Il lascito di Sandro Canestrini:
giustizia, libertà, fraternità, pace
L’avvocato che vinceva le cause perse
Ad un anno dalla sua dipartita, vogliamo raccontare la straordinaria vita pubblica di Sandro Canestrini (Rovereto, 3 febbraio 1922 – Egna, 4 marzo 2019), l’avvocato, che va dalla Resistenza alla Nonviolenza.
Abbiamo raccolto le testimonianze inedite dei figli, dei colleghi e degli amici, e selezionato alcuni dei suoi scritti più significativi. Sei schede illustrano i processi più importanti che lo hanno visto protagonista nelle aule dei Tribunali civili e militari. Ne esce uno spaccato della storia d’Italia della seconda metà del Novecento. Sandro Canestrini merita il ruolo di primo attore, per il suo impegno e la sua passione civile. Ha fatto del bene per tanta gente e per la società. Ha svolto un ruolo importante per la difesa e lo sviluppo della nonviolenza italiana, con generosità e competenza, e sentiamo il dovere di rendergli omaggio e di iscriverlo tra i nostri Maestri.
Canestrini ha saputo vivere e raccontare una parabola che va dalla lotta contro la dittatura fascista alla crisi del sistema dei partiti democratici. Ha saputo essere partigiano, e di parte, ma anche riconoscere la dignità dell’avversario; ha creduto nella violenza rivoluzionaria, e ha saputo abbracciare l’ideale nonviolento. È stato comunista, radicale, libertario, ambientalista, nonviolento, sapendo anche fare autocritica e schierandosi sempre dalla parte degli ultimi, delle minoranze, dei più deboli. Come diceva il suo amico Alexander Langer ha saputo essere “traditore della compattezza etnica, ma non transfuga”, e per questo nessuno ha mai potuto incasellarlo in una gabbia politica. Spirito libero, intellettualmente onesto, generoso nella difesa di chiunque subisse una limitazione di libertà. Era davvero il principe del Foro, autorevole per la sua grande cultura, e di capacità impareggiabile nella “professione”. La sua definizione più indovinata: l’avvocato che vinceva le cause perse.
Avvocato, giurista, intellettuale, politico… ma anche saggista, scrittore, polemista. Sì, Sandro Canestrini aveva la parola ma pure la penna facile. Ha scritto molto, anche per la nostra e sua rivista Azione nonviolenta. Dal 1973 al 2011 ha pubblicato 45 articoli, toccando i temi più vari, sia legati alla sua funzione di avvocato penalista, sia come commentatore politico, sia come storico.
Tutti questi suoi articoli meriterebbero una ripubblicazione a parte. Ne uscirebbe uno spaccato di 40 anni di storia politica e culturale italiana.
Qui cerco di darne un resoconto completo, per temi e cronologia.
Nel numero di luglio-agosto del 1973, scrive una sua “Testimonianza sulla Marcia”, riferito alla Marcia antimilitarista Trieste-Aviano e alla manifestazione conclusiva sotto il carcere militare di Peschiera, cui partecipa personalmente:
La nostra Marcia ha tutte le carte in regola per potersi svolgere con la certezza di non essere molestata, né intralciata. L’attuale Costituzione dello Stato non viene per nulla insidiata dalla realizzazione della Marcia: anzi, la Marcia è l’incarnazione di alcuni fondamentali principi costituzionali, quali quelli di parola e di riunione […] Io non potrò mai dimenticare tra gli altri il particolarissimo ricordo di quei giorni dalla domenica al mercoledì, passati a fare la spola tra Peschiera e Verona, volta volta discutendo col Commissario di Pubblica sicurezza, col Questore, con i colonnelli della polizia e dei carabinieri, con il Procuratore militare della Repubblica, tornato d’urgenza in sede. Alcune centinaia di marciatori, tra l’altro arrivati stanchi dopo tanti giorni di cammino, sulla piazza di Peschiera, avevano fatto scattare una gigantesca operazione di polizia […] Di fronte al contropotere dei marciatori, il potere dello Stato si è presentato per quello che è: ossia sua Eccellenza La Forza.
