Sono usciti i numero 1 e 2 del 2022 di Azione nonviolenta. Il ritardo, di cui ci scusiamo con gli abbonati, è dovuto – come si può ben capire – all’impegno straordinario, urgente, assorbente, che tutto il Movimento Nonviolento ha dovuto mettere nella mobilitazione contro la guerra in Ucraina. I due numeri vengono spediti insieme, con un’unica cellophanatura, nelle case degli abbonati dove arriveranno tra qualche giorno.
Il numero 1 (gennaio-febbraio) è dedicato a “Guerra suicida al clima“.
Il numero 2 (marzo-aprile) è dedicato a “Guerra senza parole“.
Qui di seguito gli editoriali e gli indici.
Editoriale 1/2022
Azione nonviolenta, 1 – 2022 (Anno 59, n. 649) – Numero monografico su “Guerra suicida al clima“
di Mao Valpiana
Dalla guerra al clima, ad un clima di guerra
Lavoro di pace in emergenza
Stavamo lavorando a questo numero di Azione nonviolenta, interamente dedicato al tema “Clima e guerra”, in vista del Convegno di Rete Pace e Disarmo, fissato per i giorni 1 e 2 aprile a Trento, quando il 24 febbraio, annunciati dal Presidente Putin, i carri armati russi hanno varcato i confini e sono entrati in Ucraina. Un’invasione che in pochi giorni si è trasformata in guerra: granate, edifici distrutti, morti, profughi.
Abbiamo sospeso il lavoro redazionale per la rivista e tutti gli altri lavori “ordinari”, e anche noi siamo entrati in una fase “emergenziale” di mobilitazione contro la guerra. Tra le prime attività straordinarie in cui siamo stati coinvolti, c’è stata la preparazione della grande manifestazione nazionale del 5 marzo a Roma “Cessate il fuoco!” promossa dalla Rete italiana Pace e Disarmo insieme a tutto il pacifismo italiano. Come Movimento Nonviolento siamo intervenuti dal palco con queste parole:
La “difesa della Patria” e il “ripudio della guerra” sono doveri costituzionali.
Doveri che valgono in Italia, in Ucraina, in Russia, valgono in tutto il mondo.
La “difesa” è un punto decisivo nella pratica della nonviolenza attiva. Difesa della vita, difesa dei diritti, difesa della libertà, difesa dei più deboli, difesa dell’ambiente. La nonviolenza non è in antitesi con la difesa. La storia della nonviolenza moderna è storia di movimenti di difesa. Gandhi difendeva l’indipendenza dell’India; Martin Luther King difendeva i diritti dei neri; Nelson Mandela difendeva la libertà del Sudafrica; oggi i movimenti nonviolenti nel mondo agiscono in difesa della vita di chi fugge dalle guerre. Come difendersi e difendere la pace senza aumentare la violenza già in atto, è un problema che non può ridursi all’alternativa tra subire o fare la guerra.
Ricette facili non esistono: la via è quella del diritto, della cooperazione, delle alleanze con le vittime, della riduzione delle armi, della istituzione dei Corpi civili di pace per affrontare i conflitti prima che diventino guerre, della polizia internazionale per fermare chi si pone fuori dal contesto legale dell’Onu. Ma la “polizia internazionale” che fermi l’aggressore e difenda gli aggrediti oggi non c’è. Non c’è un “pronto intervento” cui appellarsi. Oggi il mondo sembra saper dire solo “si salvi chi può”.
La nostra Campagna, vuole il riconoscimento legislativo, culturale, politico, giuridico e finanziario, di una Difesa civile non armata e nonviolenta. Il progetto di legge è fermo in Parlamento, e ne chiediamo l’approvazione per spostare subito fondi dal bilancio militare alla difesa civile. Dare una possibilità alla pace significa lavorare oggi per la difesa nonviolenta di domani.
I nostri amici nonviolenti ucraini ci dicono che servono tre cose per aiutare il loro Paese: Verità, aiuti e risorse, non armi: “La violenza ha fallito e se perpetuata peggiorerà ulteriormente una situazione già tragica”. In Ucraina e in Russia oggi noi siamo dalla parte dei militari disertori, renitenti alla leva, obiettori di coscienza. I giovani russi e ucraini che rifiutano la legge marziale, la chiamata alle armi, i tribunali militari, sono la speranza per il domani.
