“La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione. Nel viverla giorno per giorno.” Sono le parole del Presidente Sergio Mattarella nel passaggio più significativo del suo discorso di insediamento del 3 febbraio. Che continua così: “garantire la Costituzione significa garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi in una scuola moderna, in ambienti sicuri, garantire il loro diritto al futuro. Significa riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro. Significa riconoscere la cultura diffusa e la ricerca di eccellenza, anche utilizzando le nuove tecnologie superando il divario digitale. Significa amare i nostri tesori ambientali e artistici. Significa ripudiare la guerra e promuovere la pace…”. Si tratta di un promemoria dei principi fondamentali della Costituzione repubblicana che – nell’intenzione dei padri costituenti – promuovono la difesa dei diritti fondamentali dei cittadini dalle minacce dell’ignoranza, della disoccupazione, della povertà materiale e culturale, della guerra…
Eppure – come emerge anche dal rapporto 2015 della campagna Sbilanciamoci! – all’interno della crisi generale che attanaglia l’Europa, l’Italia è agli ultimi posti per l’occupazione, in specie giovanile (terz’ultima dopo Grecia e Spagna); per il tasso di povertà, in particolare dei bambini (penultima dopo la Grecia); per i giovani che non studiano ne lavorano – i cosiddetti neet – per i quali siamo addirittura in ultima posizione in Europa; nella distribuzione della ricchezza (il 10% delle famiglie italiane detiene la metà della ricchezza complessiva)…Insomma negli ultimi anni il livello di giustizia sociale – cioè il livello di difesa dalle minacce alla sicurezza di tutti, calcolato sulla base di 35 criteri, tra cui povertà, istruzione, occupazione, salute, giustizia generazionale nonché coesione sociale e non-discriminazione – pur diminuito nella maggior parte degli Stati dell’UE, in Italia è crollato: il nostro Paese, tra i 28 membri dell’Unione, arriva addirittura a piazzarsi ventitreesimo. Eppure – come certifica il SIPRI, anno dopo anno – l’Italia è stabilmente tra i primi 5 Paesi europei (compresa la Russia), per spesa pubblica militare: ossia i governi stanno operando una sorta di trasferimento gigantesco di risorse dalla difesa civile dei diritti sociali di tutti alla difesa militare che – preparando la guerra anziché promuovere la pace – avvantaggia solo i profitti dei produttori di armamenti. Rendendo, di fatto, indifesi i cittadini difronte alle minacce reali alla sicurezza di ciascuno.
Anche per questo le sei Reti promotrici della Campagna “Un’altra difesa è possibile” hanno scritto una lettera al Presidente Mattarella, ricordando che obiettivo della Campagna in corso è quello di dare, attraverso la Legge di iniziativa iniziativa popolare, “uno strumento ai cittadini per chiedere allo Stato l’istituzione della Difesa civile, non armata e nonviolenta ovvero per la difesa della Costituzione e dei diritti civili e sociali che in essa sono affermati; la preparazione di mezzi e strumenti non armati di intervento nelle controversie internazionali; la difesa dell’integrità della vita, dei beni e dell’ambiente dai danni che derivano dalle calamità naturali, dal consumo di territorio e dalla cattiva gestione dei beni comuni”. Le Reti rappresentative del mondo dell’associazionismo, del volontariato civile, del sindacalismo, pur riconoscendo che la Costituzione affida al Presidente della Repubblica il comando delle Forze armate, esprimono la convinzione che Mattarella saprà tenere in considerazione le proposte della Campagna “che mirano ad ottenere un riconoscimento politico, giuridico, finanziario e dunque istituzionale per le nuove forme di difesa civile e nonviolenta della Patria che sono previste dalla nostra Costituzione e confermate da due sentenze della Corte Costituzionale e tre leggi dello Stato”.
Una risposta positiva di Mattarella ai promotori della Campagna sarebbe il modo migliore per dimostrare con i fatti di essere un Presidente di sani principi. Costituzionali.
(foto di Antonella Iovino)
La guerra si fa anche a livello monetario ed economico quest.ultima fa più danni di quella militare perche non ha lo stesso impatto psicologico …dunque la gente si suicida perde aziende case dignità etc senza che l.opinione pubblica si scandalizza più di tanto.La giurisprudenza parecchie volte a equiparato gli atti violenti agli atti di intelligenza se gli effetti da essi creati sono uguali.Lo sterminio la schiavitù di un popolo può essere programmato sia con un atto violento tanto con una ingerenza economica monetaria tanto con un imposizione di austerity altresì con delle cessioni di sovranità da parte di uno stato ad organismi extraterritoriali ecc il mondo attuale ha perso la ragione e il rispetto totale della vita pur di far soldi coi soldi e tutto ciò dovrebbe essere scritto alla carta ONU come un crimine contro l.umanita