All’età di 95 anni, è morto il venerabile Thích Nhat Hạnh (chiamato Thay, maestro) monaco buddhista zen, poeta, leader spirituale, attivista nonviolento, pellegrino per la pace. Il Movimento Nonviolento si unisce con gratitudine al lutto internazionale del mondo pacifista e spirituale.
Durante la guerra del Vietnam si mantenne equidistante sia dal governo del Vietnam del Nord sia dal Vietnam del Sud e diede vita al movimento di resistenza nonviolenta dei “Piccoli Corpi di Pace”: gruppi di laici e monaci che andavano nelle campagne per creare scuole, ospedali e per ricostruire i villaggi bombardati, nonostante subissero attacchi da entrambi i contendenti (vietcong e statunitensi), poiché li ritenevano alleati del proprio nemico. Per questa iniziativa venne prima arrestato e torturato (1964) e poi esiliato; divenne una voce importante in un movimento che chiamò “buddismo impegnato”, l’applicazione dei principi buddisti alla riforma politica e sociale.
Dopo l’esilio si traferì negli Stati Uniti dove studiò alla Princeton University e successivamente tenne conferenze alla Cornell e alla Columbia. Ha influenzato il movimento pacifista americano, spingendo Martin Luther King ad opporsi esplicitamente alla guerra del Vietnam, come già gli chiedeva la moglie Coretta. MLK lo nominò per il premio Nobel per la pace nel 1967, ma il premio non fu assegnato a nessuno quell’anno. “Non conosco personalmente nessuno più degno di questo gentile monaco del Vietnam”, scrisse MLK all’Istituto Nobel in Norvegia. “Le sue idee di pace, se applicate, costruirebbero un monumento all’ecumenismo, alla fratellanza mondiale, all’umanità”.
È stato nel 1973 a capo della delegazione vietnamita nelle trattative di pace di Parigi. Stabilitosi in Francia, ha diffuso il suo pensiero e la pratica sociale globale per la pace, il disarmo, l’ecologia; fondatore nel 1982 del Plum Village, una comunità globale di centri di pratica della consapevolezza che offrono ritiri e insegnamenti sul buddhismo impegnato e sull’arte di vivere in consapevolezza. Autore di importantissimi libri sulla nonviolenza, impegnato nei movimenti e nell’azione, è stato un punto di riferimento mondiale per tutti gli amici della nonviolenza. Da alcuni anni era stato colpito da un ictus, ma ha proseguito il suo impegno di preghiera e compassione ottenendo di poter rientrare in Vietnam nella sua comunità.
“La nonviolenza non è un dogma, ma un processo” è una sua frase che sintetizza bene l’insegnamento di questo Thay persuaso della compresenza:
Domani, continuerò ad essere. Ma dovrai essere molto attento per vedermi. Sarò un fiore o una foglia. Sarò in quelle forme e ti manderò un saluto. Se sarai abbastanza consapevole, mi riconoscerai, e potrai sorridermi. Ne sarò molto felice.
Il Dalai Lama, suo grande amico, lo ricorda così:
“Nella sua opposizione pacifica alla guerra del Vietnam, nel suo sostegno a Martin Luther King e soprattutto nella sua dedizione a condividere con gli altri non solo come la consapevolezza e la compassione contribuiscono alla pace interiore, ma anche come gli individui che coltivano la pace della mente contribuiscono alla vera pace nel mondo, il Venerabile ha vissuto una vita veramente significativa. Non ho dubbi che il modo migliore in cui possiamo rendergli omaggio è continuare il suo lavoro per promuovere la pace nel mondo”.
Non abbiamo dubbi neanche noi: siamo più soli per la perdita di un grande Maestro. Siamo grati e più forti per l’aiuto compresente che ora ci verrà anche da Thay. Staremo attenti per continuare a “vederlo” nelle iniziative per la pace, la nonviolenza e il disarmo.
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Ringraziamo, infine, il compianto amico Nanni Salio, che per primo, tanti anni fa, ci fece conoscere la perla preziosissima del pensiero e dell’azione di Thich. Qui un’intervista a Thich Nhat Hanh pubblicata su Azione nonviolenta nel 2001 https://www.azionenonviolenta.it/azione-nonviolenta-dicembre-2001/