che li contraddicono, documentando latrocini pubblici con tempo asciutto. Né molto meglio vanno cose con il tempo inteso come durata. “I tempi della politica”, quando non richiamano banalmente “i cinque minuti da barbiere”, sono misteriosi e sfuggenti, come i processi decisionali che vi si svolgono. Un raggio di luce ha tuttavia squarciato l’oscurità degli arcana imperii (riformatasi dopo l’illuminante Il Principe di Macchiavelli) con il garbage-can model – modello pattumiera – di Cohen, March e Olsen. Sono fattori di ordine temporale (rinvii ripetuti e decisioni in extremis) a produrre le decisioni, cioè gli incontri, più o meno felici nel bidone della politica, in cui si sono rigettati alla rinfusa problemi, soluzioni, decisori, opportunità. Che al principe si sostituisca la pattumiera è anche questo un segno dei tempi, non particolarmente eleganti, che la politica attraversa. Né può piacere a Legambiente, fautore della raccolta differenziata, quel gettare alla rinfusa gli elementi nel bidone.

È che il rapporto con il tempo si sta facendo molto difficile per tutti quanti. Il nostro agire sembra sempre meno governato da uno scopo, dalla ricerca di un fine personale e collettivo, ma fondato su più tangibili risultati, che la Tecnica assicura e il Mercato premia e finanzia. “Ma privare un’attività del suo, scopo significa privare chi vi prende parte di un vero rapporto con il futuro” argomenta Umberto Galimberti. Difficile dargli torto. E così ci siamo giocati il futuro! Le cose non vanno meglio con il passato, anzi radicalmente svalutato e ridotto a semplice sor-passato. Almeno questo ci garantisse una presa più sicura, una consapevolezza maggiore, per quel che riguarda il presente. Ma non è così. E non tanto perché non ci sono più i presenti di una volta (questa affermazione in particolare, ma tutto lo scritto, denuncia l’età di chi scrive) e c’è invece il new present, in cui il tempo si fa reale e la realtà virtuale. Nessun Faust dirà infatti all’attimo fuggente “Arrestati, sei bello!”. Al più invocherà “Un attimino!”. La differenza c’è e si sente.

Così occorre accontentarsi di ogni piccolo incontro tra la politica dei tempi e tempi della politica. Uno stimolo viene dalla legge 8 marzo 2000 n. 53. Essa promuove un equilibrio tra i tempi di lavoro, di cura, di formazione, di relazione mediante… Non starò ad illustrare una legge per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi della città. La vedremo alla prova, che spetta a politici, amministratori e tutti quanti. A proposito del tempo ascoltiamo la suggestione che viene dalla data della legge: 8 marzo, giornata internazionale della donna. L’8 marzo del 1917 a Pietroburgo operaie e mogli di soldati manifestano contro lo zarismo chiedendo pane e la fine della guerra. Anche il 13 marzo, giornata di pubblicazione della Legge sulla Gazzetta Ufficiale, è fortemente suggestiva. Il 13 marzo 1983 viene assassinata, in Salvador, Marianela Garcias Villas, sindacalista in lotta per la liberazione del suo popolo. Quelle date, quelle donne, indicano a tutti, e dunque anche ai politici, il possibile collegamento tra le sofferenze ed esperienze del passato, l’impegno del presente, le possibilità e le speranze del futuro. Quando i tempi sono bui, diceva Victor Hugo, ricorrenze come queste vanno innalzate come fiaccole per illuminare il cammino.

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2923), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948