Parole e vita di Pietro Pinna
Finale Ligure, 1927
Firenze, 2016
L’editoriale del direttore, Mao Valpiana:
La redazione di questo numero di Azione nonviolenta, interamente dedicato a Pietro Pinna – la pietra angolare su cui si sono sviluppati sia la Rivista che il Movimento – è stata un’impresa non facile. Bisognava rispettare la volontà e il carattere di Piero, sempre schivo, refrattario a mettersi in mostra; e dunque non si poteva cedere al sentimentalismo, ai ricordi, al rischio di fare il solito altarino riservato a chi ha concluso il proprio cammino di vita. Piero non l’avrebbe tollerato.
Abbiamo quindi preferito concentrarci sulle parole, le idee, il suo lavoro per il Movimento (ciò che lo ha assorbito di più). Ci siamo trovati davanti ad una mole immensa di materiale, tutto ciò che costituisce la sua eredità ideale. E poi bisognava raccontare la sua vita, per trasmettere elementi di conoscenza a chi non ha vissuto gli anni pionieristici della nonviolenza italiana.
È nel corso della lavorazione del materiale che abbiamo fatto la scelta di produrre due distinti fascicoli che costituiscono un’opera unica, come le due facce della medaglia. Il primo fascicolo (il normale numero della rivista) è dedicato alle Parole di Pinna: apriamo con un racconto dei primi anni di impegno nel Movimento, e poi attraverso tre scritti fondamentali lui stesso presenta le sue idee, i suoi convincimenti (a partire da quelle che erano le sue parole chiave: nonviolenza specifica, posizioni di coscienza, antimilitarismo attivo, disarmo unilaterale, metodo di lavoro, persuasione intima); il numero comprende anche un suo pezzo inedito, due interviste, l’indice completo e ragionato dei suoi articoli per la rivista, la bibliografia. Il secondo fascicolo, che presentiamo come inserto allegato, è interamente dedicato alla Vita di Pinna con un’ampia biografia completa che è un esauriente saggio su un pezzo importante di storia del nostro paese.
Offriamo ai lettori 64 pagine dense, corredate da 20 fotografie significative che percorrono un arco di tempo dal 1949 al 2011.
Se Aldo Capitini, nella sua autobiografia Attraverso due terzi di secolo, poteva scrivere: “Nel campo della nonviolenza, dal 1944 ad oggi, posso dire di aver fatto più di ogni altro in Italia”, ora possiamo dire che dal 1968 e per almeno vent’anni a fare più di chiunque altro in Italia per la nonviolenza organizzata (cioè dare una struttura, creare collegamenti, preparare campagne e azioni, al fine di sviluppare un lavoro di movimento), fu proprio Piero Pinna.
Maestro di antiretorica. Lo definirei così Piero, come amava farsi chiamare, forse anche per addolcire la durezza insita nel suo nome (che fu anche il nome portato dal padre e trasmesso al figlio). Duro come la pietra lo è stato veramente nella sua determinazione giovanile, mai abbandonata o tradita, di non collaborare in alcun modo con la preparazione della guerra. La sua scelta divenne con il tempo una persuasione intima, tesa alla nonviolenza, l’essenza di tutta la sua vita, una vita essenziale. Mai un atteggiamento di posa, una civetteria, nessuna vanità. Si presentava così com’era, rischiando anche la crudezza, ma dallo sguardo, curioso o stupito, traspariva la limpidezza d’animo. Sapeva mettere a proprio agio chi lo avvicinava, e soprattutto i giovani erano affascinati nel cogliere quei dati di verità che emergevano dalle lunghe e piacevoli conversazioni che si potevano fare con lui, specialmente negli anni della vecchiaia.
È stato, tra l’altro, l’uomo delle marce, antimilitariste e per la pace. Quante migliaia di chilometri a piedi avrà percorso, con l’immancabile sigaretta e l’inseparabile borsa di pelle? Ad un certo punto, quasi un contrappasso, proprio le gambe lo hanno tradito e costretto ad una prematura sedentarietà.
Le ultime telefonate iniziavano sempre allo stesso modo: “Come va, Piero?”, “Al solito…un po’ peggio…”. Ma quando andavi a trovarlo subito si riprendeva, e con aria complice ti diceva: “ci facciamo un caffettino?”.
DIRETTORE