• 22 Novembre 2024 15:30

Quanto pesano certe parole?

DiMauro Presini

Lug 31, 2018

Ieri mattina, pedalando in bicicletta per le strade di Ferrara, ho ascoltato involontariamente un breve dialogo fra un ragazzo ed una ragazza.
Lei, appena entrata in auto, ha commentato ad alta voce: “C’è un caldo porco!”
Lui, fuori dall’auto ma vicino al finestrino, le ha suggerito: “Accendi l’aria condizionata, mongoloide!”
La mia attenzione non si è rivolta all’uso di un sostantivo preso dal “vocabolario suino” e trasformato da lei in aggettivo ma all’uso del termine “mongoloide” adoperato da lui in modo arrogante ed offensivo.
In generale, posso anche arrivare ad accettare che, in certi contesti ed in certe condizioni, si usino certi insulti; sicuramente, non mi piace affatto quando si usano le parole con tono offensivo per deridere qualcuno; nello specifico, non riesco assolutamente a tollerare chi usa alcune parole come espressioni di disprezzo, associandole a categorie di persone più deboli e non capaci di difendersi.
parolePensando a quel ragazzo, che non poteva non sapere che l’espressione “mongoloide” è un modo spregiativo per alludere alle persone con sindrome di Down, mi sono chiesto: “Perché i suoi genitori ed i suoi insegnanti non gli hanno insegnato che chi parla male pensa male e vive male?” [1]
Mi scappa da proporre per gioco, al fianco del corpo di polizia municipale, l’istituzione del corpo di “pulizia lessicale” che, nei casi in cui senta qualcuno usare espressioni inappropriate, possa “condannarlo” a “risarcire” la comunità anche insegnandogli come “pulire” e “pesare” le parole.
Ad esempio, quel ragazzo di cui sopra potrebbe svolgere qualche settimana di volontariato in compagnia di ragazzi con sindrome di Down e contemporaneamente impegnarsi per imparare che non esistono parole sbagliate ma esiste un uso sbagliato delle parole.
Ad esempio, potrebbe seguire il progettoParlare civileche intende fornire un aiuto pratico per trattare con linguaggio corretto temi sensibili e a rischio di discriminazione; oppure potrebbe studiare “le parole che fanno solletico, le parole per piangere, le parole per amare”[2]; infine potrebbe imparare a memoria la frase di Alda Merini che dice: “Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire.”
Credo che, in tal modo, potrebbe imparare che esistono parole pesanti e parole leggère, parole che possono ferire e parole che vogliono guarire, parole che ti fanno sprofondare e parole che sanno sollevare, parole che ti danno dei dolori e parole che vanno in mezzo ai fiori.

 

[1] “Chi parla male pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste. Le parole sono importanti” Nanni Moretti nel film “Palombella rossa”, 1989

[2] https://www.filastrocche.it/contenuti/le-parole/

Di Mauro Presini

Mi chiamo Mauro Presini, sono maestro elementare specializzato per l’integrazione. Sono stato obiettore di coscienza al servizio militare. Dalla metà degli anni settanta mi occupo di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordino il giornale dei bambini: “La Gazzetta del Cocomero“. Dal 1996 curo Astrolabio, il giornale del carcere di Ferrara. Sono impegnato nella difesa della Scuola Pubblica intesa come "organo costituzionale".

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.