Jennifer Egan ‘Il tempo è un bastardo’ -Minimun Fax
Libro trascinante, coinvolgente, innovativo. La narrativa contemporanea nordamericana sta producendo opere importanti e significative, che raccontano una realtà complessa, spezzettata e fortemente divisa. Non semplice da rappresentare. Minimum Fax, grazie alla sapiente regia di Luca Briasco, scova e traduce per il pubblico italiano nomi interessanti e originali. Questa scrittrice ha vinto il premio Pulitzer con questo libro nel 2011 ed è considerata uno dei nomi più validi del panorama statunitense. Questo lavoro ha la capacità di raccontare un arco lungo, dagli anni’80 ad oggi, operando attraverso salti temporali e alternanze di voci narranti che contribuiscono a disegnare il modo tipico della comunicazione dei nostri tempi. La storia è divisa in tredici capitoli, quasi isolati gli uni dagli altri, ma cuciti insieme da personaggi che in una sezione sono secondari e marginali e dopo diventano protagonisti. Ma non c’è esibizionismo nelle scelte stilistiche e strutturali della Egan, ma la volontà di trovare la forma migliore per far comunicare i propri soggetti: un intera parte, ad sempio, è scritta con mappe mentali in power point, dato che è l’espressione di una ragazza con disturbi soecifici del linguaggio. C’è un’empatia, un amore che traspare da ogni riga anche nei confronti di personalità sgradevoli, approfittatrici e meschine. Ognuno dei personaggi coinvolti è segnato da un fallimento, rispetto al quale cerca di sopravvivere, concentrandosi però troppo su se stesso e perdendo la ricchezza dei rapporti umani, pur credendo di non farlo, vista l’iperconnessione garantita dai nuovi media, che dà l’illusione di favorirli. Ci sono incastri, incroci che ti segnano e dai quali puoi riuscire a uscire, se ti affidi alla forza di vivere il presente, senza rimuginare costantemente sul quanto sei cambiato dal passato, su dove siano finiti i tuoi sogni. Sono domande che ti annullano e ti spingono a isolarti sempre di più.Questo libro, veramente sorprendente, è un grido, un atto di ribellione contro l’isolamento, l’egotismo che è tipico del nostro quotidiano e in cui tanti scivolano, credendo, in realtà, di essere liberi dai condizionamenti e dalle paure. Da leggere.
SEGNALAZIONE:
‘Sulle rive di un mare di plastica’ di Carlo Bellisai / La Città Degli dei.
Carlo è un nonviolento attivo da anni nella sua terra, la Sardegna, che riesce anche a dare il suo contributo importante e sentito alle attività del Movimento Nonviolento in generale. Questo libro, che contiene tredici racconti fantastici, quasi surreali, autonomi, è un monito, un’indicazione, un invito a smettere di trattare la nostra Terra con distacco e sufficienza, ma di provare ad ascoltarne il grido di dolore. Un’umanità schiava del denaro, del potere, immersa nella Plastica, esempio concreto di strumento dannoso, ma ormai quasi insostituibile. Con ironia amara, l’autore ci guida in un viaggio verso noi stessi e le nostre emozioni, per portarci verso un orizzonte più pulito e autentico. In tutti i sensi.