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Consiglio di lettura n. 10: ‘Lacci’ di Domenico Starnone. Einaudi. ‘Tre Piani’ di Eskhol Nevo

DiEnrico Pompeo

Ott 30, 2018
Pompeo recensione 10 Eskhol Nevo Domenico starnone

Si parla di una coppia spostata da giovani e di lui che un giorno abbandona la moglie per seguire una ragazza più giovane e viva. Ma che torna, perché i lacci sono difficili da tagliare e ti uniscono  anche se non lo vuoi. Con un uso particolare delle voci narranti e con l’introduzione dei figli nell’ultima parte che danno alla storia un risvolto originale dal finale sorprendente, questo libro, scritto benissimo con un lessico diverso a seconda di chi sia il narratore tra i vari personaggi, induce a riflettere, a porsi domande su quelli che sono i limiti che ogni essere umano pone a se stesso per stare con gli altri, su quanto sia opportuno sacrificare dei propri sogni pur di non rimanere da soli. Quesiti complessi, sui quali, mi sembra, sia sempre più necessario interrogarsi, in un mondo dominato da una visione dei rapporti inquinata dalle ambizioni, dalla competitività, dalla lotta per il potere, in cui, spesso, le famiglie diventano gabbie e non rifugi.
C’è un momento in cui la donna parla quasi rivolta a sé e non al marito che è lì nella stanza e sputa fuori tutto il veleno di una vita in cui le forme, la rispettabilità,  le norme sociali sono più potenti dei sentimenti autentici che è raggelante, ma molto realistico, purtroppo.

La doppia faccia di apparente normalità e di baratri emotivi profondi è anche il nodo attorno al quale ruota ‘Tre piani’ di Eskhol Nevo. Una storia ambientata in un condominio di Tel Aviv, ma che potrebbe essere quello di qualunque città occidentale, dove si presentano tre personaggi, uno per piano, a raccontare le loro vicende. Sono situazioni staccate, che si sfiorano appena, quasi come a lasciarsi il testimone nelle staffette di corsa. Ma niente di più.  Perché ognuno è chiuso nel suo mondo di relazione e affetti a cercare di ricucire, ricomporre, ricostruire un equilibrio che è soltanto di facciata. Le tre voci parlano tutte a un interlocutore assente, che non risponde mai, e sono monologhi intessuti di ricordi, proiezioni, azioni che si possono leggere sempre in almeno due modi.
Il primo racconto è fenomenale e ti inchioda alla pagina, mettendoti di fronte a situazioni in cui probabilmente, almeno una volta molti si sono trovati invischiati e non è mai stato facile uscirne, se ci si è davvero riusciti. Si parla di un padre che cerca di proteggere la figlia da tutto e da tutti, soffocandola e vedendo pericoli, dove non ci sono … forse. Anche il secondo è giocato sul rapporto tra reale e immaginario, in un meccanismo di specchi distorti, dove le convenzioni finiscono per diventare paletti e chi sente il desiderio di trasgredire deve poi combattere con il senso di colpa. Il terzo è sull’educazione, su quanto si debba essere legati a propri principi morali, tanto da, a volte, distruggere i rapporti con i propri figli, pur di non rinunciare al proprio paradigma mentale.

Due bei libri,  da leggere anche a poca distanza l’uno dall’altro, come due versione di uno stesso percorso dentro la malattia che si annida nei nuclei familiari, quando questi diventano prigioni e non più ripari.
Ti spingono a riflettere, a pensare, a cercare di darti risposte. Quindi, sono libri importanti.
Alla prossima.

Di Enrico Pompeo

Enrico Pompeo è nato a Livorno nel 1972. Docente di Lettere, è autore dei romanzi: ‘Una curva improbabile’ (Edizioni Edicom 2001); ‘Il Drago, il Custode, lo Straniero’ (Ed. Creativa 2016. Premio Speciale della Giuria ‘Alda Merini’ 2017), ‘Nessuno ha dato la buonanotte’ (MDS editore, novembre 2021.Prima ristampa Aprile 2022) e di un libro di racconti ‘Scritti (S)Connessi’ (Ed. Creativa 2018. 3° Classificato in ‘EquiLibri’ 2018). È drammaturgo e regista dello spettacolo ‘La Cattiva Strada’, patrocinato dalla Fondazione De André. Scrive recensioni per le riviste ‘Azione Nonviolenta’ e ‘Offline’. Organizza laboratori di arte e comunicazione presso l’Agriturismo Montevaso.

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