Dobbiamo sostenere i fuggiaschi dalle guerre, aiutare e accogliere i profughi che fuggono dai loro paesi in guerra e cercano riparo e pace .
Soccorrere – Negoziare – Disarmare: sono i tre imperativi di oggi.
Da quel giorno si lavora a tempo pieno solo per contrastare l’escalation bellica, per cercare vie di pace. Il convegno di Trento e le altre attività già programmate sono state rinviate. Anche questo numero della rivista è stato sospeso ed abbiamo deciso di inviarlo agli abbonati insieme al successivo che sarà interamente dedicato alla guerra in Ucraina e le azioni di pace per fermarla.
Siamo certi della comprensione dei lettori.
IL DIRETTORE
INDICE Azione nonviolenta, 1 – 2022 (Anno 59, n. 649)
Numero monografico su “Guerra suicida al clima“
Editoriale di Mao Valpiana, Dalla guerra al clima, ad un clima di guerra.
In questo numero:
Disarmo climatico: analisi e proposte, a cura della RiPD; Le sfide del documento sul disarmo climatico, di Vanessa Pallucchi; Cambia la Costituzione con il clima che cambia, di Daniele Lugli; Disarmo climatico tra ricerca e azione, intervista a Nick Buxton; Costruire la pace nella crisi climatica, di Florian Krampe; Genere, clima e sicurezza, un Rapporto dell’ONU, a cura della Redazione; Catastrofica convergenza: militarismo e neoliberismo, di Christian Parenti; Le emissioni militari: problema e soluzioni, di Osservatorio sui Conflitti e l’Ambiente; Greenwashing e militari: il nesso con i combustibili fossili, di Mark Akkerman; Se non noi, chi? Alleanza della società civile, di Doug Weir e Stavros Pantazopoulos; Terra di conquista tra conflitti e alleanze, di Barbara Gallo; Dal disarmo unilaterale al disarmo climatico, di Daniele Taurino.
Rubrica: Preferirei di NO/1
La scelta di Claudio Baglietto un modello di persuasione, di Pietro Polito
In copertina: Disegno di Mauro Biani
In seconda di copertina: Sommario
In terza di copertina: 2022
In quarta di copertina: Sciogliere la NATO o sciogliere i ghiacciai?
Editoriale 2/2022 – Azione nonviolenta, 2 – 2022 (Anno 59, n. 650)
Numero monografico su “Guerra senza parole“
di Mao Valpiana
Torna di nuovo la “guerra giusta”, anche se la guerra è sempre sbagliata
Le risposte dei pacifismi e della nonviolenza
Quando scoppia un incendio (specialmente se vicino ad una polveriera) la prima cosa da fare è gettare acqua per spegnerlo. L’unica cosa da non fare è gettare nuova benzina sul fuoco.
Poi, scongiurato il pericolo, si potrà pensare a riparare i danni e ricostruire.
La guerra è tornata, come trent’anni fa, nel cuore d’Europa. È tornata perché è stata preparata, alimentata, organizzata, finanziata, armata. E quando scoppia ci trova sprovveduti, perché le alternative non sono state preparate, alimentate, organizzate, finanziate, disarmate.
Eccola qui, con il suo carico di morte e distruzione. Sempre uguale a se stessa. Il primo pensiero va alle vittime, che hanno bisogno di soccorso, di cibo, di vestiario, di medicine, di corridoi umanitari per scappare: in tanti modi si può aiutare la popolazione civile, ma non con nuove armi che solo peggiorano la situazione incrementando l’escalation e allontanando la possibilità di una tregua.
Gli strumenti utili per la “soluzione delle controversie internazionali” passano dal ripudio della guerra e sono i boicottaggi, le sanzioni, l’isolamento commerciale, la pressione internazionale per riprendere la diplomazia, le trattative, il dialogo, perché dove c’è la guerra non vi è nessun “ordinamento che assicuri la pace e la giustizia”.
La resistenza e la difesa attiva della popolazione (difesa della libertà, della democrazia, del diritto)
è un dovere, ma farlo con le armi della guerra crea più problemi di quanti ne risolve, ed è la più pericolosa e costosa. Oggi c’è bisogno di intervento umanitario, disobbedienza civile, protezione di disertori e dissidenti, iniziative politiche verso tutte le parti, per ridurre i danni, raffreddare gli scontri, spegnere la guerra.
