di Laura Tussi
Grazie all’impegno e alla collaborazione del compagno Fabrizio Cracolici, presidente ANPI della sezione di Nova Milanese, un paese della provincia di Monza e Brianza, alle porte di Milano, da anni siamo referenti e promotori di un progetto istituzionale delle città di Nova Milanese e Bolzano.
Un progetto dal titolo emblematico “Per non dimenticare“: un grande impegno di ricerca collettivo, di attivismo dal basso con enti e istituzioni sui temi dell’Antifascismo, della Resistenza, della Deportazione che vuole essere un grande progetto sulla pace, per cercare e praticare democrazie e pace. Con la Biblioteca Civica Popolare di Nova Milanese, il progetto “Per non dimenticare” ha collaborato con la Rai, Rai generalista e Rai Educational per la realizzazione di trasmissioni televisive sulla deportazione politica, dal titolo “Testimonianze dai lager”, con nomi noti del mondo della cultura, della politica, dello spettacolo: da Moni Ovadia a Gino Strada, da Alex Zanotelli a Roberto Vecchioni, da Massimo Cacciari a Tina Anselmi e molti altri.
Il Progetto “Per non dimenticare” e l’Archivio Storico
Il progetto “Per non dimenticare” collabora con enti, istituti e riviste e portali telematici che si occupano di pace, nonviolenza, antimilitarismo, diritti umani, obiezione di coscienza alle spese militari e nucleari e si occupano di promuovere una cultura obiettiva e una controinformazione su questi temi di stringente attualità, tra cui Pressenza – International Press Agency, Azione Nonviolenta, Mosaico di Pace, PeaceLink, IlDialogo.org, Unimondo, Docenti senza Frontiere, AgoraVox, Rivista Anarchica, Gaia – Ecoistituto del Veneto Alex Langer, Centro Studi Sereno Regis di Torino. Il progetto “Per non dimenticare” comprende un archivio storico con oltre 220 videotestimonianze (raccolte negli ultimi trent’anni) di ex deportati civili per motivazioni politiche, tra cui partigiani, obiettori, renitenti, scioperanti, lavoratori delle fabbriche, dissidenti di diverso colore politico con l’unica “colpa” di essere oppositori al regime costituito, per cui deportati nei campi di concentramento e sterminio nazifascisti. Questo archivio costituisce un’autentica pietra d’angolo o pietra miliare, che dir si voglia, contro il revisionismo, il rovescismo e il negazionismo più subdoli, ossia contro tutte quelle correnti – non diciamo di “opinione”, perché fascismo e nazismo non sono un’opinione, ma un crimine, (come sostenevano Matteotti e Gramsci) fenomeni di massa criminali – contro tutte quelle correnti criminali che vorrebbero occultare, nascondere, mistificare e negare le verità sugli orrori del fascismo e del nazismo. Nell’Archivio Storico di Nova Milanese, l’amministrazione comunale e l’Anpi locale hanno recentemente reperito e ritrovato una vecchia pellicola, risalente al lontano 1983, che consiste in un’ intervista inedita al comandante partigiano, medaglia d’oro al valor militare e alla Resistenza, Giovanni Pesce.
Il ritrovamento della videotestimonianza di Giovanni Pesce
In collaborazione con l’Anpi di Nova Milanese e altre associazioni culturali e di impegno civile e la stessa casa editrice Mimesis, è stato possibile recuperare e restaurare questa videointervista e testimonianza inedita di Giovanni Pesce. Con la casa editrice Mimesis abbiamo realizzato un libro/dvd dove sono trascritte e raccolte le interviste inedite, come contributo culturale all’opera, di alcune personalità che hanno conosciuto direttamente Giovanni Pesce, tra cui Moni Ovadia, Daniele Biacchessi, Vittorio Agnoletto e la stessa figlia Tiziana Pesce. Questa realizzazione editoriale è una grande operazione culturale, una videointervista inedita a un uomo coraggioso, una figura fondamentale della nostra storia contemporanea, un uomo che parla con il cuore e comunica come la nostra Resistenza ha potuto costruire la pace, la democrazia e ha conquistato la costituzione che attualmente è oggetto di stravolgimenti, e non è stata mai realmente applicata e attuata.
