• 23 Dicembre 2024 21:32

Anche in guerra Privato è bello!

DiDaniele Lugli

Gen 23, 2023

Per secoli prosperano le Compagnie di ventura. I potenti trovano conveniente affidare la propria sicurezza e la conduzione della guerra a persone esperte, della cui fedeltà si assicurano col denaro. Ovunque in Europa fioriscono le associazioni di mercenari con i loro prestigiosi condottieri. Armamenti diversi ed eserciti nazionali portano alla decadenza delle Compagnie. Ora tornano protagonisti i professionisti della guerra, riuniti in CMP, Compagnie Militari Private. La sfera del pubblico si riduce. Anche qui il privato appare più efficiente. È la festa delle CMP o se si preferisce, nella lingua dell’Impero, PMSC, Private Military & Security Companies.

Vediamo due note, potremmo dire famigerate, compagnie, americana l’una e russa l’altra. Più elegante è chiamare contractor i loro componenti anziché mercenari.

La Blackwater è fondata nel 1996 da Erik Prince, un ex militare dei corpi speciali Navy Seals (gli incursori della Marina: Sea, Air e Land, mare, aria e terra). Vantaggiosa si presenta la privatizzazione della guerra in Afghanistan. Secondo la proposta di Erik Prince il costo annuo passerebbe a 5 miliardi di dollari dai 50 spesi mediamente da Washington. Non so in che misura sia attuata, ma in Afghanistan i contractor superano i militari impiegati. Ci si avvale pure di società legate a signori della guerra o talebani. Nello stesso periodo Blackwater opera in Iraq. I corpi di quattro dipendenti della compagnia, nell’aprile del 2004, sono bruciati e appesi a un ponte a Falluja. È forse la prima volta che si sente parlare della Compagnia. L’anno dopo di Falluja si sentirà ancora parlare per i civili bruciati vivi dal fosforo bianco impiegato dagli USA. Non mancano episodi di violenze e sevizie e traffico d’armi. Nel settembre 2007 i contractor, a Nisour Square, Baghdad compiono un massacro, 17 morti e 20 feriti, così immotivato, da comportare una condanna all’ergastolo e tre a 30 anni per i presunti responsabili. Seguono altri processi e soprattutto la grazia del Presidente Trump per la lunga storia di servizio alla nazione, come veterani delle forze armate statunitensi, e il forte sostegno dell’opinione pubblica. Non si dimentica che Blackwater, in 3.073 missioni di scorta al di fuori della Green Zone di Baghdad, subisce 77 attacchi con più di 30 operatori caduti, ma nessun cliente ucciso o gravemente ferito. Il nome Blackwater diviene comunque improponibile. Si muta in Xe Services nel 2009, e poi Academi dal 2011.

La Wagner è la più nota Compagnia russa. È proprietà di Yevgeny Prigozhin, oligarca vicino a Putin (quelli lontani non durano tanto). Consente la presenza della Russia nei conflitti, senza che questa sia ufficialmente coinvolta. I contractor sono particolarmente addestrati, in quanto ex membri delle forze di sicurezza sovietiche e russe. Sono importanti nella raccolta di informazioni di intelligence e in grado di svolgere attività clandestine. Così è stato, o è. a sostegno degli alleati della Russia, in Ucraina, Siria, Venezuela, Libia, Madagascar, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Mali. A seconda dei teatri di conflitto diversi sono i compiti attribuiti. Ad esempio anticipa l’intervento ufficiale russo in Crimea e Donbass, ne affianca l’azione con compiti particolari. Ora, secondo stime del governo statunitense, il gruppo Wagner spende circa 100 milioni di dollari al mese per finanziare le proprie attività militari in Ucraina, facendo affidamento su circa 50mila mercenari, la maggior parte dei quali arruolati nelle carceri russe. Questo non ne ha diminuito la ferocia, ma la professionalità sì. Efficacia e riservatezza risultano compromesse: ex soldati dicono di diffuso malcontento, di equipaggiamenti scadenti, di scarsa tutela. In Siria fornisce intelligence, consulenza, addestramento alle truppe governative. Partecipa alla lotta contro gli insorti alla riconquista di giacimenti di gas e petrolio, anche in cambio di diritti di estrazione. In Venezuela difende gli interessi delle società russe presenti e si schiera a difesa del Presidente Maduro. In Libia sostiene Haftar e rafforza l’influenza diplomatica russa, ora presente in ogni tentativo di risoluzione del conflitto. In tutta l’Africa è all’avanguardia delle mire espansive russe e si fa pagare dai diversi dittatori in contanti o in concessioni minerarie.