Canestrini, in quell’occasione, è un marciatore, ma anche l’avvocato difensore dei marciatori. Una sintesi tra attivismo e professione.
Il numero di marzo-aprile 1973 recensisce il fondamentale libro di Canestrini “L’ingiustizia militare – Natura e significato dei processi davanti ai giudici in divisa” (edizioni Feltrinelli) che contribuì in modo decisivo a mettere sotto accusa un sistema oppressivo: la soluzione è nell’abolizione di tutta la legislazione militare come istituto a se stante, e di tutti gli organismi di giustizia militare in contrasto con alcuni principi fondamentali della Costituzione.
Dieci anni dopo si apre il capitolo della Campagna per l’obiezione fiscale alle spese militari. Canestrini è il capofila del collegio nazionale di difesa, ottiene assoluzioni clamorose (avevamo contro tutta la classe politica di allora) e le spiega ai lettori. Nel numero di marzo 1983 con il titolo “Una vittoria di tutti2, Canestrini racconta come si è ottenuta la sentenza di assoluzione dal Tribunale di Sondrio per tutti i 14 imputati: La sentenza deve suonare come un campanello d’allarme per tutti coloro che non ci perdonano il nostro impegno e forse sarà dissuasiva. Questo stesso tema lo affronterà nel numero di dicembre 1983 per la sentenza assolutoria nel processo davanti alla Corte d’Appello di Milano: siamo andati a processo con il cuore che batteva forte (sotto la camicetta, la giacca o la toga), ebbene la Corte ha ascoltato con civile attenzione le ragioni della difesa e ne è uscita con l’assoluzione con formula piena. Tre anni dopo torna sul tema, commentando l’unica sentenza a noi non favorevole del Tribunale di Venezia “Se noi piangiamo, Spadolini non ride”, un articolo molto tecnico uscito sul numero di maggio 1986.
Il tema dell’obiezione fiscale lo affronta poi definitivamente nel dicembre 1989 con l’articolo “Una legge affidata ai cittadini” dove illustra la proposta di legge del deputato Guerzoni tesa a normare il riconoscimento giuridico: Essa arriva quando una ventina di processi che sono stati celebrati contro i propagandisti dell’obiezione si è conclusa con una storica decisione della Corte di Cassazione in base alla quale il fatto delittuoso della propaganda o della istigazione non sussiste.
Nel numero di novembre 1984 si occupa di carcere con l’articolo “Uscire dalla logica dell’emergenza” dove si schiera contro il carcere preventivo con argomenti tecnici e storici.
Nel numero di marzo 1987 come avvocato di parte civile al maxi-processo di Palermo, affronta il tema della mafia introducendo il dossier “Donne contro la mafia”.
Una questione che sta molto a cuore a Canestrini, è quella della causa palestinese. Questa volta scrive da “inviato” come membro dell’Associazione Giuristi democratici, al ritorno da una missione in Palestina, con l’articolo “Impressioni, speranze e impegno” nel numero di maggio 1989, ed il mese successivo torna sull’argomento in risposta a una lettera che criticava il suo precedente intervento perché troppo sbilanciato contro la politica di Israele, chiudendo così: Azione nonviolenta è sempre stata dalla parte di chi soffre l’ingiustizia, e non può certo fare una assurda eccezione nel caso della Palestina oppressa. Nell’ottobre 1993 fa il commentatore politico sull’accordo di Washington con l’articolo “Israele-Palestina oggi”.
