• 18 Ottobre 2024 7:20

Per fermare la guerra bisogna non farla. Obiettori di coscienza israeliani ed attiviste palestinesi insieme in Italia

DiPasquale Pugliese

Ott 16, 2024

Mentre nessuna organizzazione internazionale sembra essere in grado di fermare la violenza cieca dell’esercito israeliano, che – dopo oltre 42.000 vittime palestinesi tra Gaza e Cisgiordania – invade il Libano, attacca le basi Unifil, colpisce la Croce Rossa, cerca la guerra con l’Iran; mentre nessun governo occidentale, anche apparentemente dissentendo in pubblico con le sue scelte belliche, si decide in verità a interrompere l’invio di armi al governo di Netanyaou; mentre da oltre un anno grandi manifestazioni in ogni parte del mondo, e nella stessa Israele, non riescono a spezzare la spirale di violenza e di odio; mentre accade tutto questo c’è chi trova il coraggio di resistere dal basso, proprio dentro il cuore di tenebra della guerra, rifiutando la logica della violenza, del nemico e dell’odio: ha il volto di giovanissimi israeliani che rifiutano il servizio militare e di altrettanto giovani palestinesi impegnati nella resistenza nonviolenta.

In Israele è attiva la rete Mesarvot composta da giovani israeliani obiettori di coscienza al servizio militare, che fornisce sostegno a ragazze e ragazzi durante tutto il percorso dell’obiezione, che prevede lunghe detenzioni nelle prigioni militari, offrendo assistenza legale, tutoraggio da parte di ex obiettori e informazione sui media. Nella società israeliana sempre più militarizzata e violenta, che mette brutalmente a tacere le voci che contestano la narrazione bellicista dominante, i giovani di Mesarvot sono solidali con i palestinesi e si oppongono al regime di occupazione, protestando contro la guerra con manifestazioni congiunte israelo-palestinesi in tutto il Paese. Gli obiettori di coscienza oggi chiedono un accordo sugli ostaggi, la fine del genocidio a Gaza, la fine della guerra in Medioriente e il raggiungimento di una soluzione diplomatica. Con le loro azioni gli attivisti di Mesarvot incoraggiano i giovani israeliani a mettere in discussione l’occupazione e la guerra, portando l’attenzione sui crimini commessi dall’esercito, chiamandoli ad assumersi la responsabilità personale di disobbedire al governo.

In Palestina, tra i diversi gruppi di resistenza nonviolenta, è attivo il Community Peacemaker Teams (CPT), un’organizzazione di base presente in più Paesi, che lavora per trasformare la violenza e l’oppressione, sostenendo in Palestina la resistenza nonviolenta contro l’occupazione israeliana, in particolare nell’area H2 della Cisgiordania, nella città di Al-Khalil/Hebron e nelle colline meridionali di Hebron, fin dal 1995. CPT è un movimento di palestinesi di diversa provenienza che lavora per la giustizia e l’uguaglianza in Palestina: attraverso decenni di ferma resistenza all’occupazione israeliana, gli attivisti svolgono un lavoro multirazziale, multietnico e multireligioso contro le diverse forme di oppressione, incentrato sulla liberazione della comunità locale. Un aspetto del lavoro del CPT è il monitoraggio della situazione ai posti di blocco mentre i bambini attraversano il confine per andare a scuola, documentando le continue violazioni dei diritti umani che pubblicano anche per le Nazioni Unite. Il loro impegno è raccontato nel docufilm Light, co-finanziato anche dal Movimento Nonviolento.

Ed è proprio il Movimento Nonviolento che ha organizzato, all’interno della Campagna internazionale di Obiezione alla guerra e in collaborazione con le organizzazioni Mesarvot e CPT, un tour congiunto nel nostro paese di obiettori di coscienza israeliani e di attiviste palestinesi. Dal 15 al 27 ottobre sono presenti in incontri pubblici ed istituzionali in diverse città d’Italia gli israeliani Sofia Orr e Daniel Mizrahi – la prima obiettrice di coscienza, che nel febbraio 2024 ha rifiutato di arruolarsi per il servizio militare obbligatorio nell’IDF ed è stata ripetutamente condannata al carcere militare; il secondo figlio di coloni ebrei nei territori occupati, che ha deciso di rifiutare di arruolarsi nell’esercito israeliano in quanto pacifista e oppositore dell’apartheid, finendo a sua volta in carcere – e le palestinesi Tarteel Al-Junaidi e Aisha Omar – la prima attivista per i diritti umani e il cambiamento sociale con mezzi pacifici, si occupa di difendere i diritti dei palestinesi e di sostenere i diritti delle donne e i movimenti giovanili; la seconda nata e cresciuta nella Territori Palestinesi Occupati, ha vissuto in prima persona l’oppressione dell’occupazione israeliana e due anni fa ha iniziato a fare volontariato con Mesarvot per sostenere gli obiettori israeliani e far conoscere ai palestinesi il loro attivismo contro la guerra e l’occupazione.

Il tour pacifista ha inizio a Milano, con la conferenza stampa del 16 ottobre, attraversa l’Italia con tappe a Verona, Bologna, Parma, Reggio Emilia, Firenze, Roma e Bari, che preparano attivamente la Giornata di mobilitazione nazionale del 26 ottobre organizzata da Rete Italiana Pace e Disarmo. Perché, come ha scritto Carlo Rovelli nella dichiarazione di adesione personale alla Campagna di Obiezione alla guerra, “per cessare il fuoco bisogna non sparare, per fermare la guerra bisogna non farla”: è esattamente l’impegno dei giovani obiettori di coscienza israeliani e delle giovani attiviste nonviolente palestinesi.

Di Pasquale Pugliese

Pasquale Pugliese, nato a Tropea, vive e lavora a Reggio Emilia. Di formazione filosofica, si occupa di educazione, formazione e politiche giovanili. Impegnato per il disarmo, militare e culturale, è stato segretario nazionale del Movimento Nonviolento fino al 2019. Cura diversi blog ed è autore di “Introduzione alla filosofia della nonviolenza di Aldo Capitini” e "Disarmare il virus della violenza" (entrambi per le edizioni goWare, ordinabili in libreria oppure acquistabili sulle piattaforme on line).