Giovanni Pesce e la sua storia
Personalmente, non ho mai avuto il privilegio di conoscere direttamente il comandante Giovanni Pesce, ma ho sempre saputo della straordinaria figura di militante del movimento operaio, di combattente antifascista, di eroe della Resistenza, che più che eroe era un uomo semplice, ma profondo: un uomo che ha sacrificato una intera vita in nome di alti e nobili ideali. Attualmente raccontare la sua figura, misurarci con questa personalità è un’opportunità per noi tutti. Pesce era un uomo con una caratura personale, con una tempra di militante, con un livello di consapevolezza politica e anche del rischio della propria vita davvero eccezionali. Pesce in questa videointervista spiega come si formò in miniera, la fucina delle ingiustizie, dello sfruttamento capitalistico più bestiale e brutale dell’uomo sull’uomo. La miniera dove l’iniquità della condizione lavorativa era davvero eclatante: stiamo parlando degli anni ’20 e ’30 del Novecento, in cui le condizioni di lavoro erano disumane, feroci, bestiali, atroci.
Lo stipendio misero, la fatica immensa. Ed è proprio in miniera che Giovanni Pesce forma la propria coscienza di classe, appartenenza politica, cultura antifascista, dapprima come militante del movimento dei minatori, per poi, dopo alterne vicende, giungere in Italia dove ricopre il ruolo di membro del partito comunista italiano, che era il partito della classe operaia, non era l’unica forza progressista, ma il partito comunista italiano sarebbe destinato a diventare il più grande partito comunista dell’Europa Occidentale. Come sostiene Moni Ovadia nella videointervista, di “comunismi” ne sono esistiti molti, ma i comunisti in Italia ci hanno donato libertà, pace e democrazia. Giovanni Pesce nella videointervista, oltre che raccontare il lavoro come migrante in miniera a La Grand’ Combe, nel sud della Francia, narra anche delle leggendarie e epiche azioni di lotta nelle Brigate Internazionali contro il regime fascista del generale Franco in Spagna. Nella guerra civile spagnola, sul monito della grande intellettuale antifascista Dolores Ibarruri, accorsero da tutto il mondo, nelle brigate internazionali, giovani, intellettuali e antifascisti, in un universale gesto, afflato e slancio di solidarietà con il popolo spagnolo, contro il regime fascista del generale Franco. Pesce prosegue nel raccontare il confino a Ventotene dove conobbe i massimi intellettuali e politici antifascisti da Curiel a Terracini, da Longo ad Amendola, da Di Vittorio a Spinelli. E di seguito, racconta della Resistenza a capo dei G.A.P. (gruppi di azione patriottica), sia a Torino sia a Milano, con il compagno di lotte, il leggendario Dante di Nanni.
Un grande monito per le future generazioni
L’Amministrazione Comunale, in collaborazione con l’Anpi di Nova Milanese, si pongono il nobile intento di donare ai posteri questo documento audiovisivo dall’alto spessore storico e culturale, come monito, esempio, insegnamento per le generazioni presenti e future, allo scopo di trasmettere e annunciare un messaggio di speranza per la fine di tutte le guerre “Per non dimenticare” il passato e gli orrori della Storia. In questo nostro tempo, i mainstream ortodossi e tradizionali vogliono paragonare la Resistenza con la guerriglia siriana e il nostro 25 Aprile, giorno della Liberazione dal nazifascismo, con l’esecuzione di Gheddafi, mistificando così la storia e stravolgendo il valore della lotta antifascista e il portato culturale e valoriale della Resistenza. Infatti i nostri partigiani hanno resistito contro un regime, subendo torture e deportazioni. Hanno ascritto la parola “fine” nella Storia a tutte quante le guerre: questo è il vero sogno dei nostri partigiani. Non volevano diventare giustificazione, esempio, pretesto, per ulteriori guerre, stragi, genocidi, massacri, violenze. Hanno donato al mondo la Costituzione e la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. I nostri partigiani non volevano sostituire una dittatura con un’altra come invece vogliono i vari insorti e ribelli delle cosiddette e surrettizie guerre umanitarie contemporanee, manovrate dai vertici del potere neoliberista mondiale. I mass media tacciono, sulle cosiddette missioni di pace, le vittime, i costi, i retroscena economici, geostrategici, militari e di controllo delle risorse, la violenza e la morte, tutti aspetti negativi della nostra contemporaneità che sono incompatibili con l’articolo 11 della Costituzione. Per attivare processi di pace, occorre praticare processi e insegnamenti di coscientizzazione sulle guerre sdoganate per missioni umanitarie.
