Giovedì 28 marzo, a seguito dell’approvazione in via definitiva in Senato della riforma della cosiddetta “legittima difesa”, anch’io ho scritto un commento nel mio blog su ildolomiti.it dove, riprendendo le osservazione di Rete Italiana per il Disarmo e del Movimento Nonviolento, evidenziavo il mio timore che questa riforma porti con se la diffusione incontrollata delle armi nelle nostre comunità e che questo, come già succede in altri paesi, aumenti il rischio di violenza e finisca per rendere più insicura l’intera nostra collettività.
Ho letto poi vari commenti sia al mio scritto che più in generale nel dibattito scatenatosi dopo l’approvazione che dicevano che “La legittima difesa non ha nulla a che vedere con il possesso di armi” e che è sbagliato affermare che la nuova legge porterà anche una diffusione di armi.
A me sembra lampante che le due cose siano in stretta connessione dato che nel testo appena approvato si parla di armi ma fino a qui restiamo nel campo delle diversità di opinione.
Poi però mi scappa l’occhio su un articolo de larepubblica.it di venerdì 29 marzo che titola “Armi, la proposta della Lega per agevolarne acquisto e detenzione in casa”. A questo punto approfondisco e scopro che nell’ottobre del 2018 è stata depositata una proposta di legge, con prima firmataria la deputata leghista trentina Vanessa Cattoi e sottoscritta da 70 deputati. Nella relazione introduttiva alla proposta di legge presentata l’11 ottobre 2018, si spiega della difficoltà di procurarsi, legalmente, un’arma da fuoco e la differenza tecnica delle stesse in base alla energia cinetica che erogano i proiettili in uscita. Infatti (testo tratto dalla proposta di legge) “sono considerate armi comuni da sparo, oltre ai fucili, alle rivoltelle e alle pistole a funzionamento semiautomatico, anche le armi denominate ‘da bersaglio da sala’, quelle ad emissione di gas, nonché quelle ad aria compressa o gas compressi, i cui proiettili eroghino un’energia cinetica superiore a 7,5 joule. Per acquistare un’arma dotata di potenza inferiore le procedure sono molto semplificate, in quanto è sufficiente aver compiuto la maggiore età ed esibire un documento d’identità in corso di validità”. aumentando da 7,5 a 15 joule il discrimine tra le armi comuni da sparo e quelle per le quali non è necessario il porto d’armi.”.
E proprio sull’energia cinetica erogata dai proiettili si basa la proposta di legge che ha come obiettivo “quello di rendere più agevole l’iter per acquistare un’arma destinata alla difesa personale, aumentando da 7,5 a 15 joule il discrimine tra le armi comuni da sparo e quelle per le quali non è necessario il porto d’armi” (testo tratto dalla proposta di legge) .
Cosa significa? Molto semplicemente che si innalza il limite tra le armi comuni da sparo rendendone varie di queste acquistabili senza necessità di licenza. Quindi senza autorizzazione alla detenzione, senza il “nulla osta” dalla Questura e, scrivevo sopra, senza licenza.
L’obiettivo? portare quante più pistole possibili nelle case degli italiani.
Come? Cito, testualmente, di nuovo la proposta di legge: “L’obiettivo della presente proposta di legge è quello di rendere più agevole l’iter per acquistare un’arma destinata alla difesa personale”.
Ottenere il porto d’armi è un iter complesso? Non cambio l’iter, lo scavalco.
P.S.: sembra che Salvini abbia espresso perplessità per questa proposta di legge… staremo a vedere!
(vigna di Mauro Biani)