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Afghanistan: necessaria l’azione di governo italiano e comunità internazionale per la difesa dei diritti umani

Diadmin

Ago 19, 2021
On patrol in North East Bamyian with Kiwi Team One, performing both mounted and dismounted patrols. Afghanistan flag. The NZ PRT Bamyan is tasked with maintaining security in Bamyan Province. It does this by conducting frequent presence patrols throughout the province. The PRT also supports the provincial and local government by providing advice and assistance to the Provincial Governor, the Afghan National Police and district sub-governors. Thirdly the NZ PRT identifies, prepares and provides project management for NZAID projects within the region. These are contracted to Afghan companies who hire local workers to assist with the completion of these projects. Thus each project provides new amenities, and also provides employment in the region.

Il deteriorarsi delle condizioni in Afghanistan, già fortemente provato da una guerra civile strisciante, pone il Governo italiano e la comunità internazionale tutta di fronte all’obbligo di un’azione immediata in difesa dei diritti umani.

L’accordo di pace tra Stati Uniti e talebani, siglato a Doha nel febbraio 2020 in vista della proposta di ritiro delle truppe statunitensi, ha rimandato la questione di una soluzione politica in Afghanistan ai colloqui diretti tra rappresentanti del governo afgano da una parte e rappresentanti dei talebani dall’altra. Così sono iniziati i cosiddetti “colloqui intra-afghani” lo scorso settembre a Doha, in Qatar e a dicembre, le squadre negoziali avevano raggiunto un accordo solo sulle regole procedurali per avviare i veri e propri negoziati di pace (1).

Nonostante i colloqui di pace, durante l’intero anno il conflitto armato ha continuato a mietere vittime tra i civili e a far crescere il numero di sfollati interni. Stando a quanto riportato dalla Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UN Assistance Mission in Afghanistan – Unama) tra il 1° gennaio e il 30 giugno 2021, sono state censite 5.183 vittime civili – 1.659 uccisi e 3.524 feriti, fra i quali un numero altissimo di ragazze, donne e bambini. Il numero totale di civili uccisi e feriti è aumentato del 47 per cento rispetto alla prima metà del 2020, invertendo la tendenza degli ultimi quattro anni e, rispetto ai primi sei mesi del 2020, il numero di bambine e donne uccise o ferite è pressoché raddoppiato (2).

I diversi gruppi armati sono stati collettivamente responsabili del deliberato attacco e dell’uccisione di civili, tra cui insegnanti, operatori sanitari, operatori umanitari, giudici, leader tribali e religiosi e dipendenti statali. Gli attacchi si sono manifestati in aperta violazione del diritto internazionale umanitario, prendendo deliberatamente di mira persone e obiettivi civili. I minori hanno continuato, inoltre, a essere reclutati per il combattimento, in particolare da gruppi armati e dalle forze di sicurezza afghane, tra cui milizie filogovernative e polizia locale, e hanno subìto molteplici violenze, compresi abusi sessuali. Secondo l’Unama, l’Afghanistan ha continuato a essere uno dei paesi più mortali al mondo per i bambini.  

Gli ultimi giorni hanno visto un’escalation mortale dei combattimenti nelle province afghane aggravando ulteriormente le sofferenze indicibili di un paese in cui, stando ai dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), oltre 5 milioni di persone sono già sfollate all’interno del Paese e vivono in condizioni al limite della sopravvivenza. Un numero destinato ad aumentare di oltre 359.000 nuovi sfollati nel 2021, sempre secondo le stime di OIM. Solo nell’ultimo mese circa 75.000 minori sono stati costretti ad abbandonare le loro case.

Di fronte all’attuale quadro di repentino deterioramento delle condizioni di sicurezza interna del Paese, chiediamo al Governo italiano di:

  • Esortare tutte le parti in conflitto e adoperarsi in seno alla comunità internazionale per porre fine alla violenza, proteggere l’accesso umanitario e rispettare il diritto umanitario internazionale.
  • Assicurare rapidamente l’apertura di corridoi ed evacuazioni umanitarie verso l’Italia non solo per chi abbia collaborato con militari, diplomatici italiani e organizzazioni umanitarie, ma per chiunque si trovi in condizioni di vulnerabilità, garantendo loro sicurezza e incolumità, anche su suolo italiano.
  • Aumentare le quote relative ai reinsediamenti e sostenere eventuali canali di ingresso integrativi anche promossi dalla società civile. Chiediamo inoltre che alle frontiere italiane venga garantito il diritto di asilo e il pieno accesso alle procedure per la sua richiesta e che si monitori affinché non avvengano respingimenti. Infine, che l’Italia si adoperi in sede UE affinché nessuno stato membro attui rimpatri forzati di cittadini afghani.
  • Tutelare e promuovere i diritti delle donne e dei bambini, vittime di violenze e discriminazioni. A tal fine, l’Italia dovrebbe sostenere la società civile locale e l’attuazione di programmi di promozione e tutela dei diritti umani.

Action Aid Italia

Afgana Associazione di sostegno alla società civile afgana

Aidos – Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo – Onlus

Amnesty International Italia

AOI- Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale

CGIL

CINI – Coordinamento Italiano NGO Internazionali

Cpo-Fnsi

DonneinQuota

DonnexDiritti Network

GiULiA giornaliste

Giuristi Democratici

Iniziativa femminista

Libera contro le Mafie e Gruppo Abele

Oxfam Italia

Period Think Tank Aps

Rete Italiana Pace e Disarmo

Save the Children

Se non ora quando

WeWorld


1 – Si veda il Rapporto annuale 2020-2021 di Amnesty International

2 – Si veda Unama, Afghanistan 2021 Midyear Update on Protection of Civilians in Armed Conflict: https://unama.unmissions.org/sites/default/files/unama_poc_midyear_report_2021_26_july.pdf

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