Mentire è universalmente riconosciuto come un fatto grave
Certo: sappiamo tutti che i pescatori esagerano la lunghezza delle loro prede, che i commercianti sono molto abili nella contrattazione, che i contratti assicurativi hanno clausole che sfuggono facilmente all’occhio, che le dichiarazioni dei redditi sono piene di dimenticanze e che non proprio tutte le promesse della campagna elettorale vengono rispettate….
Ma ciò non toglie nulla al principio di base: mentire è male. Perché ognuno di noi, per orientarsi nel mondo (ed è così difficile orientarsi nel mondo!) ha bisogno, anche, delle parole degli altri, e se queste sono false è il nostro essere nel mondo che diventa falso.
Una cosa su cui non si scherza, insomma.
A volte, però, ci sono parole false che non esprimono disonestà, ma solo la nostra incapacità di caricarci sulle spalle la fatica di vivere.
Antonia abita a Bologna da 9 anni, ma è nata lontano, in un paesino del Lazio.
Lì aveva conosciuto un uomo e se ne era innamorata.
La loro relazione, però, si era deteriorata molto rapidamente, e dopo pochi mesi è arrivato il primo schiaffo in pieno viso.
Lei ha deciso di provare ad andare oltre quello schiaffo. Ma questo ne ha solo portati altri, e poi altri ancora.
Non so che vie di uscita immaginasse Antonia, e non mi è sembrato utile chiederle per quanto sia durata, quanti schiaffi ci siano stati.
L’unica cosa che so è che dieci anni fa Antonia si è scoperta incinta.
Ha deciso che il figlio non doveva provare quello che stava provando lei e, senza dirlo a nessuno, è venuta a vivere a Bologna, dove è nato Andrea, che oggi ha nove anni.
Dopo che mi ha raccontato la sua storia, le chiedo come va oggi.
“Bene” mi risponde “Io e Andrea siamo forti. Lui sa tutto e ha capito tante cose. Io ho un lavoro, ho trovato un mio equilibrio, e sono finalmente serena.”
Antonia sta mentendo.
Lo dicono la sua magrezza esagerata, le unghie rosicchiate, le quattro sigarette fumate in sequenza. Lo dicono, ma questo è difficile da rendere con le parole, il suo sguardo e la sua bocca, che sembra incapace di mostrare non dico un sorriso ma almeno un’emozione.
Meglio ancora: Antonia non mente. Antonia è del tutto sincera nel dirmi che non è ancora in grado di dare forma di parole all’enormità di quello che le è successo.
Verso la fine del nostro colloquio, però, vedo un sorriso (e in quel momento mi appare come la cosa più strana del mondo) sul suo viso. Mi sta raccontando dei primi tempi vissuti con quell’uomo e mi dice: “Rideva tanto…”.
Antonia non riesce a capire come sia successo che le risate di quei giorni si siano trasformate in schiaffi sul viso.
Antonia ha bisogno di verità.