Il ruolo dell’Anpi: la lotta per la pace
Tornando all’intervista, Giovanni Pesce, nel 1983, sostiene che l’attività principale dell’Anpi oggi è la lotta per la pace e consiste nel far rivivere lo spirito dell’unità antifascista e l’anima della Resistenza per impegnare tutte le forze politiche a lottare con maggior convinzione per denunciare il pericolo di guerra. Una denuncia per coloro che fomentano la guerra attraverso il terrorismo, le bombe, l’energia nucleare e che vorrebbero scatenare il terzo conflitto mondiale. Nell’intervista Pesce è dunque profetico. Siamo nel 1983. Pesce parla in piena guerra fredda. Oggi la storia si ripete, con la crisi ucraina e il dispiegamento dei blocchi continentali. Il Mediterraneo è diventato l’epicentro della terza guerra mondiale a frammenti: teatro di guerre e conflitti, di lotte di emancipazione e speranze di pace, crocevia di traffici e migrazioni, con la guerra civile e per procura in Siria e in Libia e con le lotte di autodeterminazione dei popoli come quello palestinese e curdo. Si innalzano muri dall’Ungheria alla Croazia per impedire ai migranti, giovani, vecchi, donne e bambini in fuga da guerre, dittature, terrorismo, disastri ambientali, manovre economiche, di arrivare nei territori europei in modo legale e sicuro, trovando accoglienza, assistenza e solidarietà. Invece, al contrario, si perseguono politiche guerrafondaie e di riarmo. Le spese militari nel mondo aumentano e fomentano guerre, miseria e pericoli per l’umanità, come il rischio dell’apocalisse nucleare. Così la vita, la dignità e i diritti umani vengono umiliati e negati. Lo scopo dell’Anpi oggi, sostiene Pesce, è la lotta per la pace: denunciare le illegalità e i soprusi che avvengono nel mondo. In prima linea contro il franchismo in solidarietà con il popolo spagnolo. In seguito, nel dopoguerra, contro i colonnelli in Grecia; in America Latina contro le dittature imperialiste e fasciste; in Vietnam contro la guerra genocida e imperialista voluta e imposta dagli Stati Uniti. Allora contro il nazismo e il fascismo. E oggi la lotta continua contro tutti coloro che impediscono di portare a compimento gli ideali per cui hanno lottato e sono stati uccisi, massacrati, trucidati centinaia di migliaia di compagni e antifascisti. Inoltre è da sottolineare l’aspetto internazionale della lotta di Giovanni Pesce. Non esisteva solo una patria da difendere, ma i popoli, la comune umanità per un ideale che va oltre ogni limite, confine, barriera, bandiera, per un mondo più giusto, più libero e vero, di giustizia sociale e solidale e di libertà, tramite la solidarietà, la cooperazione, l’interdipendenza tra popoli, genti e minoranze per un sentire più alto, contro ogni fascismo e imperialismo per la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani. La Resistenza antifascista, di cui Pesce è stato un grande protagonista, fu un importante evento politico e storico, ma anche sacrale.
Un evento sacrale per l’umanità prima della Resistenza, un’umanità vessata, umiliata e schiavizzata e una dopo la Resistenza, con la speranza nel cambiamento e nella pace. Dalla Resistenza, evento storico sacrale, sono nati testi sacri, come la Costituzione Repubblicana Italiana e la dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, che discendono direttamente dalla lotta antifascista e dalla Resistenza. Secondo Norberto Bobbio, la Resistenza fu un gigantesco fenomeno di disobbedienza civile, in nome di ideali di libertà, eguaglianza, giustizia, fratellanza tra popoli. Oggi Resistenza è nonviolenza e non collaborazione.
Resistere oggi significa non accettare il mondo così come è.
