Così mi pare Salvemini indicasse i neofascisti. Quanto al candidato c’è chi osserva, al di là di valutazioni etico politiche, che è vecchio e spesso malato. Ma sta benissimo! Basta che non lo si chiami in Tribunale per rispondere di qualche comportamento.
Sarà la suggestione della citazione salveminiana. Mi sono chiesto se non possa essere definito lui stesso un malvissuto o magari un malvivente. La lettura di diversi dizionari mi conferma questa possibilità. Potrebbe anzi rientrare tra diversi tipi, che vedo proposti come sinonimi. Uno che mi sembra appropriato è farabutto. Considero l’etimologia dal basso tedesco Freibeuter, olandese, Vriibuiter. Possiamo dire anche filibustiere, che a noi arriva attraverso lo spagnolo filibustero. L’etimo è lo stesso vrij, libero, buiten, bottino. Il termine è usato nel sec. 17° per indicare i predoni di mare francesi, inglesi, olandesi operanti soprattutto nel mar Caribico. Ora, mi ricorda il dizionario, indica “persona scaltra, affarista senza scrupoli, imbroglione” e “con senso attenuato e scherzoso, persona furba, sbarazzina”. Direi che ci siamo.
È una guerra corsara quella che sta conducendo per conquistare uno per uno i grandi elettori necessari per vincere. Non ci crede il già fido Giuliano Ferrara, “vecchio pirata berlusconiano da tempo in disuso, sempre innamorato del senso di quell’avventura”. Ci crede Gianfranco Rotondi: “Ce la farà, sarà l’odio a guidare i delusi di Pd e M5S”. Magari anche una buonuscita può convincere, chi sa che non sarà neppure presentato alle prossime elezioni. Rotondi lo saluta già come “il nuovo Sandro Pertini”. Uguale, uguale, da confondersi persino. Anche lui perseguitato dai tribunali…
L’assiste, infaticabile e ineffabile, Sgarbi nella caccia ai peones. Non si fa con lo schioppo, come già i bucanieri i migliori alleati dei filibustieri. “Bucanieri, ossia cacciatori di buoi selvatici – ci informa Salgari nel “Corsaro nero”. – Seccare e affumicare le pelli degli animali uccisi, esprimevasi dai Caribbi col vocabolo di bucan e da questo venne il titolo di bucanieri”. Si fa con lo smartphone questa caccia ai grandi elettori. Leggo che sul divano di Arcore Vittorio scorre l’agenda. “Questo è incerto, Silvio, chiamiamolo”. Compone il numero: “Caro onorevole, ho qui accanto a me il presidente che vorrebbe salutarla”. Il bottino non è al momento sufficiente secondo i calcoli dell’accorto mastro d’equipaggio.
Qualcuno ha notato che la scesa in campo del Cavaliere fa tornare indietro nel tempo, fa ringiovanire. A me addirittura riporta alle prime letture, a Salgari, al “Corsaro nero”. Bella e tragica vicenda quella del signore di Ventimiglia che, per tener fede al giuramento fatto ai fratelli morti, abbandona nella scialuppa alla deriva la donna amata. “Ebbene – diss’ella – uccidetemi! Il destino ha voluto che mio padre divenisse traditore e assassino… uccidetemi, ma voi, colle vostre mani. Morrò felice, colpita dall’uomo che immensamente amo”. Commosso l’equipaggio invoca “Salvatela!”. Niente da fare. La scialuppa si allontana. Carmaux a Wan Stiller “disse con voce triste: Guarda lassú: il Corsaro Nero piange!”.
Piangerà il Cavaliere, uno e trino? È Corsaro Nero, Rosso e Verde contemporaneamente. È Nero, come i suoi prodigiosi capelli, per omaggio alla sdoganata filibusta, con teschio e ossa incrociate. È Rosso nella versione Pertini. È Verde, colore iniziale dei bucanieri – “Quegli uomini, che dovevano diventare più tardi i più valorosi alleati dei filibustieri, vivevano come i selvaggi sotto misere capanne improvvisate con pochi rami” – e inoltre a sottolineare la sua sensibilità ecologica.
Penso non sarà lui. Saranno altri a piangere e soffrire non solo per la qualità delle sue barzellette. È spietato contro i traditori non meno del salgariano Corsaro nero, che aveva le sue ragioni: “Mi ha ucciso tre fratelli, ve lo dissi, e commise un infame tradimento”.
C’è un film che può essere considerato di buon auspicio, “I tre corsari”. Si apre con una notizia inesatta nei titoli di testa: “da Il corsaro Verde di Salgari”. Un libro esce effettivamente con quel nome, ma è in realtà di Sandro Cassone. Lo crede il regista Mario Soldati. Possono dunque Silvio e la maggioranza dei parlamentari, che lo chiamano così, credere all’illustre pedigree egiziano di una ragazza marocchina. L’avrebbe detto lei per presentarsi meglio. La presidente del Senato, allora sottosegretaria alla Giustizia, ricorda addirittura testimonianze secondo le quali Mubarak parla di questa sua nipote a Berlusconi, in un incontro ufficiale. Nella post-verità l’Italia c’è da sempre. Berlusconi l’ha solo eretta a sistema. Che il film si apra con una innocente bugia è comunque di buon auspicio. I tre corsari combattono come un sol uomo. Muore la versione rossa, come era prevedibile. Restano Corsaro Verde e Corsaro Nero. Grazie a loro è conquistata Maracaibo e pure la donna amata, non abbandonata a una scialuppa alla deriva.
È merito dell’unità, come è scritto nel Corsaro Nero: “Fu allora che i bucanieri e i filibustieri si unirono col titolo di fratelli della Costa”. È allora che i moderni filibustieri e bucanieri si uniscono nella Casa della Libertà, per governare apparentemente invincibili. In soccorso al vincitore accorrono democratici cristiani, socialisti, repubblicani, liberali – sempre con licenza parlando. È stato così per Palazzo Chigi, l’obiettivo è ora il Quirinale. Difficile, ma nulla è impossibile al pirata – greco, pirao, assalto – che indossa di nuovo la mitica bandana che miracolosamente lo ringiovanisce. Nel Corsaro Nero è scritto: “pochi corsari furono i creatori di quella razza formidabile di filibustieri che doveva, in breve, far stupire il mondo intero colle sue straordinarie, incredibili imprese”. Le imprese non sono finite, secondo il sodale Dell’Utri.