L’editoriale di Mao Valpiana
Ci vuole memoria per andare nel futuro
l’antibarbarie del Mahatma Gandhi
Questo primo numero di Azione nonviolenta del 2018 è dedicato a due eventi importanti, a due date simboliche, i cui contenuti vogliamo tenere vivi per tutto l’anno in corso: la Giornata della Memoria (27 gennaio) e l’anniversario della morte di Gandhi (30 gennaio). Non dimenticare l’orrore nel quale precipitò l’umanità con il nazismo (e i genocidi e gli olocausti di tutti i tempi e di oggi), è essenziale per costruire quel futuro di pace, quella nuova idea di nonviolenza, che Gandhi per primo ci ha indicato come progetto politico universale.
La rivista si presenta con qualche novità: un aggiustamento grafico che ci auguriamo soddisfi i lettori, ma soprattutto uno sforzo ulteriore per migliorare la qualità, anche giornalistica, con collaborazioni qualificate. Il noto critico musicale Enrico de Angelis, che ringraziamo molto, ha accettato la nostra proposta di uno spazio specifico dedicato alla musica d’autore, seguendo il filone pacifista di alcuni cantuautori italiani che sono entrati a pieno titolo nella storia della cultura italiana. Iniziamo con Luigi Tenco e proseguiremo con altri grandi artisti. E’ anche un modo per celebrare il cinquantesimo anniversario della rivoluzione culturale iniziata nel 1968, di cui vogliamo ricercare le radici nonviolente.
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Scrivo questo editoriale dopo le elezioni politiche del 4 marzo. Le urne hanno dato un risultato non in grado di definire una maggioranza. Al di là del fatto se nelle prossime settimane si riuscirà o meno a formare un governo, lo scenario è quello di un paese diviso, stanco, disorientato tra spinte verso il “nuovo” e chiusure nel “vecchio”, lacerato tra nord e sud, diffidente verso l’Europa, impaurito dal fenomeno migratorio, incapace di trovare soluzioni a problemi antichi.
Un dato certo: durante la campagna elettorale i temi e i programmi per la pace, il disarmo, la convivenza, le questioni ambientali, sono stati oscurati, taciuti, censurati; i candidati in varie formazioni partitiche che questi temi rappresentavano, non sono stati eletti. La conseguenza è che nel prossimo Parlamento non ci sarà una rappresentanza dei nostri movimenti e delle reti per la pace e il disarmo. Naturalmente il nostro lavoro proseguirà, dal basso e nella società, come e più di prima, ma sarà difficile e complicato avere un dialogo e un confronto diretto con le istituzioni. Ci vorrà tempo ed umiltà per capire fino in fondo la portata di quel che è accaduto, le ragioni, le cause, gli errori.
Non è la prima volta che una brutta campagna elettorale dà esisti altrettanto negativi. Capitò già nel 1948. Il contesto era molto diverso, non paragonabile all’oggi, ma è interessante vedere come commentò la sconfitta delle sinistre Aldo Capitini, che in quell’occasione sosteneva convintamente il Fronte Democratico Popolare per la libertà, la pace, il lavoro, che subì una pesante sconfitta (arrivò al 30%) a favore della Democrazia Cristiana (che ottenne il 48%). Così grandi furono l’impegno e le aspettative che il fallimento elettorale costrinse Capitini ad una sofferta riflessione sugli errori commessi dalla Sinistra, sulle sue strategie di propaganda e sul futuro a cui il Paese si vedeva indirizzato.
Il 15 maggio del 1948 sul Nuovo Corriere scrisse l’editoriale “La via del popolo italiano”:
Passate le elezioni, che sono venute col loro rumore e la loro urgenza, bisogna scegliere tra una prassi chiusa e una prassi aperta, per la formazione di una democrazia articolata, decentrata, vicina a tutti i problemi, a tutti gli animi (…) Se la sinistra, dice Capitini, avessa fatto proprie forme e contenuti della proposta nonviolenta non ci sarebbe stato bisogno dei comizi chiassosi, vuoti, diseducanti, dove tutto si fa grossolanità intellettuale, tendenziosità e violenza verbale. E tutto il popolo italiano avrebbe visto la distanza tra l’attuale situazione e una trasformazione civile, sociale, morale.
Parole che potrebbero essere ripetute oggi, pari pari. Dopo settant’anni siamo tornati allo stesso punto, come in uno sconcertante gioco dell’oca della storia. Le pedine sono alla casella di partenza.
Azione nonviolenta, 1 – 2018 (Anno 55, n. 625 – gennaio-febbraio)
Numero monografico su “Memoria e futuro”
In questo numero:
Gandhi
Editoriale di Mao Valpiana: Ci vuole memoria per andare nel futuro.
Gandhi, giustizia e pace, messaggi sempre attuali, Francesco Comina intervista Giuliano Pontara; Missione interrottta, uccisa la grande anima, di Eugenio Montale; Gandhi il mansueto, ora è un vinto, di don Primo Mazzolari; Religione e politica, contro ogni guerra, del Movimento Nonviolento; Gandhi nell’immaginario americano, di Angela Argentieri; Gandhi in pillole, aforismi e nonviolenza, a cura della Redazione.
Memoria
Memoria smemorata: l’eclissi dei politici deportati, di Dario Venegoni; Antifascismo 2.0, la nonviolenza è l’antidoto, di Mao Valpiana; Un’altra idea di sicurezza, realistica ed efficace, di Pasquale Pugliese; La soluzione finale contro i Rom, di Giorgio Giannini; Tenere viva la memoria di tutti i genocidi, di Antonella Maucioni; Suggestioni corsare per il presente, di Andrea Ferretti; Attraverso il varco attuale della storia, di Gabriella Falcicchio; Note sul neorazzismo per un’etica del coabitare, di Donatella Di Cesare.
Rubriche:
Recensioni
Quelli delle cause vinte. Fare pace con l’ambiente, di Michele Boato.
Canzoni d’autore
Alla riscoperta di Luigi Tenco, di Enrico de Angelis.
In copertina: Gandhi pop
In seconda di copertina: Sommario
In settima: Biani alla settima: Non ricordo
In terza di copertina: Rinnovo abbonamento
In quarta di copertina: Gandhi art
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[…] al quale sono stato invitato insieme a Riccardo Iacona e Giorgio Beretta. Già pubblicato su Azione nonviolenta, nel numero cartaceo di gennaio-febbraio […]