• 5 Novembre 2024 16:22

A tentoni. Una favola di Natale (parte 1)

DiElena Buccoliero

Dic 28, 2022

Mai avuto paura del buio.

Vabbè, ci sarebbe stato da ridere, con quel che ho passato. Non dico adesso; nel posto di prima.

Lì davvero non ci vedevo un accidente e mi toccava muovermi a tentoni, sbattendo contro i bordi un po’ col piede, un po’ con lo zigomo o col gomito, secondo come mi giravo.

Fate conto di stare a mollo in una specie di piscina termale gigantesca, grande milioni di volte voi, con un’acqua densa e tiepida al punto giusto, e che tutto intorno sia proprio buio pesto. A stare sempre da soli c’è modo di conoscersi, i giorni non sono mai uguali anche se lì per lì ti pare che non succeda mai niente e ti verrebbe voglia, che so, di accenderti una sigaretta per far passare quei dieci minuti. Invece: “Nein, non si fuma nei luoghi chiusi”, bacchettate sulle dita appena cominci ad averle e anche quello è un bel miracolo. Poi siccome hai le dita ti dispiace non ci sia nessuno per giocare a palla, ma ti passa subito tanto non hai la palla.

È andata meglio ai miei vicini di casa – li ho conosciuti dopo – erano in due, si facevano compagnia. Certo, c’è anche chi si è trovato in quattro o cinque e non è scontato andare d’accordo con degli sconosciuti, anzi devi farti furbo se vuoi acciuffare qualcosa da mettere sotto i denti.

Io, almeno, tutto quello che c’era era per me, su questo non mi posso lamentare. Anzi…

Si dice sempre, no?, che l’infanzia a ripensarci dopo è un’età dell’oro. Beh, per me lo è stata veramente. Mi sono divertito un mondo i primi tempi, prima di cominciare a pensare che quel posto mi stava stretto. Da quel punto in poi è stata dura, mi è toccato imbastire una dura lotta sindacale, calci e pugni contro il muro ogni giorno finché mi hanno fatto smammare e sapete com’è, lì per lì sembra una liberazione, poi ti rendi conto delle responsabilità e ti viene la nostalgia.

Prima, per esempio… Non saprei dire prima quando, il tempo è un concetto piuttosto vago in posti come questo, ma insomma prima mi trovavo sul bordo del lago Edoardo, che in effetti non sembra un nome adatto a un lago semmai a una pecora, o a uno zio, lo zio Edoardo, ma dalle mie parti l’hanno chiamato così e siccome l’acqua mi piace, sempre per via della piscina termale dove sono stato, ci sono andato a mollo ma la luce era anche troppo forte e ho chiuso gli occhi. Credo proprio di essermi assopito.

Il momento dopo mi sono visto qui e ho esultato: vuoi vedere che mi hanno fatto rientrare? Mi c’è voluto un giro di esplorazione per rendermi conto che sto da tutt’un’altra parte.

Un giro… Si fa per dire, anche lo spazio è un concetto vago in posti come questo. Più che altro ho dato un’occhiata perché è buio, sì, ma non buio pesto e a me basta poco per capire le cose, sono un tipo piuttosto sveglio dovreste esservene accorti e comunque più di tanto non mi posso girare, è stato questo a trarmi in inganno. Stretto per stretto, mi sembrava la stessa gabbia e mi sono detto: “Sei tornato a casa, rilassati. Ti metti qui fermo fermo, al buio, con questo continuo cullare, e finalmente ti godi un bel pisolino”. Solo che poi è arrivato questo tanfo inverecondo, come di riso grezzo mal cucinato… Chi è che si è scordato di portare fuori il sacco dell’umido? Vai a sapere se viene da dentro o da fuori, qui del resto non è facile capire cos’è il dentro e cos’è il fuori e in piscina era lo stesso, ecco un’altra somiglianza che può ingannare anche un tipo sveglio come me, ma le differenze ci sono e il tanfo è una di queste, in peggio si capisce.

Ci sono anche i lati positivi, come in tutte le cose. Qui ogni tanto filtra una lama di luce. Appena appena, breve e lieve, che non disturba gli occhi ma ti fa sentire meno perso. Io lo so e mi faccio trovare pronto, giro la testa di una sessantina di gradi dopo ogni sospiro e mi preparo a mettere a fuoco quello che mi si presenta davanti per vedere se un po’ alla volta mi faccio un’idea d’insieme.

Per dire, qui l’arredo è sui toni del verde, l’ho intravisto quando sono entrato. Nel posto di prima non c’erano colori o se c’erano non si potevano vedere che è come non averceli per niente, ve l’ho già detto che era buio pesto, potevano disegnare l’arcobaleno e non c’era modo di rendersene conto. Devo ammettere però che là appena entrato fluttuavo (bei tempi; poi come ho detto è finita la pacchia e sono finiti anche i tuffi a cufaniello, quelli che si fanno in posizione fetale), qui invece mi trovo immerso in un’umidità sottile sottile, rannicchiato su un bel cuscino d’erba verde che si muove su e giù come la piscina di prima, secondo un ritmo costante.

Questa faccenda delle pulsazioni mi fa sentire a casa e nel complesso la sistemazione non è male, peccato che l’imbottitura dev’essere di ieri – anzi ho paura che la puzza arrivi proprio da qui e sarebbe un bel pasticcio, primo perché come niente mi si attaccherebbe addosso e se poi devo uscire non è bello andare in giro in certe condizioni, secondo perché con l’erba marcia arrivano le bestie che a me fanno una certa impressione, gli adulti si danno a intendere che tra cuccioli ci sia un certo affratellamento ed è una delle tante panzane che si raccontano per non occuparsi dei bambini – o sarò io un’eccezione, può anche darsi, sono un tipo piuttosto maturo per la mia età – comunque a me fanno ribrezzo i vermi e gli insetti, anche l’erba marcia non mi sembra un bel posto dove stare sdraiati, solo che nello stretto di qui non ho alternativa.

(continua mercoledì prossimo)

 

Di Elena Buccoliero

Faccio parte del Movimento Nonviolento dalla fine degli anni Novanta e collaboro con la rivista Azione nonviolenta. La mia formazione sta tra la sociologia e la psicologia. Mi occupo da molti anni di bullismo scolastico, di violenza intrafamiliare e più in generale di diritti e tutela dei minori. Su questi temi svolgo attività di formazione, ricerca, divulgazione. Passione e professione sono strettamente intrecciate nell'ascoltare e raccontare storie. Sui temi che frequento maggiormente preparo racconti, fumetti o video didattici per i ragazzi, laboratori narrativi e letture teatrali per gli adulti. Ho prestato servizio come giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna dal 2008 al 2019 e come direttrice della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati dal 2014 al 2021. Svolgo una borsa di ricerca presso l’Università di Ferrara sulla storia del Movimento Nonviolento e collaboro come docente a contratto con l’Università di Parma, sulla violenza di genere e sulla gestione nonviolenta dei conflitti.

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