Nel 1992 Sandro Canestrini diventa un collaboratore fisso di Azione nonviolenta, curando la rubrica “Al Megafono” (strepitosa la sua foto mentre arringa la folla con un megafono) con alcune puntate memorabili, dove dà libero sfogo alla sua vena polemista: “Cossiga, non siamo i tuoi soldatini” (marzo ’92); “Archiviamo i dati, non le nostre ragioni” (aprile ’92); “Caro Scalfaro, è una partita tutta da giocare…” (giugno ’92); “Niente riciclaggio a tangentopoli” (luglio-agosto-settembre ’92); “Quando ci processavano Miglio taceva” (ottobre ’92); “Ingerenza, grazie ma senza armi” (novembre ’92).
Nel novembre 1993 riprende il suo ruolo di giurista e aiuta i lettori a comprendere la Legge di riforma dell’obiezione di coscienza e del servizio civile, approvata dalla Camera, con l’articolo “Vegliare, ricordare, lottare ancora”.
Ma è nel gennaio 1994 che in Canestrini scatta qualcosa di nuovo, e lo scrive con la consueta franchezza nel numero dedicato ai 30 anni di Azione nonviolenta. L’articolo si intitola “Una strada lunga, senza scorciatoie” e per la prima volta, dopo aver ricordato il suo incontro fisico con Capitini e culturale con Gandhi, fa professione di fede nonviolenta: …capire che senza la fraternità di una professione coerente di nonviolenza non vi è salvezza […] e di fronte alla crescita umana e morale, quella, con problematiche appassionanti, del taglio da dare alla mia professione forense […] sì, la nonviolenza è la chiave per capire i veri problemi del nostro tempo, è l’unico strumento possibile per superare l’orrore della morte.
L’interesse politico di Canestrini emerge in molti articoli nei quali affronta le convulsioni del sistema dei partiti dopo la crisi di tangentopoli e il sorgere della nuova stagione antipolitica: “Alla sinistra italiana occorreranno altri venti anni?” (gennaio ’84); “La politica delle false promesse. Il campo dei miracoli di Berlusconi” (luglio ’94); “Siamo in una fase di transizione. Dal vecchio al vecchio” (agosto-settembre ’94); “Elezioni, referendum e plebisciti” (marzo ’95); “Discorrendo di Di Pietro ed altro” (gennaio-febbraio ’96); “Dove e quando abbiamo sbagliato?” (settembre ’97) dove inizia a manifestare una crescente delusione: Tutti gli spazi morali da noi colpevolmente lasciati liberi sono stati occupati dalla mala società che va dal craxismo alla mafia, dalla sfrenata speculazione economica, alla piaga della violenza, praticamente incontrastata che regna nel paese. Un’amara riflessione che prosegue nell’aprile 1998 con l’articolo “Gli estremisti del partito moderato – quando gli estremisti di centro rimpiangono il manganello”, dove dice: Basta un passo e siamo già nel fascismo e cioè nel moderatismo che si vuole intendere: bravo, ragionevole, nemico delle aberrazioni, propositore di proposte obiettive. Stiamo attenti che con questo ideale nel ’22 in Italia e nel ’33 in Germania ci si avviò verso quello che sappiamo. Questi moderati scatenarono ancora una volta una guerra mondiale: ce ne vogliamo rendere conto?
In altri articoli Canestrini lascia emergere la sua profonda umanità, la sua solidarietà e vicinanza con gli eroi del bene. Uno si intitola proprio “Gli eroi del nostro tempo” (gennaio-febbraio ’95), un altro “La mia Resistenza” (aprile ’95); dolcissimo, commovente e straziante il necrologio dedicato al suo amico sodale Alexander Langer “Un volo sereno e triste con le ali di cera” (agosto-settembre ’95): Portava in sé il dolore cosmico che accompagna da sempre i martiri e i testimoni dell’uomo, di chi è consapevole che le ali di cera sono destinate a sciogliersi ma che ugualmente il volo merita di essere tentato; “Umanità disumana” (settembre ’96) e “Il bene e il male nel mondo di oggi” (dicembre ’97).
