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Corpi di reato

DiDaniele Lugli

Dic 29, 2017

Non so se ciò sia avvenuto anche per il latte che, con mal riposta solidarietà, taluno intendeva loro offrire a colazione e ne è stato impedito. Hanno compiuto un illecito amministrativo, contravvenendo un’ordinanza del Sindaco-Sceriffo. È vietato infatti: “a. Mendicare in forma dinamica ponendo in essere forme di accattonaggio molesto ed invasivo, tali da coartare l’autodeterminazione delle persone a compiere atti di liberalità; b. Mendicare in forma statica occupando spazi pubblici anche con l’utilizzo di cartoni, cartelli ed accessori vari che arrecano disagio al passaggio dei pedoni. La violazione della presente ordinanza sarà punita con la sanzione amministrativa da Euro 50,00 ad Euro 300,00, con possibilità di pagamento nella misura ridotta, entro 60 giorni, di Euro 100,00. Il trasgressore è comunque tenuto al ripristino dello stato dei luoghi a propria cura e spese”.

L’illecito amministrativo è modellato sul reato. Fosse un reato si potrebbe discutere sulle cose sequestrate: corpo del reato o pertinenti il reato? Sono cioè le cose – ex art. 253 del Codice di procedura penale – sulle quali o mediante le quali il reato è stato commesso, nonché quelle cose che ne costituiscono il prodotto, il profitto, il prezzo o piuttosto siamo oltre il corpus delicti e il pretium sceleris, nell’incerta area della pertinenza? Ma qui è solo un illecito amministrativo, limitato nel tempo e nello spazio. L’ordinanza, contingibile ed urgente, riguarda la parte murata della città, e vale 45 giorni a partire, mi pare, dal 15 dicembre.

Come la realtà supera sempre l’immaginazione! Nel giugno del 2008 il Ministro della Pubblica Amministrazione Brunetta aveva varato il suo decreto antifannulloni. Nell’agosto, in una delle sue satire preventive, Michele Serra ne prevedeva una ricaduta: «L’accattonaggio è severamente vietato nelle posizioni “seduto” e “sdraiato”, che secondo il ministro Brunetta indicano chiaramente l’appartenenza alla categoria dei fannulloni. Verrà tollerato solo l’accattonaggio dinamico, effettuato camminando rapidamente o correndo sotto i portici, cercando di afferrare al volo le monete lanciate dai passanti». Anche l’accattonaggio dinamico viene ora sanzionato. È una ricaduta creativa, alla quale neppure Serra aveva pensato, del provvedimento del Ministro dell’interno Minniti, opportunamente concertato e poi tradotto nella legge del 18 aprile 2017, n. 48 “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città”.

Poteri vengono attribuiti, o riformulati, ai Sindaci a tutela della sicurezza della città. Si parla effettivamente anche dell’accattonaggio. I Sindaci possono intervenire se effettuato con “impiego di minori o disabili” ovvero così “molesto” da “offendere la pubblica decenza” o impedire “il libero utilizzo degli spazi pubblici” o renderne “pericoloso l’accesso”. Si invitano dunque i Sindaci a resuscitare le norme contro la mendicità a tutela della sicurezza della città, una sicurezza che, mi pare, sia in modi più insidiosi minacciata. Pessima idea. Il Sindaco di Como non è il primo né sarà l’ultimo ad avvalersene. La miseria crescente è molesta. Se nulla si può fare pe combatterla – non lo fa l’Europa, non l’Italia, non le Regioni, possono mai farlo i Comuni? – si può provare a nasconderla, almeno nei periodi festivi per non guastarci lo shopping compulsivo.

Ai mei tempi c’era un articolo, per niente osservato, nel Codice penale, il 670: “Mendicità: Chiunque mendica in luogo pubblico o aperto al pubblico è punito con l’arresto fino a tre mesi. La pena è dell’arresto da uno a sei mesi se il fatto è commesso in modo ripugnante o vessatorio ovvero simulando deformità o malattie o adoperando mezzi fraudolenti per destare l’altrui pietà”. La Corte costituzionale nel dicembre del 1995 ha dichiarato l’incostituzionalità del primo comma e la legge del 25 giungo 1999 n. 205 all’art.18 ha abrogato l’intero articolo. Il legislatore statale rinunciava così ad ogni sanzione sia pure amministrativa. A resuscitare le sanzioni ci pensano i Sindaci. Non sfuggono a quello di Como, neppure i più subdoli: “Talvolta quest’ultimi stazionano a terra per lungo tempo con cartelli e foto atte ad impietosire o mostrando i propri arti malformi”. Impiegano dunque disabili nell’accattonaggio, una modalità esplicitamente prevista dalla legge come sanzionabile. Il fatto che lo siano loro stessi potrebbe essere un’aggravante.

Il loro corpo, come quello dei loro compari, è reato.

[immagine tratta da QuiComo.it]

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2923), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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