Lo stesso giorno del 1943 la città di Cagliari fu tempestata da un intenso bombardamento anglo-americano che causò centinaia di vittime fra la popolazione e distrusse buona parte della città. Sempre il 13 di maggio ma del 1962 Aldo Capitini promuove una grande marcia a Cagliari per la pace e la nonviolenza. Ancora nello stesso giorno però nel 2012 un coordinamento di attivisti pacifisti e di nonviolenti promuove una riedizione della marcia di Capitini, cinquant’anni dopo: è una folta marcia che s’ingrossa nelle vie della città.
Arriviamo ad oggi, 13 maggio 2017. Attracca al molo di Cagliari la Peace Boat, nave noleggiata dalla omonima ONG giapponese in cui ogni anno viaggiano per il mondo un gruppo di hibakusha, cioè di sopravvissuti alla bomba atomica, che vogliono diffondere la loro testimonianza affinché gli ordigni a testata nucleare vengano messi al bando e distrutti per salvare il pianeta dalla catastrofe.
L’accoglienza alla delegazione degli hibakusha e di due rappresentanti di giovani giapponesi impegnati nel progetto , più i responsabili dell’ONG si è svolta sulle scalinate della chiesa di Bonaria, con una coreografia suggestiva, alcuni brevi discorsi di accoglienza e l’offerta cibi genuini della nostra isola, il tutto accompagnato dalle antiche sonorità delle launeddas. Si è svolto in mattinata l’incontro con gli studenti dell’Istituto Nautico “Buccari”. L’aula magna era gremita e qui le testimonianze sono state forti, hanno colpito le emozioni di tanti ragazzi che vedevo lì concentrati e con il viso e lo sguardo fortemente impressionati. Mi resta l’impressione che per molti di loro qualcosa resterà a ruminare nelle loro emozioni e nei loro pensieri nei prossimi tempi. Ci auguriamo che qualche seme germogli.
Al primo pomeriggio c’è stato l’incontro con i rappresentanti delle istituzioni locali e con alcuni parlamentari sardi impegnati , nei loro rispettivi settori e differenti schieramenti, a lavorare per la pace e per la progressiva dismissione delle servitù militari in Sardegna e un possibile stop al progetto d’espansione della fabbrica di bombe RWM , nel territorio fra Domusnovas e Iglesias. In definitiva abbiamo solo parole e impegni generici, soprattutto da parte delle istituzioni locali (fatte salve alcune eccezioni), che non fanno presagire, a mio parere, un futuro facile per chi auspica la pace ed il disarmo.
Dalle cinque della sera si è svolto poi l’incontro pubblico, affollato da alcune centinaia di persone, diverse anche in piedi, in cui le testimonianze si sono alternate agli interventi dei gruppi locali e le comunicazioni di Francesco Vignarca e Sole Beccagli, in rappresentanza delle associazioni e reti coopromotrici della giornata, sulla stato attuale delle cose a livello internazionale. Da segnalare anche l’importante intervento dello studioso e saggista Codonesu sull’impatto delle basi militari in Sardegna. Alcuni interventi e domande sono arrivati dal numeroso pubblico.
Il saluto finale alla delegazione della Peace Boat è stato dedicato agli scambi di omaggi e all’arrivo finale di un gruppetto di bambini che sono saliti sul palco a porgere in dono origami di gru, simbolo del Giappone, al ritmo di un canto di pace.
Il Movimento Nonviolento ha fatto la sua parte, ma va sottolineato il grande impegno di tutte le associazioni coinvolte, da Emergency, alla Tavola Sarda per la Pace, a Senzatomica, ARCI, Theandric, C.S.S., soci Banca Etica e tanti altri. Solo con un dibattito aperto che salvaguardi la coesione del gruppo si può riuscire ad organizzare una giornata come questa che ha lasciato sicuramente un segno nella memoria delle persone, giapponesi, sarde, altre ancora che vi hanno partecipato o assistito. Per questo lavoreremo affinché l’unità nelle diversità ci accompagni negli impegni futuri per la pace ed il disarmo, a partire dalla nostra isola.
Carlo Bellisai