Sono lì per divertirsi e dunque si beve birra e non solo, ma birra soprattutto. È una partita di pallone: la birra è di rigore guardando la tivù. Vieppiù se maxi è lo schermo e siamo in tanti e le bottiglie sono proibite perché di vetro. Sembra di essere allo stadio, non mancano fumogeni e petardi. Le bottiglie sono entrate e tante. La festa sarebbe completa non la guastasse il risultato infausto: colpa di un malefico Cristiano e dei suoi accoliti. Ci vuole un’idea per uscire dalla depressione che si va diffondendo, per vivacizzare la serata che s’ammoscia. La bomba, la bomba, si grida. L’effetto è immediato, superiore alle aspettative. Le bottiglie si frantumano al suolo e ci si cade sopra. Se la partita è persa almeno i cocci sono tuoi.
Ma non c’è proprio da ridere. Dovremo abituarci ad affrontare situazioni critiche, provocate magari da un nostro fratello scemo, senza aggravarle facendoci prendere dal panico. Abbiamo pensato anche a questo con la proposta di legge “Un’altra difesa è possibile”, mentre forze politiche fanno a gara nel diffondere la paura sperando di poterne trarre profitto.
Il discorso sarebbe lungo. Qui ci può stare solo un piccolo consiglio, non risolutivo, ma occasionato da questa vicenda. Rompere le bottiglie, meglio se di birra, è un bisogno per molti irresistibile. Ne trovo testimonianza sulla spiaggia tutta sabbia. Lì gli appassionati si portano un martello, credo. Non c’è altro modo per romperle comodamente, Se proprio la pulsione è irresistibile, e lo capiamo bene, consigliamo però di rompersele sulla propria testa. In piazza, in spiaggia, ovunque. Che sballo!