Il nostro Paese, con la riforma che disciplina il Servizio Civile Universale, porta a compimento l’ispirazione degli obiettori di coscienza al servizio militare che “la Patria si difende anche senza armi” e contribuisce alla piena attuazione di quanto previsto nell’art. 11 e 52 della Costituzione realizzando iniziative di promozione della pace e della nonviolenza.
Il Servizio Civile Universale si propone inoltre all’Unione Europea come una risorsa importante per contrastare i crescenti nazionalismi, razzismi, ed egoismi che ne minano le radici stesse, attraverso la realizzazione di iniziative di cooperazione allo sviluppo anche fuori dall’Unione.
Per questo come CNESC siamo molti soddisfatti che il disegno di legge delega di riforma del Terzo Settore, dell’impresa sociale e di disciplina del Servizio Civile Universale divenga, dopo la firma del Presidente Mattarella, legge della Repubblica Italiana.
La principale innovazione del testo, che ne giustifica la definizione di Servizio Civile Universale, è l’obiettivo di far partecipare tutti i giovani che vorranno farlo, in modo volontario. Se per lo Stato è una sfida per le risorse da trovare e per la capacità organizzativa di programmazione da implementare, per le organizzazioni, in primis quelle della Cnesc, è una sfida educativa e di formazione della coscienza civica, oltre che economica e organizzativa, che ben volentieri facciamo nostra.
In secondo luogo la scelta, oggetto di acceso dibattito, della difesa non armata della Patria e del dovere di partecipazione civica come finalità uniche, a cui rendere funzionali i settori di intervento, sono la vera architrave culturale, giuridica e formativa del Servizio Civile Universale, superando le ambiguità del Servizio Civile Nazionale, e inserendolo pienamente nel percorso di costruzione di una difesa civile non armata e nonviolenta della Patria.
L’apertura, per legge, all’accesso dei cittadini comunitari e degli stranieri regolarmente soggiornanti è l’altro passo concreto verso un’Unione Europea costruita dai cittadini e verso un approccio propositivo di fronte ai fenomeni migratori, a volte generati dalle politiche dei Paesi occidentali. Il ringraziamento va al Presidente del Consiglio Renzi che lanciò la proposta nell’aprile del 2014, al Ministro Boschi che l’ha coordinata e sostenuta nei lavori parlamentari, al Sottosegretario Bobba che ha seguito passo passo i lavori, ai Relatori On. Lenzi e Sen. Lepri, a tutti i parlamentari delle Commissioni Affari Sociali della Camera e Affari Costituzionali del Senato che hanno portato i loro contributi con gli emendamenti. Significativi i voti favorevoli espressi su questo articolo anche da alcuni gruppi dell’opposizione e le tante astensioni che hanno ridotto a solo 11 i voti contrari sull’articolo 8 così come sono stati solo 9 i voti favorevoli all’esclusione degli stranieri regolarmene soggiornanti dal SCU.
Adesso con il decreto delegato si apre la seconda fase, altrettanto importante e delicata, perché alcuni passaggi generici nel testo possano trovare una precisa cornice legislativa. La governance delle relazioni dello Stato con le Regioni, le Province Autonome, gli Enti locali e il Terzo Settore è il primo nodo da sciogliere e vedremo in che modo il Terzo Settore, nel cui ambito legislativo è stata inserita la disciplina del Servizio Civile Universale, verrà valorizzato.
Lo status giuridico dei giovani del Servizio Civile Universale e i riconoscimenti per la loro scelta al servizio del Paese, a cominciare dalla valorizzazione delle loro competenze, è un altro nodo delicato che con la finalità della difesa non armata della Patria può trovare nella legislazione utili riferimenti. Il passaggio dai progetti annuali ai programmi, l’articolazione delle durate e la durata dei dodici mesi come prassi ordinaria, un accreditamento che valorizzi la funzione di organizzazione promotrice di servizio civile, controlli su tutti i punti della rete, un monitoraggio indipendente che metta a disposizione delle istituzioni e della società le conoscenze necessarie sono altri punti nevralgici del decreto legislativo.
Così come la programmazione triennale dei contingenti deve basarsi sulla definizione triennale delle risorse finanziarie. Solo in questo modo sarà possibile motivare le organizzazioni a investire stabilmente risorse umane ed economiche per il Servizio Civile Universale qualificato e duraturo nel tempo e strutturare un Ufficio nazionale per il Servizio civile adeguato alle sfide in corso.
Come si vede, con la legge delega è partito, e bene, il percorso verso il Servizio Civile Universale. Non vanno ripetuti gli errori del decreto legislativo del 2002 che introdusse elementi che hanno indebolito il valore del Servizio Civile Nazionale, che pure ha ben operato. E adesso ci aspettiamo che venerdì esca il bando ordinario già atteso per la metà di Maggio!
ROMA 25 MAGGIO 2016