In queste settimane abbiamo messo in campo tutto ciò che potevamo: manifestazioni pubbliche, nazionali e locali, grandi e piccole; dichiarazioni e forme di obiezione di coscienza; collegamenti internazionali con i pacifisti di Ucraina e Russia; sostegno concreto all’impegno di Papa Francesco per “fare di tutto contro la guerra”; una Carovana di pace che si è recata in terra di Ucraina a portare aiuti e riportare in salvo persone.
Ma siamo ben coscienti che tutto questo è ancora poco, è quasi niente. Perché la nonviolenza è soprattutto prevenzione, e quando la guerra scoppia fermarla è quasi impossibile, come un terremoto se non hai costruito con criteri antisismici, se non hai disarmato prima.
Abbiamo scelto di aprire questo numero speciale e monografico di Azione nonviolenta dedicato alla guerra in Ucraina, con uno scritto di trent’anni fa di Pietro Pinna, che ci offre una chiave di lettura illuminante per capire cosa sta accadendo.
Pinna ci dice tre cose: 1) Ciò che caratterizza la nonviolenza è l’uso di mezzi nonviolenti anche quando le teorie tradizionali giustificano l’uso della guerra, ovvero l’uso di mezzi nonviolenti in sostituzione dei mezzi violenti, anche nel caso in cui sembra che di questi non si possa assolutamente fare a meno, e pertanto siano moralmente giustificati; 2) l’irrilevanza del movimento pacifista, anche “di massa”, che presume di poter influire, svegliandosi oggi a un attivismo frenetico, sulle decisioni dei governi attraverso le spuntate forme rituali di diluvianti documenti d’analisi, prese di posizione, appelli, dibattiti, manifestazioni di qualche ora, marce; 3) come appartenenti al Movimento Nonviolento, non stiamo in questi giorni a perdere una briciola di energia a esorcizzare nulla, preparati da tempo come siamo al ripetersi ineluttabile della tragica eventualità della guerra, data la generale concordia dei detentori del potere al permanere, “doloroso ma necessario”, degli eserciti di mera difesa, in funzione di una sacrosanta guerra giusta contro eserciti aggressori ugualmente predisposti a semplice difesa.
Buona lettura.
IL DIRETTORE
INDICE Azione nonviolenta, 2 – 2022 (Anno 59, n. 650)
Numero monografico su “Guerra senza parole“
Editoriale di Mao Valpiana, Torna di nuovo la “guerra giusta”, anche se la guerra è sempre sbagliata.
In questo numero:
Dla nonviolenza non è un flirt, di Pietro Pinna; Obiezione di coscienza alla guerra: una Campagna aperta a tutti; Papa Francesco incontra il Movimento Nonviolento; Ucraina, Russia e Italia unite per la pace, di Yurii Sheliazenko, Elena Popova, Mao Valpiana; L’Europa non è un posto sicuro per gli obiettori al servizio militare, a cura di EBCO/BEOC; Cinque modi per sostenere la resistenza civile in Ucraina, di Eli S. McCarthy; I guerrafondai russi e ucraini dicono che è “guerra giusta”, di Yurii Sheliazenko; La guerra è sempre e ovunque un crimine contro l’umanità, intervista a Yurii Sheliazenko; Noi pacifisti ucraini diciamo che …, di Movimento Pacifista Ucraino; Le diserzioni sono cruciali per finire la guerra di Putin, di David Cortright; Russi che non combattono tra denunce e tweet, a cura della Redazione; Per non finire come pesci nella rete, di Pietro Polito; La guerra è ineluttabile? Quando una guerra è giusta?, di Pierluigi Consorti; Etica della responsabilità e forza della nonviolenza, di Pasquale Pugliese e Giorgio Beretta; Siamo all’anno zero del pacifismo italiano?, di Paolo Bergamaschi; La scuola di Pravisdomini per una primavera di pace, di Giorgio Zanin; La Marcia di Capitini e la Marcia di oggi, di Daniele Taurino; Stop the war now! Carovana di pace a Leopoli, di Fabio Salandini e Daniele Sartori.
Rubrica: Preferirei di NO/2
L’Obiezione di coscienza profetica di Aldo Capitini, di Pietro Polito
In copertina: Disegno di Mauro Biani
In seconda di copertina: Sommario
In terza di copertina: 2022
In quarta di copertina: La guerra è morte, la pace è vita