Vi sono anche due corsivi, dedicati ai francobolli. Nell’aprile 2001 se la prende con Gaetano Martino (Ministro degli Esteri del 1956, liberale), al quale viene dedicato un francobollo, ma Canestrini lo reputa un criminale in quanto fu tra i responsabili dell’occultamento dei fascicoli riguardanti la responsabilità dei soldati tedeschi in 695 stragi naziste, in ossequio alla realpolitik verso la Germania. Nel giugno 2002 prende di mira un francobollo dedicato alla Regina Elena, che ritiene indegna di una celebrazione in quanto fu appartenente alla Casa Savoia, aderente al Partito fascista, e quindi traditrice del nostro Paese. Carta e penna, lettera di protesta alle Poste.
È molto attento alla cronaca, nel dicembre 1995 scrive l’articolo “Azzeccagarbugli” nel quale critica aspramente i suoi colleghi siciliani che solidarizzano con il Presidente della Provincia di Palermo arrestato per collusione con la mafia. Nel marzo 2009 la sua aspra critica è rivolta alla Croce Rossa, compromessa e burocratizzata, legata a interessi politici, perdendo quindi la sua neutralità e indipendenza. Come Presidente firma l’articolo “L’adesione del Movimento Nonviolento alla Petizione per la Croce Rossa”.
Nel novembre 2002 Canestrini partecipa ad un lavoro collettivo sulle “dieci parole della nonviolenza”. Lui sceglie per sé la parola “Coscienza” e ne scrive argomentando con dotte citazioni, da Dante a Gandhi, da Capitini a Bobbio, passando per le lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana. Sul tema dell’obiezione di coscienza si cimenta anche come recensore, presentando ai lettori il libro “Ho spezzato il mio fucile” di Alberto Trevisan (luglio 2005).
Nel numero di luglio 2005 Azione nonviolenta pubblica “L’appassionata difesa dell’avvocato difensore”, nella quale Sandro Canestrini, denunciato per “istigazione”, illustra la sua memoria rivendicando la legittimità della sua presa di posizione a favore dei disertori della prima guerra mondiale.
Ma forse la vera passione di Canestrini è quella per la Storia, historia magistra vitae. Sono molti gli articoli che vi dedica, specialmente negli ultimi anni. “Archiviare la Resistenza?” (giugno ’95); “Il dramma morale del socialismo – Praga 1968” (ottobre ’98); “Riabilitazione e giustizia. Onore ai soldati uccisi dalla guerra e dalla storia” (dicembre ’98); “All’alba del terzo millennio, ha ancora senso parlare di Patria?” (marzo ’98); “La Shoah di ieri e di oggi. Da Auschwitz all’Africa” (aprile 2001); “La lezione che ci viene dal Tribunale di Durban” (dicembre 2009), un testo dedicato al suo collega avvocato Gandhi; e poi quello che è l’ultimo articolo scritto per la rivista “Studiare bene la storia per capire il presente” (marzo 2011), un lascito per i giovani: Quando si tace o si tradisce la storia, si vuole impedire ai giovani la conoscenza vera dei fatti, si semina l’indifferenza. È allora che si rinnova la triste parola d’ordine delle plebi cinquecentesche: “O Franza o Spagna, basta che se magna”.
