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Dialogo in Tunisia

DiAdel Jabbar

Giu 30, 2015
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Il convegno nella sua quarta edizione, organizzato dal “Centre de Recherches et des Études pour le Dialogue des Civilisations et des Religions comparées” facente capo al Ministero dell’Educazione superiore e della Ricerca scientifica della Repubblica della Tunisia, si è posto la finalità di considerare il significato della presenza cristiana in Tunisia nel corso dei secoli. In questo solco i contributi di illustri studiosi e ricercatori di diverse università e istituti tunisini hanno spaziato dall’ambito storico a quello archeologico e antropologico, senza scordare quello religioso e politico.

Ho avuto modo di apprezzare l’ampia conoscenza da parte dei relatori, i quali hanno saputo creare un clima di confronto coraggioso e franco in un paese che sta vivendo una fase di transizione molto delicata.

Uno degli aspetti che merita di essere evidenziato è quello della vivacità che ha caratterizzato i numerosi interventi da parte di un pubblico attento e partecipe, composto da uomini e donne (velate e non). Ciò a dimostrare la molteplicità di idee e pensieri presenti in una società spesso rappresentata come monolitica e uniforme.

Il mio intervento riguardante il ruolo della chiesa cattolica nel rapporto con le comunità di musulmani in Italia e in particolar modo con la comunità tunisina ha destato interesse, tanta curiosità e tante domande, soprattutto sulla natura delle azioni della Chiesa in termini sociali e educativi. In questo ambito il mio personale intento, spero riuscito, è stato quello di contribuire alla mediazione e alla trasmissione di conoscenza – in un periodo sicuramente non facile – rispetto ad un’esperienza importante come quella esercitata dal mondo cattolico.

L’evento mi ha offerto prima di tutto un’opportunità molto stimolante, ma anche una sfida non indifferente in quanto per la prima volta dopo tanti anni mi sono ritrovato a parlare nella mia madrelingua in un contesto accademico. La possibilità di affrontare e discutere in lingua araba temi sensibili e delicati come quelli trattati durante i lavori del convegno è stato un generoso dono regalatomi dagli amici tunisini.

Infine tengo a sottolineare l’autenticità di un confronto di cui si sente la necessità, all’interno del quale creare ulteriori occasioni per maggiori legami tra le realtà disponibili a costruire conoscenze ed a scambiare esperienze nell’ambito del dialogo. Spero che le realtà impegnate nel dialogo in questo momento di passaggio e di rinnovamento possano farsi interprete di questo bisogno.

P.S. Un giorno dopo aver scritto questo intervento è giunta la tragica notizia dell’attentato a Sousse. Sono le ennesime immagini di una carneficina causata dall’impresa multinazionale del terrore. Un’impresa che nell’ultimo periodo ha presto di mira anche la Tunisina, l’unico paese che fino ad ora è riuscito a impostare un percorso di cambiamento e di riforma necessario per tutto il mondo arabo. Tuttavia sembra che ci sia una volontà di alcuni poteri di impedire la crescita democratica in quella parte del mondo. L’esperienza vissuta in Tunisia acquisisce perciò un particolare significato e importanza.

Di Adel Jabbar

Adel Jabbar sociologo dei processi migratori e relazioni transculturali. Ha insegnato sociologia delle culture e delle migrazioni all’Università Ca' Foscari di Venezia e Comunicazione interculturale all’università di Torino. Libero docente incaricato nell’ambito della sociologia della migrazione in diverse università italiane. Collabora con le seguenti riviste: Cem mondialità(BS), Fenomenologia e Società(TO) e Confronti(Roma). Svolge attività di ricerca e formazione per diversi organismi di ricerca e enti locali.

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