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All’Università Bacha Khan del Pakistan è stata colpita anche la storia della nonviolenza musulmana. Perché fa paura

DiPasquale Pugliese

Gen 25, 2016

Tra i molti criminali attentati terroristici in vari Paesi del mondo, sono particolarmente odiosi quelli che prendono di mira le scuole e le università, i luoghi di studio dove attraverso la conoscenza si vogliono superare fanatismi e fondamentalismi. Le scuole degli Stati Uniti sono quelle maggiormente colpite (dai fondamentalisti cristiani), l’attentato al campus di Garissa in Kenia il più sanguinoso e l’ultimo, quello all’università Bacha Khan di Charsadda, in Pakistan il più tristemente simbolico (questi ultimi colpiti dai fondamentalisti musulmani). Il 20 gennaio un commando terrorista ha fatto irruzione nell’Università pakistana dedicata a Bacha Khan, nel giorno delle celebrazioni per l’anniversario della morte di Khan Abdul Ghaffar Khan – detto Badshah o, appunto, Bacha Khan – uccidendo ventidue tra studenti e insegnanti e ferendone decine di altri. La scelta dell’Università e del giorno non è casuale, ma è un preciso attacco all’islam nonviolento di cui Badshah Kkan – morto il 20 gennaio del 1988 – è stato promotore e organizzatore. Chiamato, per questo, il “Gandhi della Frontiera”.

Gaffar Khan, nato in una famiglia musulmana benestante nella regione dei Pashtun (o Pathan) – oggi tra Pakistan e Afghanistan – era un ragazzo negli anni della rivolta popolare contro la dominazione britannica nel luglio del 1897, repressa violentemente dagli inglesi che distrussero i raccolti, tagliarono gli alberi, avvelenarono i pozzi, demolirono le case. Comprendendo, man mano, che la via dell’autonomia del popolo Pathan passa per le riforme sociali e l’educazione, Gaffar comincia ad aprire scuole popolari aperte a tutti nei villaggi, sfidando sia il potere britannico che i mullah tradizionalisti. Per questo, alterna le visite ai villaggi di montagna con i soggiorni in carcere, che durano anni. Nel 1928 è inevitabile l’incontro con Gandhi e con il movimento per l’auto-governo dell’India, ed anche grazie a questo matura sempre di più l’idea che la strada della nonviolenza organizzata sia quella necessaria ad unire e liberare un popolo orgoglioso, come i Pashtun, in lotta permanente anche contro se stesso per un arcaico codice d’onore.

Crea così, sulla Frontiera un vero e proprio “esercito nonviolento”, il Khudai Khidmatgar (Servi di Dio), aperto a uomini e donne, disarmato disciplinato e con compiti civili – aprire scuole, promuovere progetti sociali, organizzare l’autogoverno dei villaggi, lottare per l’indipendenza – che, a partire da un primo nucleo di 500 persone aumenta man mano fino a contare 80.000 aderenti, che si collegano direttamente alla lotta satyagraha gandhiana. Indossano la camicia rossa e per questo dagli inglesi sono chiamati “comunisti”. Subiscono una repressione feroce alla quale resistono con eroismo e nonviolenza. Raggiunta l’indipendenza indiana dall’impero britannico, sia Gandhi che Badshah Khan – sempre più alleati – si oppongono all’idea che musulmani e indù non possano vivere pacificamente in uno stesso Paese. Ma il primo è ucciso da un fondamentalista indù, il secondo arrestato dal nuovo governo musulmano del Pakistan. L’esercito nonviolento messo al bando e le sue sedi distrutte. Bacha Kan, passerà trent’anni in carcere e sette in esilio in Afghanistan. la sua storia è raccontata, in italiano, nel libro di Eknath Easwaran, “Badshah Khan, il Gandhi musulmano”.

Non è un caso che la giovane premio Nobel per la pace 2014 Malala Yousufzai – colpita dai fondamentalisti pakistani mentre andava a scuola – sia una ragazza pashtun e che Malala abbia citato Bacha Khan – insieme a Gandhi e Martin Luther King – nel discorso di accettazione del Premio, per aver imparato da loro la “filosofia della nonviolenza”. Non è un caso dunque che siano stati colpiti gli studenti e gli insegnanti dell’Università Bacha Khan, esattamente durante le celebrazioni dell’anniversario della morte del Gandhi della Frontiera. Ciò signifnifica – ancora una volta – che la nonviolenza fa paura a tutti i fondamentalismi di qualunque religione. Anche per questo la difesa civile, non armata e nonviolenta – della quale proprio l’esercito nonviolento di Bacha Khan è stato un importante antesignano, in un territorio musulmano – è il migliore antidoto a guerre, fanatismi e terrorismi.

Di Pasquale Pugliese

Pasquale Pugliese, nato a Tropea, vive e lavora a Reggio Emilia. Di formazione filosofica, si occupa di educazione, formazione e politiche giovanili. Impegnato per il disarmo, militare e culturale, è stato segretario nazionale del Movimento Nonviolento fino al 2019. Cura diversi blog ed è autore di “Introduzione alla filosofia della nonviolenza di Aldo Capitini” e "Disarmare il virus della violenza" (entrambi per le edizioni goWare, ordinabili in libreria oppure acquistabili sulle piattaforme on line).

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