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Accadono proprio cose strane, 50 anni dopo la Lettera di don Milani

DiPasquale Pugliese

Giu 14, 2015

Risposta al Direttore del Quotidiano Nazionale  su disertori, volontari civili e difesa nonviolenta

Si, Direttore, come Lei scrive nell’editoriale del 7 giugno, accadono proprio cose strane nel nostro Paese.
Accade, per esempio, che il Direttore di un importante Quotidiano Nazionale si riferisca ancora ai disertori fucilati durante la prima guerra mondiale come a coloro che cercarono di “sottrarsi al proprio dovere”, contrapposti a coloro che invece morirono per “servire la patria”, in quella che papa Benedetto XV avrebbe definito “l’inutile strage”. La guerra dalla quale volevano disertare provocherà complessivamente 16 milioni di morti e 20 milioni di feriti e mutilati. Tra gli italiani, le vittime, militari e civili, furono 1.240.000, cioè il 3,4 % della popolazione, in grandissima parte appartenente ai ceti popolari. Dei 5 milioni e 200mila italiani che furono chiamati alla guerra il 15%, subirono processi per renitenza e insubordinazione. Molti furono direttamente passati per le armi dagli ufficiali attraverso la decimazione di interi reparti. In quella inutile strage, che porrà i presupposti generatori di fascismo e nazismo, per la prima volta vennero utilizzati tutti gli strumenti di distruzione di massa che erano stati sviluppati dalla rivoluzione industriale. I corpi delle persone vennero considerati dagli Stati maggiori meri mezzi per raggiungere fini di potenza, vera e propria carne da macello, al punto che nelle sue note di guerra il generale Cadorna scriveva: “le sole munizioni che non mi mancano sono gli uomini”. Chi è – dunque – che faceva davvero il proprio dovere morale: chi era costretto ad uccidere ed a farsi uccidere nella “inutile strage” o chi cercava di sottrarre la propria collaborazione alla follia collettiva, pagandone ugualmente il prezzo?

Per questo, un secolo dopo la messa a punto di quella tecnologia di morte che dispiegherà le sue ali per tutto il ‘900 e fino ad oggi, la Campagna ”Un’altra difesa è possibile” – consegnando alla Camera le oltre 52mila firme necessarie per la proposta di Legge di iniziativa popolare per l’istituzione del Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta – vuole consegnare al Paese il presupposto per una “tecnologia” di pace. Per consentire l’intervento nei conflitti prima che essi degenerino in guerre e per interrompere il circuito vizioso e perverso tra guerra e terrorismo, attraverso l’istituzione dei Corpi Civili di Pace. Non so se la proposta di Legge sia “caldeggiata”, come Lei scrive, dalla presidente Boldrini: di sicuro è caldeggiata da decine di Sindaci e consigli Comunali di tutta Italia, oltre che dal’Assemblea regionale dell’Emilia Romagna, che hanno votato mozioni di adesione e sostegno.

Accadono proprio cose strane se – cinquanta anni dopo la Lettera ai cappellani militari di don Lorenzo Milani, che scrivevano proprio sul giornale che oggi Lei dirige (di cui “la Nazione” è parte) – si legge sullo stesso giornale – ma stavolta a firma del Direttore – di una “retorica” offensiva di chi veste la divisa militare la loro equiparazione ai giovani in servizio civile. Attribuendo alla ministra Pinotti “meriti” che non ha, il Direttore dimostra di ignorare le sentenze della Corte costituzionale e le leggi dello Stato italiano. Per esempio la Legge 64/2001, che norma il Servizio Civile Nazionale, ribadendo il principio stabilito nelle sentenze della Corte Costituzionale, in quanto “difesa della patria con mezzi e attività non militari”, così come fanno le Linee guida per la formazione generale dei volontari civili che definiscono l’identità del Servizio Civile, “autonomo istituto repubblicano di difesa civile, alternativa a quella militare”. Si, Direttore, accadono proprio cose strane se sullo stesso giornale che oggi Lei dirige – cinquanta anni dopo la Lettera ai cappellani militari di don Lorenzo Milani – si legge ancora una retorica insultante delle decine di migliaia di giovani che ogni anno – invece di marcire in galera come gli obiettori di coscienza ai tempi di don Milani – difendono i principi costituzionali dei cittadini dalle minacce dell’ignoranza, della precarietà, delle mafie, del degrado, dell’inciviltà attraverso il Servizio Civile Nazionale. E – attraverso gli strumenti proposti dalla Legge per la difesa civile, non armata e nonviolenta – vogliono poterlo fare ancor meglio. In Patria e nel Mondo.

Di Pasquale Pugliese

Pasquale Pugliese, nato a Tropea, vive e lavora a Reggio Emilia. Di formazione filosofica, si occupa di educazione, formazione e politiche giovanili. Impegnato per il disarmo, militare e culturale, è stato segretario nazionale del Movimento Nonviolento fino al 2019. Cura diversi blog ed è autore di “Introduzione alla filosofia della nonviolenza di Aldo Capitini” e "Disarmare il virus della violenza" (entrambi per le edizioni goWare, ordinabili in libreria oppure acquistabili sulle piattaforme on line).

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