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Gli Epuloni e i lazzari

DiDaniele Lugli

Giu 5, 2017
per articolo lugli

A otto Paperoni la ricchezza di 3,6 miliardi di poveri” (4° rapporto Oxfam sulla diseguaglianza economica). Potrebbe dunque non essere vero che ogni ricco in più è un povero in meno. Mentre che i poveri diventino sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi sarebbe sviluppo dei rispettivi talenti e vocazioni.

Il nostro Papa, persona informata sui fatti, non aveva atteso il rapporto per scrivere: “Alcuni ancora difendono le teorie della ricaduta favorevole, che presuppongono che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante. Nel frattempo, gli esclusi continuano ad aspettare” (Evangelii gaudium, novembre 2013).

Il Papa non crede dunque al «trickle-down», allo «sgocciolamento»: quando il liquido (la ricchezza) all’interno del bicchiere del ricco cresce non può che tracimare, sgocciolare in basso, riempiendo i bicchieri dei ceti medi e dei poveri. “Una marea che cresce solleva tutte le barche”, stima Alan Blinder, non il più feroce tra gli economisti, con una diversa immagine. Il Papa vede, e pare anche a me, che alcune sollevi, altre, la maggior parte, affondi. E ha ribadito in Laudato si’, maggio 2015: “conviene evitare una concezione magica del mercato, che tende a pensare che i problemi si risolvano solo con la crescita dei profitti delle imprese o degli individui”. Lo ha ripetuto in ogni altra occasione attirandosi l’accusa di vetero marxista. Penso che sullo “sgocciolamento” i suoi testi di riferimento siano più antichi.

Luca 16, 19-21, “C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe”. Da piccolo credevo che il ricco avesse nome Epulone e che Lazzaro non fosse un nome proprio, ma volesse dire povero, stracciato, malato, morto da resuscitare. Stante la mia ignoranza mi affido perciò all’autorevole commento di Bruno Maggioni, dal 4 luglio ’91, prelato d’onore di Sua Santità.

Il ricco epulone adopera la mollica per pulirsi le mani di grasso (era l’uso) e poi le lascia cadere sotto la tavola. Il povero Lazzaro si sarebbe accontentato di quelle briciole. Ma nessuno badava a lui…Il ricco è un gaudente e la sua principale occupazione sembra essere quella di godere: nuota nell’abbondanza e nei piaceri. Invece il povero Lazzaro muore nell’indigenza: giace debole e ammalato, senza potersi muovere, incapace persino di scacciare i cani randagi che gli danno fastidio”. Non so se i cani dessero fastidio a Lazzaro o gli facessero compagnia, ma le briciolone, cadute dalla tavola, sospetto fortemente le abbiano mangiate loro. Continua Maggioni: il ricco non è condannato perché violento ed oppressore, ma semplicemente perché vive da ricco, ignorando il povero”. Così continueranno a fare, mi permetto di aggiungere, i cinque fratelli sopravvissuti al ricco – che li evoca da morto nel tormenti – epuloni quanto lui e timidi precursori dei paperoni evocati dal rapporto Oxfam.

Didascalia dell’illustrazione sgocciolamento

Papa Francesco “C’era la promessa che quando il bicchiere fosse stato pieno, sarebbe trasbordato e i poveri ne avrebbero beneficiato. Accade invece che quando è colmo, il bicchiere magicamente s’ingrandisce, e così non esce mai niente per i poveri”

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2923), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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