È l’Africa il continente nel quale si assiste a una vera esplosione delle CMP. Lo documenta un articolo, “Continente nero. Dagli eserciti privati in Africa il rischio di una colonizzazione” di Matteo Fraschini Koffi, su Avvenire di venerdì 13 gennaio 2023. “Il mondo delle Compagnie militari private (Cmp), o “mercenari”, sta invadendo l’Africa. Mentre la stampa internazionale continua a focalizzarsi sulla Wagner russa, numerose società di sicurezza occidentali, mediorientali e asiatiche, molto più potenti di Wagner, sono riuscite a firmare contratti con decine di Stati africani. Una tendenza che, dopo l’abbandono dell’Afghanistan e dell’Iraq, non potrà che intensificarsi. Le Cmp sul continente nero forniscono al miglior offerente capacità militari, logistiche, di intelligence, sicurezza informatica, oltre a strumenti di propaganda. Si tratta di un settore complesso dove Cmp di diverse nazionalità possono scontrarsi addestrando le forze militari di un determinato Paese africano, oppure combattere fianco a fianco in un altro. L’identità di una Cmp può essere anche celata da un’altra società o fondo d’investimento, oppure con un semplice cambio di nome”. Conglomerati sempre più grandi e potenti si spartiscono il mercato. In uno ritroviamo una nostra conoscenza: Il Constellis group ha avuto origine grazie alla fusione di numerose Cmp tra cui Triple Canopy, Academi, del noto Erik Prince, e Olive Group, fondata da generali israeliani.

Dall’incubatrice africana si attende dunque un espandersi ovunque della presenza della Compagnie di contractor. I vantaggi del loro impiego sono troppi perché questo non avvenga. La morte di un contractor passa inosservata. Non provoca polemiche. Il lutto non supera la cerchia familiare. E poi, il costo! Un team di 12 operatori cinesi costa tra 660 e 950 dollari al giorno; quanto un singolo operatore britannico o americano. Queste altre considerazioni trovo in un articolo su Analisi Difesa del 2020. Si tratta “di un comparto miliardario da cui l’Italia si trova completamente esclusa e in ritardo di almeno 40 anni… Sfruttando a proprio vantaggio quella posizione di ritardo in cui si trova, il nostro Paese può e deve fare tesoro delle esperienze, dei passi falsi e degli strumenti adottati dagli altri per poter sviluppare al meglio un proprio settore ed una sua precisa regolamentazione. Ormai le PMSC sono diventate imprescindibili e bisogna quindi pensare ed adottare tutte le misure per integrarle al meglio anche nel nostro ordinamento”.

Potrebbe obiettarsi che l’Italia ha ratificato, legge 12 maggio 1995, n. 210, la Convenzione ONU contro il reclutamento di mercenari, New York, 4 dicembre 1989 e che un paio di articoli del nostro Codice penale potrebbero in qualche modo ostarvi. Ostacoli simili sono comuni a Russia e USA, che li superano brillantemente. La patria del diritto il modo lo trova di sicuro.

La questione è stata timidamente posta, nella passata legislatura, partendo dall’impiego di guardie giurate all’estero, da alcuni deputati, tra i quali l’on. Francesco Lollobrigida, oggi Ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. I tempi sono maturi. Non può l’Italia, già patria di importanti compagnie di ventura e di condottieri dai nomi suggestivi – Facino Cane, Carmagnola, Gattamelata, Fortebraccio, Giovanni dalle Bande Nere – vivere di ricordi o dell’ospitare, dal 1506, da Giulio II in poi, le guardie svizzere a difesa del Papa. Grande è la tradizione delle compagnie svizzere, durata a lungo anche dopo il divieto della città di Zurigo nel 1522 al mercenariato a favore dello straniero “sia esso il papa, l’imperatore, il re di Francia o singoli principi o signori”. È un effimero successo di Ulrico Zwingli, ostile a questo impiego che ben conosce – campagne militari in Italia, 1513 e 1515 – come cappellano degli zurighesi. Sempre in tale ruolo muore a Kappel nel 1531, nella difesa di Zurigo dall’attacco dei Cantoni cattolici, sostenitori pure del mercenariato.

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2023), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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