L’appello del grande Partigiano Stéphane Hessel
E’ doveroso accostare la figura di Pesce a quella di un altro grande partigiano, Stéphane Hessel, deportato a Buchenwald, padre costituente della dichiarazione universale dei diritti umani dell’Onu, e i cui scritti, come il celebre saggio “Indignatevi!”, venduto in tutto il mondo in milioni di copie, hanno ispirato il movimento degli indignati e di Occupy Wall Street. Hessel è stato un autentico uomo di pace. Fu inoltre presidente del tribunale Russell sulla Palestina. Hessel, nei suoi appelli mondiali, nei suoi grandi moniti alle nuove generazioni, ha ribadito l’importanza di un nuovo antifascismo che impari a percorrere il cammino della nonviolenza e che si ponga in contrasto con la tirannia capitalista del neoliberismo finanziario. Inoltre Hessel proclama l’esigenza di un disarmo nucleare totale, come nuovo impegno e prossima grande conquista del pacifismo mondiale. Purtroppo attualmente si sta realizzando quanto il movimento altermondialista aveva previsto: se non cambieremo modello di sviluppo, se non impediremo la concentrazione delle ricchezze nelle mani di pochi, se non ostacoleremo il controllo della finanza sull’economia reale, andremo incontro a una crisi spaventosa senza precedenti.
Ormai anche i movimenti pacifisti mancano di proattività e creatività e si fanno avanti i poteri forti mascherati da progressisti. A 25 anni dalla guerra nel Golfo, il complesso, il sistema, l’apparato militare, industriale, energetico ancora vuole la guerra contro la Libia, finanzia la guerriglia siriana, vende armi all’Arabia Saudita, ai saud per bombardare lo Yemen; mentre il pacifismo vorrebbe l’uscita dalla Nato e il suo scioglimento. Quando parliamo di nonviolenza, secondo il monito di Sthépane Hessel, intendiamo la cooperazione internazionale sui diritti, tramite la sicurezza non armata, con la difesa popolare non violenta e i corpi civili di pace. Nonviolenza non è passività, remissività, lassismo, rassegnazione, ma unità popolare secondo la forza dello slogan “proletari di tutti i paesi unitevi”. L’unità popolare per disarticolare la catena di controllo del sistema di potere, agire in modo preventivo al fine di prevenire guerre e conflitti e lavorare affinché le convenzioni internazionali mettano al bando le armi di distruzione di massa biologiche, chimiche e nucleari. La nonviolenza: oltre le ideologie e il manicheismo dei blocchi continentali che dividono il mondo in bene e in male, in buoni e cattivi, quando il nemico comune dell’umanità sono la miseria, i problemi legati alla tutela dei beni comuni, della pace, dello stato sociale, del lavoro, dell’ambiente. Dopo i bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki, dopo le catastrofi di Chernobyl e Fukushima, dopo la vittoria del referendum contro il nucleare civile nel 2011, nel nostro Paese, piuttosto che cercare alternative energetiche e approntare un nuovo modello di sviluppo, vengono ammodernate le B-61, bombe nucleari statunitensi, stoccate nelle basi Nato di Ghedi e Aviano e vengono acquistati gli F35 cacciabombardieri atti al loro trasporto.
Riflessioni conclusive
Dunque, dopo queste riflessioni sull’attualità, tornando alla memoria di Giovanni Pesce, consideriamo che occuparsi oggi di antifascismo significa denunciare i soprusi, le ingiustizie, le condizioni di chi si trova nel bisogno, nell’indigenza, di chi vive le difficoltà e le ingiustizie sociali. Oggi occuparsi di antifascismo significa lottare per i diritti umani degli oppressi, dei diversi, degli emarginati, degli sfruttati, delle vittime di cui tutti siamo parte nel tessuto sociale, comunitario, nel mondo, nel terribile deserto della sopraffazione e della violenza dove tante voci chiedono verità, libertà e giustizia per tutti quegli innocenti che ancora nascono solo per morire.
I nostri Partigiani oramai ci stanno lasciando, per ovvie ragioni anagrafiche e biologiche. Spetta a noi, nuove generazioni, raccogliere e tramandare il testimone della memoria storica per la tutela della pace, dei beni comuni, della lotta per il disarmo e per far rispettare e applicare tutte le Costituzioni nate dall’Antifascismo.
immagine tratta da anpinerviano.wordpress.com
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