Infine vi sono tre sue lettere toccanti, scritte negli ultimi anni, già colpito dalla malattia, sentendo di dover abbandonare il suo posto in prima linea, desideroso di lasciare una testimonianza prima di dimettersi “per raggiunti limiti di età”. Intitolammo quell’articolo “Grazie, Sandro!” (luglio 2002): Mi tiro da parte, perché voi non avete bisogno di vecchietti ma di fresche e giovani energie: il momento politico e sociale che stiamo attraversando è semplicemente spaventoso, per tutte le insidie che le vecchie e le nuove conservazioni tendono a chi vuole cambiare e andare avanti […] non dimenticate mai tutti quelli che si sono sacrificati per i nostri ideali: penso certamente ai grandi nomi della storia, ma in questo momento voglio pensare anche con particolare tenerezza ai tanti e tantissimi ragazzi che hanno affrontato il carcere militare, disagi di ogni genere, per poter essere fedeli a questi ideali. E poi la bellissima lettera/testimonianza “Una specie di testamento morale di un eretico per vocazione” (marzo 2008) nella quale si descrive come un seminatore di dubbi, irriducibile alimentatore del dissenso, intellettuale che incarna lo spirito critico che non si acquieta: Siamo partiti da lontano e abbiamo obiettivi ambiziosi per l’avvenire, contro la stupidità, contro la prepotenza, contro il fascismo, contro la bieca conservazione: continuiamo a tenere alta la bandiera della pace e della fraternità umana. Conclude questa trilogia la sua nota “Un ottimo numero della rivista” (maggio 2009) nella quale ci saluta così, guardando avanti: Tutti questi contributi sono fondamentali per la nostra formazione e ci permettono di tenerci l’un l’altro al corrente con le idee che nascono dal profondo di una intelligenza vivace e attiva, quella che – col pessimismo della ragione ma con l’ottimismo della volontà – vorrei veder trionfare nel futuro.
IL DIRETTORE
Azione nonviolenta 1/2020
Azione nonviolenta
E’ uscito il numero 1-2020 (gennaio-febraio) di “Azione nonviolenta”, rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, bimestrale di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Azione nonviolenta, 1- 2020 (Anno 57, n. 637)
Numero monografico su “Sandro Canestrini, avvocato”
In questo numero:
Editoriale di Mao Valpiana: Il lascito di Sandro Canestrini, giustizia, libertà, fraternità, pace
Un personale ricordo per una vita del secolo, di Hans Karl Peterlini; Lettera ad un padre esemplare capace di muovere le coscienze, di Nicola Kolja Canestrini; La passione per la memoria tra provocazione e polemica, di Duccio Canestrini; Fummo tutti assolti con i “Promessi Sposi”, di Bernd Karner; L’avvocato intransigente è il trentino dell’anno 1992, di Marco Giordani; Lettera al figlio di Luigi Canestrini, di Piero Agostini; Elogio del disertore che ripudia la guerra, di Sandro Canestrini; La mia Resistenza contro i fascismi di ieri e di oggi, di Sandro Canestrini; Cosa significa essere oggi un intellettuale democratico?, di Sandro Canestrini.
Box: Il processo agli indipendentisti sudtirolesi (1956)
Box: Quando divenne l’avvocato del Vajont (1963-68)
Box: Il processo ambientale fluoro Montecatini (1967)
Box: Gli anni di piombo e il soccorso rosso (1968)
Box: Processi agli obiettori di coscienza (anni ’70)
Box: Il caso Stava (1985)
Rubrica: RODARIANA/1
Fare pace con la fantasia, per liberarci dai mali della realtà, di Daniele Lugli
INDICE di Azione nonviolenta degli anni 2017-2018-2019, a cura di Caterina Del Torto, Niccolò Furri, Tommaso Girelli, Enrica Lo Schiavo.
In copertina: Sandro Canestrini, Tribunale di Verona, 1986
In seconda di copertina: Sommario
In terza di copertina: 2020
In quarta di copertina: L’ultima di Biani
Direzione e amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax 0458009803
(da lunedì a venerdì: ore 9-13 e 15-19) an@nonviolenti.org – www.azionenonviolenta.it
Per abbonarsi ad “Azione nonviolenta” inviare 32 euro sul ccp n. 18745455 intestato al Movimento
Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona (Iban: IT 35 U 07601 11700 000018745455).
Abbonamento solo in formato elettronico, 20 euro
E’ possibile chiedere una copia omaggio, inviando una email all’indirizzo an@nonviolenti.org scrivendo nell’oggetto “copia di ‘Azione nonviolenta’”.