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Ndileka Mandela e la difesa dei diritti

DiDaniele Lugli

Lug 8, 2019

Del gruppo musicale, promosso da Dan Chiorboli – di origine ferrarese ma cresciuto in Sudafrica – fanno parte

Phil Manzanera (Roxy Music & Pink Floyd), Cisco Bellotti (Modena City Ramblers), Roberto Formignani (The Bluesmen), N’Faly Kouyate (Afro-Celt Sound System) e Peter Gabriel. Nella prima serata gli artisti e Ndileka illustreranno l’iniziativa in un incontro dibattito. Il titolo è di per sé significativo: “Cosa ci rende liberi: liberazione e diritti umani”. Il 9 sera vi sarà il concerto offerto, come tutte le iniziative in programma, dalle cooperative ferraresi che in tal modo festeggiano la giornata internazionale della cooperative, prima domenica di luglio.

Ndileka Mandela, che ha un programma di incontri con realtà impegnate nella tutela dei diritti in particolare di donne e bambini, conclude il 10 la sua presenza ferrarese con l’appuntamento “Chi difende i difensori?” in un dialogo sui diritti umani con me, occasione anche di presentazione del numero di Azione Nonviolenta dedicato al tema.

Penso all’incontro con questa donna, che ha circa l’età di mia figlia. Suo padre, di qualche anno più giovane di me, figlio maggiore di Nelson Mandela, è morto in un incidente stradale a 24 anni nel 1969. Lei aveva solo 4 anni. Nelson era in carcere e non gli fu permesso di partecipare al funerale. Ndileka vide brevemente, a 16 anni, il nonno recluso. Doveva attenderne altri 9 per poterlo abbracciare. Gli fu particolarmente vicina negli ultimi anni di vita, assistendolo da infermiera professionale quale è. Alla sua morte avvertì un preciso dovere: “È una mia responsabilità, come nipote più grande di Nelson Mandela, utilizzare l’enorme privilegio del nome che porto per contrastare il razzismo, la violenza contro le donne e i bambini, la violazione dei diritti umani, in ogni momento e luogo in cui mi è possibile”. Per farlo nel modo migliore ha promosso la Fondazione Thembekile Mandela, intitolata al padre, che ha appena fatto in tempo a conoscere.

Auguro il massimo successo al tour in Europa di Amicizia e Solidarietà, mentre imperversano nel continente Ostilità ed Egoismo. Abbiamo molto bisogno di un Progetto di Liberazione, mentre si costruiscono muri, sbarramenti, lager. Il nostro incontro sarà il 10 luglio. Dopo quattro giorni c’è l’anniversario (il 230°) della Presa della Bastiglia, atto di liberazione e assieme inizio della Rivoluzione, che ci ha dato i principi fondamentali del vivere civile, il fondamento dei diritti umani: Liberté, Egalité, Fraternité.

Mi piacerà chiedere a Ndileka dell’Uguaglianza, a prescindere dal colore della pelle, dal sesso, dall’età… perché è dall’uguaglianza che occorre partire affinché anche gli altri due principi trovino giusta collocazione. Solo tra uguali può esservi Libertà. In assenza di uguaglianza vi sono solo arbitrio e privilegio per pochi, soggezione e sfruttamento per tutti gli altri. Lo vediamo mentre la diseguaglianza esplode. Le cooperative sono impegnate nel contrasto. Il tema della giornata di quest’anno è così indicato da Ariel Guarco, Presidente della International Cooperative Alliance: “Le cooperative aiutano a preservare l’occupazione e promuovono il lavoro dignitoso in tutti i settori dell’economia. Attraverso la partecipazione, i soci hanno una motivazione per cambiare la loro vita, le loro comunità e il mondo”.

La Fraternità esige l’eguaglianza tra sorelle e fratelli, liberi da padri padroni. Ci piace tradurre Fraternità in Solidarietà. Non solo perché ci sono fratelli che, da Caino a Romolo ai giorni nostri, danno pessimi esempi, pure il tour europeo si intitola all’Amicizia e alla Solidarietà. Inoltre la nostra Costituzione all’articolo 2 “riconosce e garantisce i diritti inviolabili” ma “richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. È un monito: senza questa solidarietà i diritti, proclamati inviolabili, si squagliano. Lo stiamo, dolorosamente e quotidianamente, sperimentando, anche nei nostri paesi privilegiati.

Sarà dunque con noi a ricordarci la necessità di “contrastare il razzismo, la violenza contro le donne e i bambini, la violazione dei diritti umani”. Ancora una donna si unisce alle due trentenni, Pia Klemp e Carola Rakete, capitane coraggiose, che concretamente lo hanno fatto soccorrendo persone in mare, e sono perciò accusate di gravi reati in Italia. Parleremo di questo e altro nel pomeriggio di mercoledì 10 luglio, alle 18.30, in via Luigi Medini sede della cooperativa Castello. Lì ceneremo assieme con quanto ciascuno avrà portato in una lunga tavolata allestita dai soci cooperatori. Luigi Medini (Gigi) era un giovane medico, antifascista, partigiano, fucilato con altri nel novembre del ’44 in località vicina al luogo dell’incontro. I corpi vennero occultati e diffusa la voce della traduzione in Germania degli arrestati, consegnati dai fascisti ai nazisti. Solo nell’estate del ’45, con la scoperta dei corpi, affiorò la verità.

Un motivo in più per sentirsi, oltre che amiche e amici – non è poco: quelli che si amano –compagne e compagni: “un nome bello e antico che non dobbiamo lasciare in disuso; deriva dal latino cum panis che accomuna coloro che mangiano lo stesso pane. Coloro che lo fanno condividono anche l’esistenza con tutto quello che comporta: gioia, lavoro, lotta e anche sofferenze… Noi della Resistenza siamo Compagni perché abbiamo sì diviso il pane quando si aveva fame ma anche, insieme, vissuto il pane della libertà che è il più difficile da conquistare e mantenere”, scriveva Mario Rigoni Stern e ammoniva, una dozzina di anni fa: “All’erta Compagni! Non è il tempo di riprendere in mano un’arma ma di non disarmare il cervello sì, e l’arma della ragione è più difficile da usare che non la violenza”.

È tempo di nonviolenza, attiva e consapevole, contro i nuovi nemici dell’eguaglianza, della libertà, della solidarietà. Dal Sudafrica, terra nella quale Gandhi iniziò la pratica della nonviolenza, ci giunge un contributo e un richiamo. Ascoltiamolo, traduciamolo nella nostra realtà.

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2023), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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