Qualche giorno fa stavo parlando con alcune colleghe quando una bambina ha attraversato la sala dove ci trovavamo, seguita dalla mamma a pochi passi.
Doveva essere attorno all’anno e mezzo.
Non di più, perché la sua camminata era ancora un po’ incerta.
Come mi succede di solito, non ho potuto resistere e ho preso a fare smorfie per attrarre la sua attenzione. Lei (è la reazione consueta dei bambini alle mie smorfie), prima è rimasta perplessa vedendo questo uomo alto che faceva facce strane, poi ha cominciato a sorridere e a giocare di sguardi con me.
Pur mostrandosi molto divertita, a un certo punto deve aver deciso che il gioco poteva finire ed è scappata via di corsa.
La corsetta traballante dei bambini di quell’età.
Una corsetta che, purtroppo, l’ha portata a sbattere contro una porta con un rumore secco che ci ha spaventati tutti.
La mamma della bimba, che era a non più di due metri di distanza, è corsa verso la figlia a braccia aperte.
La bimba si è lasciata avvolgere dall’abbraccio della mamma, ma per la rabbia ha rifilato – alla mamma – una brutta manata sul naso. Aveva bisogno di sfogare la sua frustrazione.
Poi è scoppiata a piangere e c’è voluto qualche qualche secondo di abbraccio silenzioso per terminare la tragedia senza conseguenze.
Quando me ne sono andato, la bambina stava guardando dei libri assieme alla mamma, che aveva ancora il naso un po’ arrossato.
Mentre mi spostavo verso un altro ufficio, ascoltavo il giornale radio, con le preoccupanti notizie di politica estera di questi giorni.
Gli Stati Uniti che intendono tornare al carbone per produrre energia.
La Gran Bretagna che, costretta a rispettare un referendum a suo tempo promosso per puro calcolo elettorale, sta distruggendo una delle poche conquiste pacifiche degli ultimi decenni.
La rinascita di oleodotti e gasdotti che attraversano terre sacre o, più prosaicamente, uliveti centenari.
I populisti europei che da un lato promettono che, se andranno al potere, riconosceranno le invasioni militari di nazioni sovrane e, dall’altro, si impegnano a proteggere l’Europa dalla “invasione” dei migranti.
L’arresto dei dissidenti.
La ripresa degli armamenti, i test missilistici.
Stiamo prendendo a schiaffi in faccia nostra madre e i nostri fratelli.
Questo pezzo di roccia che corre nello spazio e quelli che hanno la ventura di abitarvi insieme a noi.
Allora, da dove cominciare a cambiare il mondo?
Cominciando a ricordarci, che non abbiamo più un anno e mezzo.
È un inizio.